(Articolo in collaborazione con FIBA)
Per tenere il conto dei talenti passati per la massima competizione giovanile FIBA, non basterebbe lo spazio di questo articolo. Ogni edizione del Mondiale U19 è storica in un suo particolare modo, specialmente dal 2005, quando con l’abolizione del torneo U21 la categoria è diventata la principale vetrina per i giovani in rampa di lancio. Per i protagonisti, è un rito di passaggio – e il prossimo appuntamento è fissato dal 29 giugno al 7 luglio, a Heraklion, Grecia, sull’isola di Creta. Per quei giocatori che non andranno fino in fondo con il percorso agonistico, sarà un esame di vita e un momento da ricordare. Per chi proseguirà la carriera verso la NBA o i principali campionati europei, sarà un’asticella da superare. Stilando una top 5 degli osservati speciali, capiremo chi si dimostrerà già pronto a dare il meglio di sé coi riflettori puntati addosso, e chi a 19 anni ha già imparato a sostenere la pressione come un campione.
I migliori 5 talenti della FIBA U19 World Cup
KAI SOTTO
Finché non visiti le Filippine, non puoi capire l’amore viscerale che questa nazione prova per il basket. Un amore che, da qualche anno, non è più confinato nei playground e nel campionato locale; grazie anche a qualche talento d’importazione come Andray Blatche, la nazionale maggiore ha fatto parlare di sé nelle competizioni internazionali e la rappresentativa giovanile la segue a ruota: entrambe parteciperanno ai mondiali di categoria nell’estate 2019. Tra le conseguenze di questo successo, c’è il fatto che i migliori prospetti filippini inizino a covare ambizioni più grandi.
È il caso di Kai Zachary Sotto, 17 anni, 218 centimetri e tanto margine di crescita, sia fisica – è probabile che superi i 220 centimetri, se prendiamo l’esempio di Yao Ming a cui molti lo paragonano come next big thing asiatica – che tecnica. Figlio d’arte, Kai Sotto pensa alla NBA fin da quando ha preso il pallone in mano. Non ha fretta e non teme la pressione, parole sue, ma sa che nel basket moderno l’altezza non serve a niente senza i mezzi per incidere sul campo. Ecco allora i suoi fondamentali ordinati, il tiro in costante miglioramento, il buon istinto per il gioco a tutto campo, e dei piedi veloci per rispondere all’appello in difesa – a costo di pagare qualcosa in termini di fisicità sotto canestro. Sembra l’identikit di un lungo costruito in laboratorio, e viene in mente il recente esempio di Kristaps Porzingis. Mentre cerca di emulare anche l’esplosività atletica del lettone, Kai Sotto si allena ad Atlanta con uno staff di professionisti e valuta offerte dall’Europa – il Real Madrid è seriamente interessato a lui, che per adesso rimane a Manila coi Blue Eaglets, la squadra giovanile del proprio ateneo.
Il 2018 è stato l’anno di Kai Sotto, nelle Filippine. Dominante nei campionati asiatici U16 (54 punti, 42 rimbalzi e 9 stoppate nelle due partite contro Giappone e Cina), trascinante al fianco di Ariel John Edu nello stesso torneo in categoria U18 (concluso tra le migliori quattro, conquistando così un posto per i mondiali), si è infine guadagnato la prima convocazione nella nazionale maggiore. In questo 2019, non ci si aspetta niente di meno da lui.
ARTURS ZAGARS
Dopo aver tirato in ballo Kristaps Porzingis, non potevamo che spostare il discorso sulla Lettonia. Non è facile per un paese di due milioni di abitanti imporsi tra i sei rappresentanti dell’Europa ai mondiali, ma la Lettonia ha seguito l’esempio della vicina Lituania e ha trasformato una passione nazionalpopolare in un’attività di sorprendente successo agonistico. La squadra senior è stabilmente tra le migliori del continente, guidata dallo stesso Porzingis e dai fratelli Bertans, e la selezione giovanile promette ancora meglio: nel 2018 la squadra degli Europei FIBA U18 terminò la propria favola solo in finale, al cospetto della Serbia, davanti al pubblico di casa.
Arturs Zagars è tra i leader di un gruppo unito e ispirato. Lo fu già l’anno scorso, quando nei già citati europei guadagnò un posto nella Top 5 del torneo registrando una media di 18.9 punti e 6.3 assist a partita. Con 190 cm d’altezza, Zagars è una point guard che dà del tu al canestro, anche dalla lunga distanza (44% a EuroBasket). L’Europa del basket che conta si è accorta del suo potenziale, osservandolo in azione in Spagna, con lo Joventut Badalona – insieme all’altro “spagnolo”, Arturs Kurucs del Baskonia, Zagars costituirà il nucleo di questa spedizione lettone in Grecia che, secondo le sue parole, sarà “una grande opportunità”, da affrontare “con l’idea fissa di arrivare fino in fondo”. Reduce da un’operazione chirurgica alla caviglia, particolarmente delicata alla sua età, Zagars dovrà recuperare quel primo passo che lo rende una minaccia costante in penetrazione.
JOEL AYAYI
Se nei già citati Europei FIBA U18 dello scorso anno la Lettonia raggiunse un’insperata finale, la selezione francese non sfigurò, piazzandosi sul gradino più basso del podio. Il coach Frederic Crapez ha deciso di confermare nove giocatori da quella rosa per i Mondiali U19 di quest’anno, operando soltanto tre aggiunte a un gruppo che punta alla medaglia e ritiene di aver imparato dagli errori del passato.
Joel Ayayi è uno dei gioielli della corona, un playmaker rapidissimo e dal pedigree invidiabile, anche lui nella Top 5 degli europei 2018. Il padre, proveniente dal Benin, è stato un professionista, e la sorella Valerie ha giocato in WNBA e nella nazionale francese. Si è formato all’istituto INSEP, una garanzia di assoluta qualità – basti pensare ai nomi di Ronny Turiaf e Killian Tillie. Ayayi ha seguito il percorso di questi due predecessori, spostandosi in America e iscrivendosi all’ateneo di Gonzaga, programma cestistico internazionale se ce n’è uno. Mentre Tillie si è imposto come uno dei protagonisti dell’avventura 2019 dei Bulldogs, Ayayi si è guadagnato 5 minuti di impiego medio a partita dopo una stagione da redshirt freshman. C’è molta curiosità per capire che ruolo rivestirà il prossimo anno, data la tendenza di coach Mark Few a confidare con pazienza nella crescita naturale dei propri giocatori. Intanto, Ayayi si metterà alla prova fungendo da primo o secondo terminale offensivo di questa nazionale francese, equilibrata e ambiziosa, che dal suo talento chiederà una scintilla di energia ogni volta che scende in campo.
MARKO PECARSKI
A questo punto, non possiamo non passare dai campioni europei U18 in carica, e dalla squadra del vecchio continente che punta con più convinzione a sfidare USA e Canada nella corsa al titolo mondiale. Come consuetudine, la Serbia vanta un settore lunghi che non teme rivali e conferma il duo Pecarski-Petrusev che li aveva condotti alla vittoria lo scorso anno.
Marko Pecarski, dei due, è il centro di gravità, quantomeno agli occhi degli appassionati europei vista la notorietà già acquisita con la propria squadra di club, il Partizan Belgrado (mentre Petrusev si è spostato in NCAA, compagno di squadra di Joel Ayayi a Gonzaga). Con oltre 24 punti e 10 rimbalzi di media, Pecarski fu l’MVP degli ultimi Europei FIBA U18.
Sulle orme del padre Miroslav, visto anche in Italia, Marko gira l’Europa fin dalla più tenera età. Nato in Spagna, a Gijòn, nel curriculum ha già un’esperienza in Germania e un bel ruolino di marcia con la nazionale serba. Con 208 centimetri d’altezza, uniti alla fisicità e alla perizia tecnica che contraddistinguono i big man balcanici, Pecarski sa adattarsi alla difesa avversaria e giocare sul perimetro: il 44% nel tiro da tre punti agli ultimi europei è lì a dimostrarlo.
JALEN GREEN
Vista la consueta ricchezza di talento, non è facile ipotizzare quale sarà l’uomo chiave di una formazione americana che atterra in Grecia con un roster completo e bilanciato, più votato al gioco di squadra che ad assecondare la fantasia di una stella. A sparigliare le carte potrebbe pensarci Jalen Green, MVP dei Mondiali FIBA U17 tenutisi lo scorso anno in Argentina, che minaccia di spiccare in un lotto che comprende anche RJ Hunter ed Evan Mobley proprio grazie alla incrollabile fiducia nei propri mezzi, quella che gli ha consentito di migliorarsi costantemente durante gli anni del liceo nonostante fosse considerato tra i prospetti migliori del paese fin da quando era adolescente – portando a casa due medaglie d’oro con la nazionale nel processo.
Green disputerà l’ultimo campionato liceale tra 2019 e 2020 a Napa, in California, poi valuterà le borse di studio che i college di primo piano già stanno preparando per lui in vista di una parabola da one-and-done, una stagione di NCAA e poi, verosimilmente, una scelta in lottery al Draft NBA 2021, forse nella top 3. 196 centimetri di altezza e tanta potenza nelle gambe – basta dare un’occhiata alle sue schiacciate per accorgersene – Green dovrà aggiungere qualche chilo al suo telaio per giocarsela con le guardie più fisiche, ma possiede già adesso caratteristiche all-around che lo rendono elemento preziosissimo in campo, specialmente in ambiente FIBA. I paragoni più nobili suggeriscono di compararne le movenze sinuose con quelle di Tracy McGrady, Kobe Bryant o Penny Hardaway, ma il punto di forza di Jalen Green è la sua capacità di interpretare quattro diverse posizioni in campo. Difesa, passaggio (ha cominciato a operare anche da playmaker), tiro dal palleggio o spot-up: Green sa fare tutto e ne è consapevole. Si compiace del soprannome di “unicorno” che qualcuno gli ha accostato, e in effetti Green è una creatura unica: “so di essere differente da chiunque altro”, dice lui, “sia in campo che fuori”.

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