Italia Serbia: l’analisi della sfida decisiva per gli azzurri

Italia Serbia: la sfida decisiva

Italia Serbia: come arrivano le due squadre alla gara

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Italia Serbia, finalmente ci siamo: dopo le due sconfitte nella fase di preparazione ai mondiali, per gli azzurri è arrivato il momento della resa dei conti.
I pronostici sono tutti a favore della Serbia ma si sa, nello sport non sempre vince chi parte favorito.
A 24 ore alla palla a due ho provato ad analizzare gli elementi chiave che potrebbero far pendere la bilancia a favore dell’una o dell’altra squadra.
È piuttosto probabile che i serbi cercheranno di impostare la partita seguendo un canovaccio ben preciso: ritmo di gioco altissimo, difesa arcigna e transizione offensiva a mille, così da creare punti facili grazie anche ai tanti passatori d’élite presenti nel roster. Gli azzurri dovranno invece cercare di “raffreddare” il motore serbo, sfruttare le ripartenze – specialmente quando la Serbia schiererà due centri contemporaneamente – e capitalizzare l’impatto che alcuni giocatori possono avere dalla panchina.
Attenzione al pino dunque, sia da una parte che dall’altra, perché la profondità dei roster potrebbe fornire a entrambi i coach soluzioni inedite e quintetti estremi in grado di generare parziali importanti nel corso della partita.

Italia Serbia: le chiavi tattiche della sfida

Transizione

L’oro della Serbia e la debolezza – soprattutto quella difensiva – dell’Italia. La capacità di aumentare il pace, o nel caso italiano di provare ad abbassare quello serbo, sarà tra i punti chiave di questa sfida.
La Serbia ha un vantaggio assoluto in questo campo, non solo rispetto all’Italia, ma nei confronti di qualsiasi altra squadra nel mondiale: la presenza di un lungo come Jokić, capace di trasformare un rimbalzo difensivo in un assist al bacio per una guardia in un battito di ciglia, fa tutta la differenza del mondo.
La maggiore verticalità dei giocatori serbi rispetto ai pari-ruolo italiani accentua poi ulteriormente il gap in questa situazione: senza la buona volontà di Tessitori o l’esuberanza atletica di Biligha, Abass e Brooks  catturare rimbalzi offensivi sarebbe infatti un’impresa titanica per gli azzurri, che non possono certo vantare i centimetri e chili dei loro colleghi balcanici.
Per limitare l’enorme vantaggio che la Serbia potrebbe ricavare dalle ripartenze facili, i nostri ragazzi dovranno dunque tenere alta la concentrazione in fase offensiva, gestendo oculatamente i possessi e cercando soluzioni alternative ai blocchi sul perimetro per liberare i tiratori in catch and shoot, su tutti Belinelli. Così – e ci mettiamo inevitabilmente un grande “forse” di mezzo – riusciremo a limitare lo strapotere fisico dei serbi.
Cercare di dettare il ritmo della partita, utilizzando con intelligenza il cronometro dei 24 secondi durante la costruzione dei possessi offensivi, potrebbe rivelarsi la mossa decisiva per la nazionale italiana. In alternativa si potrebbe provare a rispondere al fuoco col fuoco: sfruttare i momenti in cui la Serbia schiera contemporaneamente due centri (molto spesso) per alzare il ritmo e costringere l’avversario ad un difficoltoso recupero lampo.
Segnare con continuità servirà non solo a tenere il passo con la poderosa macchina offensiva serba, ma costringerà anche i giocatori di Djordjević a costruire più azioni partendo dalla rimessa dal fondo, togliendo così fluidità ad un attacco che dovrà scardinare la difesa italiana a furia di pick and roll e tagli delle guardie.

Il ruolo delle panchine

Durante le amichevoli l’impressione che la panchina serba fosse nettamente superiore a quella italiana si è avvertita in maniera disarmante.
I due atti precedenti tra gli azzurri e i serbi, tuttavia, sono profondamente viziati da alcune assenze pesanti come macigni, su tutti Gallinari e Datome, che hanno costretto Coach Sacchetti a schierare un quintetto composto in gran parte da giocatori destinati alla panchina.
Ora che gli organici sono definiti per entrambe le squadre e tutti i giocatori sono a disposizione dei due coach, si può provare a tracciare un quadro più completo e veritiero dei rapporti di forza.
Iniziando dagli azzurri, è lecito aspettarsi che i giocatori con maggiori responsabilità in uscita dalla panchina siano Jeff Brooks. Awudu Abass, Alessandro Gentile e Amedeo Tessitori.
I primi due potranno regalare importanti minuti di riposo a Datome e Gallinari offrendo un importante variazione sul tema: sostituire due giocatori tecnici con due estremamente dotati dal punto di vista atletico. Brooks e Abass sono infatti tra i pochissimi giocatori presenti nel roster italiano capaci di condurre una transizione a un ritmo sufficientemente elevato per riuscire a cogliere di sorpresa le difese avversarie. Il loro atletismo – inoltre – potrebbe rivelarsi un’arma fondamentale nella metà campo difensiva, essendo giocatori predisposti a difendere su più ruoli, alternando difesa perimetrale a solidi aiuti a protezione del ferro.
Merita poi un occhio di riguardo Alessandro Gentile, un vero e proprio unicum nel roster italiano: estremamente bilanciato tra i due lati del campo, Ale è  tanto capace di guidare offensivamente la second unit quanto di cambiare su almeno 3 ruoli nella metà campo difensiva.
Il suo moto perpetuo in attacco, fatto di tagli e finti blocchi, potrebbe rappresentare un’arma in più nella faretra di soluzioni tattiche a disposizione di coach Sacchetti.
Veniamo infine a Tessitori. La posizione di centro, non lo scopriamo oggi, è il tallone d’Achille dell’Italia; e non in questo mondiale, ma da sempre.
Tessitori è l’unico giocatore che per caratteristiche fisiche e tecniche può sperare di battagliare con i centri serbi, eccezion fatta per Boban Marjanović che dal punto di vista fisico ha ben poco di umano. Il centro di Treviso può essere una soluzione intrigantissima per l’Italia: da un lato, può rappresentare una seria alternativa al gioco offensivo italiano (che punta pochissimo sul P&R) grazie alle sue doti da rollante, oltre a garantire una rilevante presenza a rimbalzo offensivo per gli azzurri, altrimenti destinati a soccombere; dall’altro può essere il giocatore cui affidare la gestione di Jokić, Raduljica e Milutinov in situazioni di isolamento in post.
Posto che, soprattutto nei riguardi di Jokić, il miglior modo per evitare un mismatch  perenne in post sarebbe provare ad anticipare i passaggi diretti verso i lunghi serbi, la presenza di Tessitori può essere l’unica seria carta da spendere per coach Sacchetti per cercare di contrastare il dominio serbo in area.

Spendiamo ora due parole sulla Serbia, per quanto possano quasi apparire ridondanti: se infatti coach Djordjević allestisse la migliore formazione composta solamente da giocatori destinati alla panchina, probabilmente parleremmo ugualmente di una delle dieci squadre più forti della competizione.
La vera mossa a sorpresa preparata dall’allenatore serbo è quella di far partire Jokić dalla panchina: potendo contare su almeno due centri di primissimo livello in alternativa al giocatore dei Denver Nuggets, Djordjević è infatti libero di utilizzare The Joker come un vero e proprio jolly: tanto da centro puro, quanto da ala grande accanto a un altro big man.
La situazione prediletta dai serbi, per quello che si è visto fino a questo momento, è proprio quella di affiancare a Jokić uno tra Marjanović e Milutinov. La capacità del giocatore dei Nuggets di aprire il campo, di giocare in post e di condurre un P&R da portatore di palla con un altro lungo, forniscono alla Serbia una ventaglio di opzioni offensive veramente impressionante.
La contemporanea presenza di due centri in campo assicura ai serbi una quantità smisurata di seconde-chance shots dall’arco, dove la batteria di tiratori di Djordjević può fare malissimo all’Italia.
La presenza in panchina di giocatori come Gudurić, ennesimo atleta serbo a compiere il salto oltreoceano (giocherà nei Memphis Grizzlies), del fedelissimo del Coach Simonović e di un centro a scelta tra Marjanović, Milutinov e Raduljica non fanno che confermare l’immensa qualità a disposizione dei serbi anche dal pino.

Italia vs Serbia: le stelle a confronto

Da una parte Nikola Jokić, dall’altra Danilo Gallinari. 
Giocatori diversi, status in NBA diverso, stesso compito nella nazionale: guidare i compagni alla vittoria.
Paragonare quello che i due giocatori possono offrire alle rispettive nazionali avrebbe poco senso; quello che può essere interessante invece è mostrare come i due possano essere la chiave di volta per i rispettivi allenatori,  consentendo ai coach di effettuare cambi in corsa, nel tentativo di incidere sull’andamento della partita.


Ad arginare la stella serba, per lo meno in diversi possessi, ci sarà proprio il nostro Gallo. 
Dopo averlo visto impiegato da coach Sacchetti in diverse occasioni contro Blatche e Moreira (centri rispettivamente di Filippine e Angola), non ci sarà da sorprendersi se dovrà vedersela anche con Jokić in diverse occasioni. 
Se l’impatto che Gallinari può offrire in difesa contro un giocatore di taglia decisamente più alta è ampiamente sottovalutato, lo stesso non può dirsi del suo contributo nella metà campo offensiva, dove il neo-giocatore dei Thunder, assieme a Belinelli, è la star della squadra. 
Grazie alla sua capacità di giocare indifferentemente spalle o fronte a canestro e alla sua grandissima precisione dall’arco, Gallinari offre all’Italia la possibilità di esplorare due interessanti varianti tattiche volte al contenimento dei giganti serbi.

Di Jokić in realtà si è già detto: giocatore che può ricoprire agevolmente due posizioni, oltre ad essere il vero metronomo della squadra e il playmaker ausiliario (se non principale) della Serbia.
La sua presenza nel pitturato costringe gli azzurri al raddoppio sistematico; la velocità con cui scarica la palla in angolo per una tripla aperta è l’arma decisamente più letale dei serbi. 
Il suo P&R, da portatore di palla o da rollante, è poi un’altra situazione di gioco che può nuocere moltissimo alla difesa italiana, incapace di reagire di fronte alla velocità di esecuzione del giocatore dei Nuggets. 

La prima soluzione –  a dire il vero ad oggi poco battuta – è quella di costruire un quintetto lungo (nei limiti italiani) con Hackett-Belinelli-Datome-Gallinari-Tessitori. Questa formazione dovrebbe, a livello teorico, essere la migliore in termini di accoppiamenti difensivi per fronteggiare il duo Jokić-Marjanović, oltre a garantire nell’altra metà campo la possibilità di forzare al cambio i due centri serbi per generare un mismatch. La soluzione è stata poco esplorata fino a questo momento (probabilmente) per l’incertezza che aleggia intorno a Tessitori: contro la Francia e negli scampoli di partita con le Filippine, Amedeo ha dimostrato di potere avere un impatto importante, ma la sua gestione non eccelsa dei falli ne limita fortemente l’utilizzo.
La seconda soluzione, decisamente più esplorata e meno fantasiosa, è quella di puntare su un quintetto iper-small con Gallinari da 5. L’unica variante in questo quintetto riguarda la posizione di ala forte, dove Brooks e Gentile possono offrire soluzioni diverse. A prescindere dagli interpreti, l’idea di fondo di questa soluzione non cambia: cercare di contenere nella misura del possibile gli attacchi serbi, che punterebbero a quel punto tutto sul gioco in post, e sfruttare il maggiore dinamismo di un quintetto tutto esterni per battere con facilità gli avversari, così da generare canestri facili o procurarsi falli per andare in lunetta. Obbligatorio, con questo tipo di quintetto, cercare di costringere Jokić e Marjanović (o Milutinov o ancora Raduljica) ad uscire dal pitturato e a difendere gli attacchi degli esterni dal perimetro.
Jokić e Gallinari non saranno sempre necessariamente i migliori realizzatori delle rispettive nazionali, ma sono destinati ad essere i due che, anche senza avere il pallone tra le mani o segnare 30 punti, decideranno questa sfida, in un modo o nell’altro.

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