Wayman Tisdale Oklahoma Sooners
Wayman Tisdale con la maglia degli Oklahoma Sooners (Fonte Ph. Carl Skalak - Getty Images)

Remembering Wayman Tisdale

Giocatore di pallacanestro, compositore e bassista Jazz. Wayman Tisdale è stato un talentuoso Giano Bifronte, con un pallone da basket in una mano e nell’altra un basso elettrico.

A power forward story

The Trap
So many young brothas see no other way
Dreams of making it to the NBA as if that were your only way to success

Suppressing ideas of learning on your mental abilities
As if your realm of possibilities didn’t extend beyond the borders of a court or a field
Drawing your own boundaries would be a tragedy in itself
So don’t kneel at the throne of restrictions

Queste parole sono tratte da un libro di poesie pubblicato il 15 Febbraio del 2005 per i tipi di “Moore Black Press”, una casa editrice di Brooklyn, New York, nata nel 1997 e specializzata in poesia che fin da subito si è posta l’obiettivo di essere cassa di risonanza per autori, attivisti e antimilitaristi, impegnati nella lotta per i diritti civili a favore delle minoranze etniche. L’autore di questo libro allora scendeva regolarmente in campo nei palazzetti di tutta l’NBA e lo si riconosceva immediatamente dai lunghi dreadlocks neri. Ma quel giocatore non era semplicemente un giocatore di professione. Già allora portava in sé la necessità di esprimersi non solo come sportivo su un campo da basket, ma anche come poeta e attivista, attraverso le parole e i libri.

A scrivere questo e altri 35 componimenti, o meglio spoken words, raccolti in “More Than an Athlete”è Etan Thomas. Il libro, fra l’altro, include anche una serie di interventi critici di Doug Collins, suo allenatore nei Washington Wizards, e di Abiodun Oyewole, anch’esso poeta e attivista nonché membro fondatore dei The Last Poets, gruppo degli anni ‘60 considerati fra le altre cose i precursori dell’hip hop, sia come genere musicale che come cultura.

Dedrick Etan Thomas è originario di Harlem e dopo i quattro anni di college a Syracuse viene scelto dai Wizard al 1° giro del draft del 2000 (12° scelta). I suoi nove nell’NBA li trascorre principalmente nella capitale per un totale di 409 partite giocate con medie in carriera assestate sui 5,7 punti e 4,7 rimbalzi a partita. Ma i numeri non dicono tutto.

Fin dall’esordio come scrittore ha ben chiaro il proprio ruolo nella società e in campo, sfidando lo stereotipo dell’atleta a-politico e gettando le basi della sua carriera letteraria. Nelle sue poesie affronta argomenti controversi come la pena di morte, il GOP (acronimo di Grand Old Party in riferimento al Partito Repubblicano), razzismo e aborto. Eredita in poche parole le istanze letterarie e le cause civili della Harlem Renaissance di Amiri Baraka e Sonia Sanchez.

More Than an Athlete è quindi più di un libro di poesie; è un’affermazione sulla necessità di una generazione a non limitarsi all’interno di una definizione o di un’etichetta. Alcuni giocano a pallone, alcuni scrivono poesie, alcuni incidono dischi, alcuni suonano il basso. Le cose non si escludono vicendevolmente.

Nel suo “Voice of the future” pubblicato nel 2012 dalla casa editrice “Haymarket Book” di Chicago, Illinois, Etan sostiene la necessità per tutti gli atleti professionisti di pensare e confezionare sempre un’alternativa valida per la propria vita. Un “plan B” che dia la possibilità di svincolarsi dai rigidi dettami dello showbusiness sportivo se la sfortuna o le condizioni non dovessero permettere la costituzione di un solido futuro, sia dal punto di vista economico che dal punto di vista umano. Il professionismo e la carriera sportiva può essere per molti giovani afroamericani una vera e propria manna dal cielo in grado di salvarli da situazioni di disagio e frustrazione sociale. Ma non può essere la sola via e, soprattutto, non è detto che questo valga per tutti.

La sua consapevolezza di uomo di sport viene da lontano. In una intervista rilasciata a NBA.com il 21 maggio del 2009 Etan afferma che durante una lezione presso la Carver Middle School di Tulsa, Oklahoma, un giorno si presenta un certo Wayman Tisdale, volto noto in città in quanto ex studente di quella scuola elementare e della locale Booker T. Washington High School e in quel tempo giocatore di basket professionista nell’NBA, nonché compositore musicale e bassista jazz.

Wayman interviene come guest speaker durante una lezione, cercando di dare il buon esempio e incoraggiando i bambini a seguire i propri obiettivi. Alla domanda degli insegnanti rivolta ai loro giovanissimi allievi sul perché un gruppo di studenti delle elementari hanno seguito con così tanta attenzione le parole di un giocatore professionista senza dover essere ripresi o richiamati nemmeno una volta, il giovanissimo Etan risponde “Because you all are not Wayman Tisdale.”

Il fascino, il sorriso e il carisma di un giocatore/musicista come Wayman ha così ispirato la vita e la carriera di Etan Thomas, colpendolo fin da bambino con la sua affabilità e disponibilità. Ma chi è Wayman Lawrence Tisdale?
Per iniziare possiamo definirlo così: un talentuoso Giano Bifronte, con un pallone da basket in una mano e nell’altra un basso elettrico.

Sooner(s), basketball player

Wayman nasce a Fort Worth, Texas, il 9 giugno del 1964 ma si trasferisce a Tulsa a seguito del padre Louis, pastore della Friendship Church.
Il basket non è il suo primo amore. Sono infatti i fratelli maggiori Weldon e William a introdurre alla pallacanestro il giovane Wayman. La musica e la fede occupano le sue giornate e i suoi interessi nel periodo degli studi liceali tanto che anche durante la sua carriera cestistica universitaria continua a suonare il basso nella chiesa di suo padre.

Proprio lì Wayman incontra la sua futura moglie, Regina, nell’aprile del 1981. Frequentano due diverse scuole superiori di Tulsa e Regina non è ancora a conoscenza del fatto che Wayman sia già uno dei giocatori di basket più promettenti dello Stato.

Nel 1982, dopo il periodo passato alla high school, si trasferisce a Norman per frequentare la University of Oklahoma (OU) e diventare così un Sooners a tutti gli effetti e, come membro della squadra di basket maschile dell’università, chiamato a difendere i colori crema e cremisi della scuola. Alla guida del programma sportivo cestistico c’è l’allenatore Billy Tubbs, insediatosi sulla panchina l’anno prima e conosciuto per dare alle sue squadre un’impronta caratteristica: punteggi molto alti e feroce pressione tutto campo.

Wayman Tisdale Oklahoma University
Wayman Tisdale alla Oklahoma University (Fonte Ph. Soonersports)

A dimostrazione che la musica e la chiesa sono da sempre due aspetti molto importanti per Wayman, quando frequenta l’Università di Oklahoma il coach dei Sooners, Billy Tubbs, decide di cambiare addirittura il calendario degli allenamenti della squadra per permettergli di frequentare la chiesa e dedicarsi allo studio del basso.

D’altra parte stiamo parlando di un giocatore che già prima di accedere all’università (‘82) entra nella First-team Parade All-American, l’annuale selezione della rivista Parade dei talenti delle High School, assieme al futuro NBA All Star Brad Daugherty e a Benoit Benjamin, centro giramondo che si concede comunque ben quindici stagioni fra i pro.

Nel triennio universitario è consecutivamente first-team All-American (1983–1985), Big Eight Player of the Year (1983–1985) e infine First-team All-Big Eight (1983–1985), vincendo anche l’oro ai Giochi Panamericani del 1983. Chiuderà l’esperienza con i Sooners con 25.6 punti di media a partita.

All’apice di un’esperienza universitaria esaltante, anche se non conclusa con alcun titolo NCAA, durante l’estate del 1984 viene convocato da coach Bob Knight per rappresentare la nazionale statunitense ai Giochi della XXIII Olimpiade a Los Angeles.
La squadra, composta da soli giocatori universitari non professionisti, ha in Michael Jordan la stella indiscussa e in tanti altri giocatori un capitale ancora “nascosto alla luce del sole”. In una delle partite amichevoli organizzate in occasione del tour preolimpico di avvicinamento ai Giochi di Los Angeles, quella giocata il 9 luglio del 1984 presso l’Hoosier Dome di Indianapolis, gli “olimpionici” sfidano una selezione di all star NBA. Il frontcourt titolare, costituito da Wayman e Sam Perkins, si trova di fronte la coppia Larry Bird/Robert Parish, da poco meno di un mese campioni con i Boston Celtics. Il figlio adottivo di Tulsa non sfigura e, con qualche movimento in post basso unito ai suoi caratteristici jumper mancini dalla media distanza, si guadagna la conferma per la spedizione olimpica.

Oltre a Weyman, vengono confermati Perkins, Patrick Ewing, Chris Mullin, Alvin Robertson e altri giocatori che calcheranno successivamente i parquet del’NBA, con maggiore o minore fortuna. Fra gli esclusi c’è più di una vittima illustre, un dirompente Charles Barkley che con Knight fin da subito non è mai riuscito a creare il giusto feeling e un timido John Stockton, il 13° guerriero, l’ultimo escluso dalla lista definitiva per far posto a Steve Alford, diciannovenne hoosier doc (come Knight…) su cui molto probabilmente l’allenatore ha preferito riversare la fiducia, nonostante la giovanissima età, in quanto già conosciuto e allenato fino a quel momento.

A Los Angeles arriva un oro molto agevole per gli USA, aiutati anche dal boicottaggio sovietico che toglie di mezzo l’avversario più temibile. 8 partite vinte su 8 con uno scarto medio di 32.1 punti. Non è il Dream Team però la differenza si fa sentire. Di quella squadra, l’allora ventenne Wayman, sgomitando sotto canestro contro i centri avversari, fu il miglior rimbalzista (5.9 a partita).

A margine, l’Italia di Sandro Gamba si posiziona al 5° posto sconfitta dal Canada ai quarti di finale.

Wayman è il primo atleta in qualsiasi sport a poter vantare di avere il suo numero di maglia (il 23, sempre un bel numero) ritirato dall’Università di Oklahoma nel 1997 e vederlo appeso sui muri e sul soffitto della Lloyd Noble Arena. Infatti quando Blake Griffin fu autorizzato a indossarlo durante la sua carriera all’OU, nel biennio 2007-2009, cerca e riceve proprio la benedizione di Wayman prima di riutilizzarlo.

Risulta anche, ad oggi, essere il Sooners con più punti all’attivo nella sua università (2,661) seguito a ruota da Buddy Hield che più recentemente nel suo quadriennio universitario 2012-2016 si è avvicinato al secondo posto con i suoi 2,291 punti.

Nel 2009 è stato introdotto nel College Basketball Hall of Fame e il titolo di freshman dell’anno NCAA (USBWA National Freshman of the Year) dal luglio 2010 è stato ribattezzato “Wayman Tisdale Award”. Gli ultimi ad averlo vinto sono volti abbastanza noti per chi bazzica l’NBA contemporanea: Zion Williamson, Trae Young, Ben Simmons…solo per citare gli ultimi.

NBA, a place (temporary) to be

Gli Indiana Pacers selezionano Wayman con la seconda scelta assoluta nel Draft NBA del 1985, subito dietro a Patrick Ewing da Georgetown e davanti a molti futuri Hall of Famer tra cui Karl Malone, il già citato Mullin, Joe Dumars e alla posizione numero 77 anche un Arvydas Sabonis destinato agli Atlanta Hawks, scelta dichiarata poi non valida in quanto il lituano non ha ancora raggiunto il 21o anno d’età.

Nonostante nello stato dell’Indiana la pallacanestro sia contemplata al pari di una religione, nell’NBA la squadra di Indianapolis non decolla. Alla fine dell’anno da rookie si guadagna la selezione per l’All-Rookie Second Team, in virtù dei 14.7 punti a partita, ma poche sono le soddisfazioni di squadra. Sono i tempi antecedenti all’arrivo di Reggie Miller, ricordati per qualche breve lampo di luce legato alla figura di Chuck Person, soprannominato “The Rifleman” per la sua rinomata mira dalla lunga distanza e per essere il miglior realizzatore della squadra già nella sua prima stagione, nonché rookie dell’anno, ma poco altro.

Wayman nel frattempo, partendo titolare e saltando solo otto partite in quattro anni, lascia un segno positivo culminato con la partecipazione ai playoff ‘86-’87, i secondi della storia NBA dei Pacers, quell’anno guidati da Jack Ramsay. Nella sua prima apparizione alla postseason, colleziona con il suo mancino 12.8 punti a partita tirando con il .613 dal campo. I Pacers escono al primo turno per mano di Atlanta.

Le cose vanno molto meglio a Sacramento, a livello individuale per lo meno. Con i Kings supera per due anni consecutivi i 20 punti di media a partita ben integrandosi in tempi diversi con gli altri giocatori a roster quali Ralph Sampson, Kenny Smith, Danny Ainge, Vinny Del Negro e Mitch Richmond senza tuttavia mai raggiungere i playoff.

Di lui, riferendosi più all’uomo che al giocatore, si ricorda il suo modo di stare in campo. Sempre con il sorriso sulle labbra, perennemente felice e propositivo, contento di sostenere e spronare i compagni di squadra e, soprattutto, sempre con il suo basso elettrico accanto durante ogni trasferta. Come dice Gary Gerould, speaker della Kings Radio Play-by-play, “Wayman Tisdale: a smile that lights up in arena” .

Nell’estate del ‘94 alla scadenza del contratto con i Kings firma da free agent un contratto di un anno con i Suns  poi rinnovato. Qui si trova per la prima volta in un contesto di squadra vincente. Partendo dalla panchina si guadagna minuti importanti, raggiungendo e superando i traguardi dei 12000 punti e 5000 rimbalzi in carriera. Il sogno di raggiungere le finals tuttavia si scontrano con le ambizioni degli Houston Rockets, fermandosi alla settima partita delle semifinali di conference del ‘95 (citofonare Mario Elie per farsi raccontare la storia del “kiss of death”).
Al termine della stagione ‘96-’97 all’età di 33 anni, dopo aver militato le ultime tre stagioni della sua carriera in Arizona e aver partecipato per tre anni di seguito ai playoff senza tuttavia incidere molto, Wayman si ritira dal basket giocato e inizia la sua nuova vita da musicista a tempo pieno.

Later, musician

Ma la musica non cambia. L’entusiasmo, il sorriso, l’energia che Wayman ha sempre portato sui campi di pallacanestro degli Stati Uniti li riversa anche negli studi di registrazione e durante i concerti che inizia a tenere con più continuità, ormai libero dagli impegni e dalla routine di un giocatore professionista.

Il primo album pubblicato, Power Forward (una terminologia familiare direi…), è pubblicato già nel 1995 per la Mo Jazz divisione jazz della Motown, storica etichetta di Detroit, Michigan, nata nel ‘59 e famosa nei decenni successivi per aver svolto un ruolo fondamentale nella diffusione della black music, dal rhythm and blues al soul. L’album raggiunge la 4° posizione nella classifica Jazz Albums di Billboard.

Nel 2001 l’Album Face to face ( un nome, una garanzia) raggiunge il 1° posto in Contemporary Jazz, sempre per Billboard. L’anno dopo Wayman viene inserito nella Legacy Tribute Award by the Oklahoma Jazz Hall of Fame.

Discografia:

  • Power Forward (1995)
  • In The Zone (1996)
  • Decisions (1998)
  • Face to Face (2001)
  • Presents 21 Days (2003)
  • Hang Time (2004)
  • Way Up! (2006)
  • Rebound (2008)
  • Fonk Record (2010)
  • The Absolute Greatest Hits (2014)

Wayman si afferma quindi come bassista di Smooth Jazz, un sottogenere musicale derivante dalla semplificazione delle complessità armoniche e improvvisative del jazz, dalle sonorità rilassanti e quindi decisamente più orecchiabile soprattutto per la diffusione radiofonica. È un genere alquanto criticato in quanto considerato un format meramente commerciale e piuttosto easy listening.

Tuttavia l’atmosfera che si respira ascoltando la sua musica non è tanto quella di relax da aperitivo ma piuttosto quello di una gioiosa riflessione. Ovvero quella sensazione legata all’accompagnamento che di solito i pastori delle chiese cristiane, soprattutto evangeliche e riformate, hanno durante i loro sermoni.

La formazione musicale e culturale di Wayman infatti avviene nelle chiese dove il padre è impegnato a officiare la cerimonia religiosa. Sono proprio in queste situazioni comunitarie in cui i fedeli si riuniscono, ballando e pregando, guidati dalle parole ora recitate ora cantate di un pastore, che si sentono quei tipi di ritmi e sound.

Uno dei rami più particolari della musica occidentale del ‘900 sviluppato dai primi spirituals e gospel delle comunità nere del sud rurale degli Stati Uniti e giunto in molte varianti fino ai nostri giorni, è proprio questo genere di interpretazione sonora. Balli e canti, originariamente scritti e recitati da schiavi durante i pochi momenti di distensione collettiva che erano permessi, sono un inno alla liberazione. All’interno di una struttura responsoriale fatta di domanda e risposta fra coro e solista, avvenivano le poche possibilità di dialogo e riflessione che erano consentite. E la musica di Wayman sembra ora un momento di genuina riflessione con se stesso ora di esuberante espressione della propria voglia di libertà. Come se stesse dicendo fra sé: questa è la mia via.

Nella stagione 2007-08, durante l’intervallo di una partita dei Nets, si esibisce suonando qualche pezzo del suo repertorio storico e altre musiche tratte dall’ultimo album “Way Up”, intrattenendo il sonnolento e forse non troppo entusiasta pubblico di casa. L’Izod Center (o Continental Airlines Arena), arena multifunzionale che in quel tempo ospita i Nets prima del trasferimento a Brooklyn e tuttora utilizzato anche per concerti ed eventi, ben si presta per qualche assolo di basso.

Michael Ielpi di Bleacherreport.com, presente in quell’occasione, rimane affascinato soprattutto dalle qualità artistiche e umane della persona. D’altronde, la velocità di pensiero necessaria per giocare e suonare, unita alla sensibilità mente/mano, avvantaggia sia che si abbia una palla da basket fra le dita sia che si stia impugnando uno strumento musicale.

Nella mente di ayman c’è grande affinità tra quel mix unico che unisce il sentimento di libertà e di concentrazione che si ottiene quando ci si lascia andare a un assolo di basso e la stessa sensazione in un campo di pallacanestro quando ci si sente in the zone. Ovvero quando guidati dal talento, dall’istinto, dalla conoscenza del gioco e dalla situazione si ha la sensazione di dominare ogni movimento e di conseguenza ogni azione. Portando il proprio gioco a un livello superiore. In the zone è proprio il titolo del suo secondo album, pubblicato nel 1996.

Ma il legame mistico tra sport, musica e vita non termina qui.

Wayman Tisdale Guitar bass
Wayman Tisdale durante un concerto (Fonte Ph. R. Diamond-Getty Images)

L’ultimo album della sua carriera musicale Rebound, pubblicato nel 2008 quando è già a conoscenza della malattia che lo sta divorando, è un inno alla rinascita. Wayman stesso afferma che “When the life tries to get you down, it’s the perfect time to a rebound. It’s my turn” .

Il rimbalzo unito al tempismo necessario per la gestione dello stesso, due qualità evidenti e riconosciute lungo tutta la sua carriera fin dai tempi dell’università, sono quindi una metafora della vita. Significativo è infatti il momento in cui un giocatore riesce finalmente a recuperare il pallone, fino ad allora nelle mani dell’avversario, e dare il via a una nuova azione offensiva. Saper gestire il tempismo di un rimbalzo significa saper gestire i momenti in cui nella vita è necessario fare il proprio gioco e le proprie mosse. Cercando di capire e apprezzare sempre il valore e il significato di una ripartenza.

Ricordiamolo anche in Eddie, Un’ allenatrice fuori di testa. Una commedia con Whoopi Goldberg del 1996 in cui compare mezza NBA.
(Wayman lo si vede al minuto 59:00 del film, in campo con i Phoenix Suns)

Wayman’s Way

Nel marzo del 2007, Wayman è stato sottoposto a cure per un osteosarcoma che ha colpito il ginocchio destro, malattia scoperta dopo l’accidentale caduta da una rampa di scale nella propria abitazione e la conseguente rottura di una gamba.

Due mesi dopo annuncia una ripresa, seppur lenta e monitorata, alla sua attività quotidiana grazie a una procedura di rimozione delle cisti, in vista di un completo recupero. Tuttavia, dopo una serie di trattamenti chemioterapici, la malattia ritorna.

Nell’agosto 2008 è costretto all’amputazione di una parte della gamba destra in seguito al cancro alle ossa, fiducioso che l’operazione sia il modo migliore per garantire la non ricomparsa della malattia. Poco dopo l’operazione, si rende disponibile per l’utilizzo di una protesi ed è stata proprio questa esperienza, unita alla consapevolezza che tale trafila medica non fosse sempre coperta dall’assicurazione sanitaria, che lo ha portato assieme a sua moglie Regina a iniziare i lavori per l’istituzione della Fondazione Wayman L. Tisdale. Pur con molta difficoltà continua a suonare e a tenere concerti, non arrendendosi a una situazione piuttosto critica.

Il 17 aprile 2009 si esibisce al Cannon Ballroom di Memphis, Tennessee, in quello che risulta essere il suo ultimo concerto. La situazione si aggrava.
Nonostante abbia continuato a suonare e incidere musica fino a qualche giorno prima, la mattina del 15 maggio del 2009 all’età di 44 anni si spegne Wayman Lawrence Tisdale presso il St. John Medical Center di Tulsa, in Oklahoma.

End of the story” come direbbe Bill Simmons. O forse no.

La Fondazione è stata istituita ufficialmente poco dopo e quotidianamente cerca di trasmettere la consapevolezza che vasti segmenti della popolazione degli Stati Uniti d’America, in particolare gli afro-americani, soffrono di tassi sproporzionati di diabete, malattie cardiache e altri disturbi provocati da una cronica mancanza di informazioni e di accesso a cibi sani e a servizi sanitari che co-contribuiscono allo sviluppo di questi mali.

Per contrastare tali disagi, una serie di iniziative della Fondazione, recentemente lanciate, vogliono indirizzare l’attenzione e le risorse economiche verso la promozione di stili di vita positivi e l’assistenza sanitaria preventiva, con particolare attenzione alla salute e al benessere, all’educazione e alla consapevolezza della nutrizione.

Salute, istruzione e benessere. In poche parole: qualità della vita e un atteggiamente positivo caratterizzato da un sorriso sul volto sempre presente e dalla volontà di fare le cose “Wayman’s Way“, alla maniera di Wayman.

Etan Thomas presenta “The Sky’s The Limit, una poesia tratta da “Fatherhood
So don’t tell me you had no role models in your life
And you had no choice
You always have voice in the matter
You can be anything under the sun
Even the worst father can stand as an example of what not to become

Etan Thomas sta provando a modo proprio ad essere un uomo migliore e un modello per chi è disposto ad ascoltarlo e capirlo attraverso i versi e la poesia, l’attivismo civico e l’interazione con le persone, cercando di seguire le orme di colui che fin da piccolo lo ha colpito per la sua disponibilità e sensibilità. Soprattutto cercando di non farsi scoraggiare e influenzare da certi tipi di diktat di pensiero e ricavando un piccolo insegnamento da tutti.

I versi finali della sua poesia recitano infatti più o meno così: “Quindi non dirmi che non hai avuto modelli nella tua vita / e non avevi scelta / hai sempre voce nella faccenda / puoi essere tutto sotto il sole / anche il padre peggiore può essere un esempio di cosa non diventare.

Ed Etan, in quanto giocatore che si è distinto soprattutto per il suo gioco energico sotto canestro, da buon big man ha cercato, ispirato anche da una persona conosciuta per caso da bambino in un’aula scolastica di Tulsa, di gestire il suo personale rimbalzo.

In particolar modo quando, durante il training camp in vista dell’inizio della stagione NBA 2007-2008, da un esame fisico di routine scopre un difetto alla valvola aortica. L’11 ottobre 2007 viene sottoposto a un intervento chirurgico a cuore aperto. Torna a giocare per i Wizards solo il 29 ottobre 2008, più di un anno dopo il delicato intervento chirurgico, una volta ottenuto dai medici il permesso di ricominciare a condurre una quotidianità regolare e soprattutto di scendere nuovamente in campo.

Nella sua prima partita dopo l’intervento segna dieci punti e conquista otto rimbalzi. Otto rebounds per riappropriarsi della propria vita e ricominciare da capo.

Non puoi mai arrenderti perché smettere non è un’opzione. Non importa quanto sia buio o quanto debole diventi, finché non fai l’ultimo respiro, devi combattere

Wayman Tisdale
Tulsa, 9 giugno 1964 – 15 maggio 2009

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