Preview Pacific Division 2020/21

Pacific Division


Golden State Warriors


L.A. Lakers


L.A. Clippers


Phoenix Suns


Sacramento Kings





Golden State Warriors

Point Guards: Steph Curry, Brad Wanamaker, Jordan Poole, Damion Lee, Nico Mannion
Shooting Guards: Kelly Oubre Jr, Kent Bazemore, Mychal Murder
Small Forwards: Andrew Wiggins, Juan Toscano-Anderson
Power Forwards: Draymond Green, Eric Paschall
Centers: Kevon Looney, James Wiseman

STARTING FIVE: Steph Curry-Kelly Oubre Jr-Andrew Wiggins-Dryamond Green-Kevon Looney

La stagione 19/20 dei Golden State Warriors, la prima dopo il trasferimento da Oakland a San Francisco, è stata una delle più deludenti, sotto il profilo dei risultati (appena 15 vittorie), dell’intera storia della franchigia. Nessuno, però, sia tra i tifosi che all’interno dell’organizzazione, si è preoccupato troppo della cosa. L’assenza totale di Klay Thompson, infortunatosi al legamento crociato anteriore del ginocchio sinistro in gara 6 delle Finals 2019, e quella di Steph Curry protagonista di 5 partite in regular season, hanno condotto con decisone e naturalezza la franchigia verso la lottery ed etichettato senza troppe esitazioni l’annata come “transitoria”. E così è stato, rispettando in tutto e per tutto la ciclicità della lega. A luci spente, i Warriors hanno iniziato a porre le basi per la costruzione del proprio roster futuro. A febbraio è arrivato Andrew Wiggins, in cambio di D’Angelo Russell (mai dentro il progetto), mentre altri giocatori di secondo piano si sono messi in evidenza tra le macerie. I rookie Eric Paschall e Jordan Poole, la guardia Damion Lee e il redivivo Marquese Chriss su tutti. Dopo 3 titoli NBA vinti in 5 stagioni, la squadra di Steve Kerr si è ritrovata nel lato opposto della luna, attendendo con ansia di essere baciati nuovamente dalla competitività.

Il secondo terribile infortunio capitato a Thompson (rottura del tendine d’Achille) ha decisamente stravolto i piani dei Warriors, convinti di poter recitare ancora il ruolo di contender ricomponendo il trio delle meraviglie, formato da Steph, Draymond Green e, appunto, Klay. Questa brusca frenata, però, non ha impedito a Bob Myers di lavorare come si deve per potenziare il roster. Sono arrivati Kent Bazemore, di ritorno nella Baia, Brad Wanamaker e, soprattutto, Kelly Oubre Jr., un two-way player estremamente interessante per le rotazioni di Coach Kerr. Non è finita qui, ovviamente. Dopo aver ammassato sconfitte su sconfitte la scorsa stagione, Golden State si è “guadagnata” l’opportunità di scegliere il lungo James Wiseman da University of Memphis con la seconda chiamata assoluta all’ultimo Draft. Un ragazzo di 2.16 molto interessante, veloce di gambe e dall’esecuzione morbida, ma ancora tutto da formare. Tra i nuovi arrivi anche il “nostro” Nico Mannion, che non poteva finire in un contesto migliore dove poter esprimere le sue indubbie e riconosciute qualità. Obbiettivo: trasformare il suo two-way contract in qualcosa di più solido e futuribile.

LA STAR

Stephen Curry si è finalmente lasciato alle spalle il fastidioso infortuno alla mano sinistra ed è pronto a riprendersi la franchigia con la quale ha rivoluzionato la pallacanestro contemporanea. È lecito aspettarsi numeri importanti dal figlio del grande Dell, giocate sensazionali e record stracciati in mille pezzi. Meravigliare fa parte del suo DNA e il nuovissimo Chase Center è pronto ad inondarlo d’amore dopo una lunghissima attesa. Prepariamoci ad un Curry versione MVP, dunque, e ad una valanga di highlights. Salute permettendo, ovviamente.

SU CHI SCOMMETTERE

Jordan Poole è il giocatore, assieme a Paschall, che ha dato le migliori sensazioni cestistiche lo scorso anno. Guardia classe 1999, prodotto di University of Michigan, “The Microwave”, come lo chiamano quelli che lo conoscono meglio, ha dimostrato di possedere dei colpi interessanti, soprattutto in attacco, e degli istinti molto funzionali all’idea di basket di Kerr. A fianco di Steph per una stagione intera, poi, potrebbe crescere ulteriormente.

IL PRONOSTICO

Il gravissimo infortunio subito da Klay Thompson ha fatto indietreggiare non poco i Warriors nelle graduatorie di partenza della Western Conference. I Playoffs, però, sembrano un obbiettivo concreto e raggiungibile, nonostante la concorrenza quest’anno sia davvero densa e spietata. In attesa del secondo Splash Brother, insomma, è necessario tornare ad essere una squadra da postseason. Vincere aiuta a vincere. I Dubs questo lo sanno molto bene.

Los Angeles Lakers

Point Guards: LeBron James, Dennis Schröder, Alex Caruso
Shooting Guards: Wesley Matthews, Kentavious Caldwell-Pope
Small Forwards: Talen Horton-Tucker, Alfonzo McKinnie
Power Forwards: Anthony Davis, Kyle Kuzma, Markieff Morris, Kostas Antetokounmpo
Centers: Marc Gasol, Montrezl Harrell

STARTING FIVE: Dennis Schroder-Wesley Matthews-LeBron James-Anthony Davis-Marc Gasol

Obiettivo ripetersi, senza troppi giri di parole. I Lakers si affacciano alla stagione 2020/21 con una sola possibile opzione, a favore della quale hanno portato diversi argomenti in più dal mercato e della free-agency. L’impressione è che si sia innanzitutto fatta una scelta di equilibrio e fosforo, lasciando andare in un solo colpo Dion Waiters, JR Smith, Dwight Howard, JaVale McGee e Rajon Rondo, giocatori in parte fondamentali nella cavalcata per il titolo (Rondo e Howard su tutti) ma con caratteri esuberanti. Al loro posto, diverse aggiunte di altissimo livello: Dennis Schroder arrivato via trade dai Thunder e il terzetto Marc Gasol-Wesley Matthews e Montrezl Harrell dalla free agency, oltre ad Alfonso McKinnie dai Cavs. In più, la franchigia si è assicurata un altro biennio (almeno) della coppia LeBron-AD, che hanno firmato estensioni contrattuali (il primo allungando l’accordo in essere di un anno in più a 85 milioni complessivi, il secondo dopo aver declinato la P.O. per poi firmare un accordo di 5 anni a 190 milioni) assieme ad uno dei più importanti scudieri nella cavalcata al titolo, quel Kentavious Caldwell-Pope che sulle due metà campo ha riscattato un inizio in maglia gialloviola tutt’altro che irresistibile. In poche parole, l’off-season dei campioni NBA ha se possibile rinforzato ulteriormente la squadra titolare del Larry O’Brien, il che non fa che scoraggiare la concorrenza. Gli innesti di Schroder e Harrell allungano a dismisura il numero di bocche da fuoco a disposizione di Vogel, il cui obiettivo primario in RS sarà anzitutto quello di preservare al massimo il 36enne LeBron, la cui produttività offensiva non può e non deve essere una risorsa sulla quale poggiarsi in via quasi esclusiva. Idem di casi per AD, che in Marc Gasol un gemello in termini di posizionamento difensivo e nell’ex Clippers un giocatore in grado di produrre in uscita dalla panchina ma che necessiterà, e questo è noto al coaching-staff, di un grosso supporto nella propria metà campo. Quello che è certo è che la volontà di Pelinka era quella di offrire, in un’annata che si preannuncia molto faticosa visto il poco riposo e il chilometraggio del giocatore più importante della squadra, ulteriori variabili in un attacco che troppe volte si è fermato aspettando che fosse il Re a inventare qualcosa. In questo, il gioco in punta di Marc Gasol offrirà una seconda solidissima opzione per aprire il campo ai tiratori e da lì sorvegliare le operazioni esattamente com il 23. Partire con due Sesti-Uomini dell’Anno e con un centro da primo quintetto difensivo è il modo migliore.
Gran parte delle fortune dei los-angelini passeranno, come è già stato nel 2019/20, dalla metà campo difensiva. In questo l’impatto di Caruso, del nuovo acquisto Matthews (mediaticamente poco apprezzato ma non per questo potenzialmente fondamentale sulle due metà campo) oltre all’onnipresenza di AD sono alcuni dei pilastri che fanno ben sperare Vogel.

LE STAR

Si riparte da LeBron e da AD, poco da dire. Prevedibile che al primo tocchi un po’ di riposo extra soprattutto a inizio stagione, ma l’alternanza di responsabilità con il Monociglio assicura lunga vita alla squadra, che si appresta a giocare una RS che deve puntare alle 45-50 vittorie (su 72 partite, ricordiamolo). Trovato manforte in Marc Gasol sia il primo, nel playmaking, che il secondo, soprattutto sul posizionamento difensivo e sulla presenza nel pitturato, la coppia che ESPN ha classificato a primo e secondo posto nel ranking dei più forti giocatori NBA può dormire sonni tranquilli e puntare le attenzioni fisiche e mentali sulla post-season. Se poi l’intenzione è anche quella di lottare per uno dei premi di stagione, abbiamo davanti MVP e DPOY 2020/21.

SU CHI SCOMMETTERE

Vogel prima, LeBron poi, si sono spesi molto positivamente su Talen Horton-Tucker. Giocatore con molti più centimetri e chili dei suoi pari ruolo, con ottimo playmaking e capacità di crearsi soluzioni dal palleggio. Lo spot per molti vacante di esterno di riserva a ridosso dei nomi più quotati potrebbe essere il suo, soprattutto in stagione regolare dove i minuti potrebbero essere sufficienti a mettersi in mostra per poi guadagnarsi spazio in ottica Playoffs (dove non ha sfigurato quest’anno come in gara 4 contro Houston). Da non sottovalutare il rendimento di Kuzma, a caccia del contratto lungo e importante nel suo ultimo anno dell’accordo in essere. Un motivo in più per rispondere positivamente alle tante sollecitazioni di James, che più volte si è esposto a suo favore anche sui social.

IL PRONOSTICO

Pur al netto di una concorrenza spietata e in crescita (ad oggi è davvero difficile ad eccezione di un paio di squadre delineare le 8 che sicuramente disputeranno i Playoffs) i Lakers iniziano la stagione da assoluti favoriti e ogni risultato diverso dall’anello sarebbe evidentemente un mezzo fallimento. Il roster reso più profondo in una off-season da assoluti protagonisti offre ancora più alternative tattiche a Vogel, che potrà contare su una panchina finalmente di impatto e sperimentare quintetti diversi in RS preparandosi alla post-season

Los Angeles Clippers

Point Guards: Patrick Beverley, Reggie Jackson, Terance Mann
Shooting Guards: Paul George, Lou Williams, Luke Kennard
Small Forwards: Kawhi Leonard, Nicholas Batum
Power Forwards: Marcus Morris, Patrick Patterson, Mfiondu Kabengele
Centers: Ivica Zubac, Serge Ibaka

STARTING FIVE: Patrick Beverley-Paul George-Kawhi Leonard-Marcus Morris-Serge Ibaka

La sensazione è che il treno migliore sia quello appena passato, e che l’occasione sia stata persa abbastanza miseramente, date le premesse, che volevano nei Clippers l’unica alternativa credibile ai Los Angeles Lakers. E invece, dopo una regular season dove il gioco ha quasi sempre latitato, e ciò nonostante chiusa al seed numero 2 della Western Conference, ai playoff non si è andati oltre alla semifinale di conference, persa nel peggiore dei modi contro i Denver Nuggets: rimontati da 3-1 a 3-4, senza soluzioni difensive contro Jokic e Murray che hanno fatto a fette una difesa che aveva teoricamente alcuni dei migliori interpreti della Lega ma che alla prova dei fatti si è sfaldata come un castello di carte. Lo spogliatoio sembrava inoltre piuttosto vicino all’esplosione: avranno saputo ricompattarsi in estate?

Rispetto al roster dello scorso anno, non ci saranno il sesto uomo dell’anno Montrezl Harrell e Landry Shamet, sostituiti rispettivamente da Serge Ibaka e Luke Kennard (fresco di rinnovo da 64 milioni per i prossimi 4 anni, di cui 58 garantiti) più Nicolas Batum, lasciato libero di accasarsi altrove dagli Hornets. Per il resto, si va con la squadra dello scorso anno, che teoricamente era un bell’andare sulla carta nonostante la lacuna evidente di una point-guard nel senso più puro del termine: lo starting five è competitivo in ogni ruolo, in panchina ci sono ancora le giocate di Lou Williams, l’energia di Ibaka, il già citato Kennard e Reggie Jackson. Il cambiamento più significativo riguarda quello dell’head coach. Dopo sette stagioni in cui i Clippers non hanno mai superato le semifinali di Conference, infatti, hanno deciso di sollevare dall’incarico Doc Rivers per affidarsi ad un allenatore ritenuto più “amichevole” coi giocatori, quel Tyronn Lue che avrà finalmente l’opportunità per liberarsi dalla pesante etichetta di dovere tutte le sue fortune a LeBron James. Dal draft non sono state fatte aggiunte sostanziali, e la conferma di Paul George significa due cose: Luxury Tax e cambiamenti possibili solo tramite trade. In due parole, all-in.  

LE STAR

La grande sicurezza a disposizione dei Los Angeles Clippers si chiama Kawhi Leonard, ed è una bella sicurezza. Efficace sui due lati del campo, fa già parte dell’esclusivo club dei giocatori capaci di vincere il titolo e il Bill Russell Award con due squadre differenti: ad oggi, solo lui, LeBron James e Kareem Abdul-Jabbar ci sono riusciti. A fine anno Kawhi sarà chiamato a pronunciarsi sulla player option, avendo già lasciato intendere che eventualmente rientrerà con un nuovo contratto declinando inizialmente la clausola. I Clippers tremano al pensiero di perderlo.

SU CHI SCOMMETTERE

Accanto a Kawhi, un secondo violino che ha un disperato bisogno di un mental coach, Paul George: l’ex Indiana Pacers, infatti, alterna periodi in cui gioca da MVP della Lega ad altri in cui è assolutamente impalpabile, se non addirittura deleterio per la sua squadra. Ecco, la scommessa dei Clippers è aver investito un Max Contract della durata di cinque anni su di lui, che di anni ne ha già trenta e ha un fisico già provato da un paio di infortuni seri, tanto da indurre lo staff losangelino a limitarne il minutaggio già lo scorso anno.

IL PRONOSTICO

Tutto dipende dalla salute, fisica e mentale, di Paul George. Se lui sta bene ed è in fiducia, i Clippers al meglio delle sette possono dare del filo da torcere a chiunque, Lakers inclusi. Kawhi Leonard è la stella assoluta, ma da solo non può bastare a scardinare le difese avversarie che nei playoff fanno sul serio. Il minimo a cui puntano è la finale di conference. Poi, coi Lakers di fronte, sarà un grosso punto interrogativo, ma guardando ai roster delle due squadre di LA, ad oggi, la tendenza è quella di dire che i gialloviola potrebbero batterli comunque, seppur faticando.

Phoenix Suns

Point Guards: Chris Paul, Jevon Carter
Shooting Guards: Devin Booker, Langston Galloway, Ty-Shon Alexander
Small Forwards: Mikal Bridges, E’Twaun Moore, Abdel Nader
Power Forwards: Jae Crowder, Dario Saric, Cameron Johnson, Jalen Smith
Centers: Deandre Ayton, Damian Jones

STARTING FIVE: Chris Paul-Devin Booker-Mikal Bridges-Jae Crowder-DeAndre Ayton

8-0, da qui si parte. Il record immacolato nella bolla di Orlando e comunque non sufficiente ad agguantare l’ultimo spot per i Playoffs ha lasciato l’amaro in bocca alla dirigenza dei Phoenix Suns. Quanto? Al punto da imbastire forse la trade più importante di questa off-season e portare alla corte di Monty Williams, che lo scorso anno ha intrapreso un percorso di crescita e progettualità in Arizona, forse il giocatore più meritevole di anello tra le tante star NBA ancora all’asciutto. Per molti vincitori del mercato tra la bolla e l’inizio imminente di stagione, Phoenix ha aggiunto non solo Chris Paul ma anche Jae Crowder (triennale da 29 milioni), oltre a rifirmare Dario Saric (con un triennale da 27 milioni) utilissimo nell’idea di stretch four di Williams che di fatto libererà il pitturato per Ayton, pronto a beneficiare dell’effetto Paul, allargando il campo con il croato e l’ex Heat in quintetti che potrebbero vedere anche un uso frequente di small-ball. Phoenix di fatto non ha toccato il suo young-core, tra i più futuribili della lega con l’asse Booker-Ayton su tutti, aggiungendo però una supersar che potrebbe far salire di livello e di molto i due ragazzi prodigio.

Il contorno è migliorato, aggiungendo a Cameron Johnson che nella bolla ha brillato, e a Mikal Bridges ormai difensivamente nell’èlite del suo ruolo in difesa (nei primi due anni è sempre finito in top 10 per deflections), l’undrafted Ty-Shon Alexander, prospetto di two-way player efficiente dall’arco e arcigno in difesa, fondamentali nei quali ha brillato in quel di Creighton, Langston Galloway, E’Twaun Moore, e Jalen Smith alla numero 10, più in alto di quanto si credesse ma sul quale la franchigia intende lavorare nel trasformarlo in un giocatore capace di giocare con Ayton. 

LA STAR

Phoenix lo scorso anno ha perso diverse partite di pura esperienza nei finali, motivo per cui l’aggiunta di Paul oltre a dare leadership emotiva e caratteriale assicurerà un rendimento del tutto diverso nelle gare in equilibrio fino alla fine. Lo scorso anno CP3 ha chiuso con 150 punti (primo nella lega) in 168 minuti “clutch”, tirando col 52% dal campo, 37% da 3 3 92% dalla lunetta, e contribuendo in modo decisivo al record di 29-14 dei Thunder nelle gare decise entro i 5 punti di distacco. Chi meglio di lui? Nessuno. CP3, probabilmente anche a corto di offerte decise, ha optato per un progetto giovane dal quale, lasciando un bel numero di soldini però, potrebbe liberarsi tra 12 mesi (anche se rinunciare a quella player option…). 

SU CHI SCOMMETTERE

Paul ok, Booker anche, ma il salto di qualità deve arrivare da DeAndre Ayton e deve arrivare sulle due metà campo. Dopo essere stato in negativo uno dei fattori della scorsa stagione, prima con la squalifica poi con gli infortuni, infine con un rendimento a Orlando tutt’altro che irresistibile, il prodotto di Arizona beneficerà certamente di CP3 col quale il pick and roll promette grandi risultati (per bball-index Ayton la Roll-Gravity si attesta attorno al 94%, per intenderci Capela lo scorso anno ha chiuso con l’88%) ma dovrà costruirsi una dimensione offensiva che non viva solo degli alley-oop della sua point-guard, sia in termine di mole di tiro che di shot selection.

IL PRONOSTICO

Se l’upgrade ricercato con la firma di CP3 si rifletterà in modo diretto anche sul rendimento di Booker (meno pressione difensiva su di lui) e Ayton (che da rollante può vedere salire a dismisura la sua media punti) non è impossibile ambire a una delle prime 5 posizioni della Conference, complice anche la situazione del tutto instabile dei Rockets e il KO di Thompson che fa perdere e molto ai Warriors. Lo scorso anno i Suns hanno avuto il miglior net rating di tutta la lega (+20.2) con il quintetto titolare (Rubio-Oubre-Booker-Bridges-Ayton) e sono riusciti a non qualificarsi ai Playoffs: la dirigenza ha allungato il roster cercando di offrire valide alternative anche in uscita dalla panchina. Sulla carta Lakers, Nuggets e Clippers partono davanti, forse anche Portland, mentre Dallas dovrà lottare con gli infortuni e trovare una nuova chimica attorno a Doncic.

Sacramento Kings

Point Guards: De’Aaron Fox, Cory Joseph, Kyle Guy
Shooting Guards:Buddy Hield, Tyrese Haliburton, Jahmi’us Ramsey
Small Forwards: Harrison Barnes, Glenn Robinson III, DaQuan Jeffries
Power Forwards: Marvin Bagley III, Nemanja Bjelica, Jabari Parker
Centers: Richaun Holmes, Hassan Whiteside

STARTING FIVE: De’Aron Fox-Buddy Hield-Harrison Barnes-Marvin Bagley III, Richaun Holmes

Le buone notizie, in primis. Dopo tanti guai, Vlade Divac non è più il GM della squadra. Dalla trade Cousins in poi, l’ex giocatore dei californiani ne ha indovinate poche, non ultimo il cambio in panchina un anno e mezzo fa dopo l’ottimo progetto fatto ripartire dalla sapiente guida di Dave Joerger, sollevato per un molto più titubante Luke Walton, ad oggi osservato speciale e per molti vicino alla graticola. Il nuovo GM Monte McNair si è subito dato da fare, puntando sul rinnovo di De’Aron Fox che con Marvin Bagley III e quello che si prospetta uno dei giocatori più talentuosi dell’ultimo draft, Tyrese Haliburton, rappresenterà il nucleo della squadra dei prossimi anni. Assecondati, per ora, i malcontenti di un Buddy Hield che resta in odore di cessione, lasciando partire in modo grottesco Bogdanovic senza ricevere nulla in cambio via sign and trade e non pareggiando l’offerta di Atlanta. Per puntellare il back-court, sono arrivate le firme dell’ex Hassan Whiteside e quella di Frank Kaminsky tagliato poco dopo. Insomma, un roster tutto sommato molto simile a quello dello scorso anno ma che, senza l’assillo di dover competere o almeno tentare di competere per la post-season (la concorrenza ferma a monte ogni ambizione a riguardo), può divertire e divertirsi. Dal draft sono arrivati anche Jahmi’us Ramsey e Robert Woodard. Sacramento oggi è una delle tante squadre che sembra avere il talento giusto per provarci ma manca ancora di esperienza per poter pensare di farcela. Inutile inseguire i Playoffs per poi restarne fuori, tanto vale sviluppare gli assets a disposizione senza troppi fardelli. 

LA STAR

In estate la scelta della franchigia ha dichiaratamente consegnato le chiavi della città a De’Aron Fox. La rapidissima crescita avuta dal giocatore che lo scorso anno ha agilmente superato i 20 di media nonostante un tiro da fuori ancora incerto e la tanta concorrenza nel reparto esterni ha convinto la dirigenza a investire e tanto su di lui come perno del futuro. In una Conference ricca di talento e con un record perdente, è molto difficile vederlo all’All-Star Game per tentare di addolcire almeno la sua annata. Molto più probabilmente, sarà uno dei tanti ottimi giocatori snobbati e dovrà ricercare in un ulteriore upgrade coi Kings 

SU CHI SCOMMETTERE

Di una squadra che ha lasciato Doncic ai rivali snobbandolo al draft di due anni fa non ci sarebbe da fidarsi. In realtà però, complice la riluttanza delle squadre che la precedevano nelle chiamate, Sacramento è riuscita a mettere le mani su uno dei giocatori con maggior talento della classe 2020, Tyrese Haliburton. Giocatore che oggi la dirigenza vede come degno erede e sostituto di Buddy Hield, Haliburton deve registrare qualche problema di troppo al tiro e mettere su muscoli per poter sopperire in penetrazione alla tripla ancora poco presente nel suo bagaglio tecnico. Lo spazio e la poca pressione che avrà quest’anno potrebbero farlo esplodere, da subito.

IL PRONOSTICO

Sviluppare il core, valorizzare i giovani, vincere ma non troppo. Non è un tanking dichiarato, ma meglio mettere in chiaro che tra vincere e perdere quest’anno non ci sarà grossa differenza per i Kings. In attesa di capire se a fine stagione ci sarà ancora Walton per iniziare, per davvero, ad ambire ai Playoffs, ci attendono mesi di possibili rumors sull’ambito Buddy Hield e tanti highlights collezionati dalla ditta Fox-Haliburton-Bagley III. A proposito, se Marvin riuscisse a giocare 60 partite sarebbe già un enorme successo visti i continui infortuni. Tante delle future fortune della squadra passano da lui.

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