Matteo Spagnolo ANGT 2021
Matteo Spagnolo in azione (Euroleague Basketball/Tolga Adanali)

Il riassunto dell’ANGT e le stelle di domani

L'Adidas Next Generation Tournament, anche quest'anno, ha regalato grandi soddisfazioni e il solito finale: Real Madrid campione

Il Real Madrid vince l’ANGT di Istanbul battendo in finale la Stella Azzurra Roma 85-77 e strappa il biglietto per la fase finale di Colonia. Una partita giocata con personalità e carattere da parte dei ragazzi di D’Arcangeli che però si vanno ad abbattere ancora una volta contro lo scoglio blanco. In linea generale, sono stati tre giorni molto intensi, nei quali si sono potuti vedere vari prospetti: da alcuni papabili NBA, ad altri che sarebbero fit ideali in un sistema di gioco NCAA. Di cose da dire su questo weekend turco ce ne sono. Ecco il riassunto dell’ANGT.

Come funziona l’ANGT?

Ogni anno le 32 squadre Under 18 più forti d’Europa – invitate dall’Eurolega – partecipano all’Euroleague Next Generation Tournament che, dal 2014 per motivi di sponsorizzazione viene denominato Adidas Next Generation Tournament (ANGT). Ad inizio stagione vengono scelte quattro sedi che ospiteranno le tappe della competizione nell’arco dei mesi invernali e primaverili. In ogni tappa, le otto squadre vengono divise in due gruppi da quattro che si sfidano in un girone all’italiana nelle giornate di venerdì e sabato, in questo modo vengono decretate le classifiche di ciascun raggruppamento, e la domenica si è pronti a giocare le finali. Quindi, a questo punto i gironi si incrociano: le due prime classificate dei rispettivi gruppi danno vita alla finalissima, le due seconde classificate giocano per il terzo posto, e così via. 

Ma non finisce qua perché, le vincenti di ogni tappa staccano il pass per accedere alla Final Four della competizione che si gioca in contemporanea (stesso luogo, a maggio, e stessi giorni) alle Final Four senior d’Eurolega. A questo punto, le fantastiche quattro del Continente si sfidano, dando origine a due semifinali infuocate, e poi ad una finalissima che ogni anno regala spettacolo.  

L’ANGT 2020-21

Questo è quello che avviene in una stagione normale, tradotto: questo format è stato utilizzato per l’ultima volta nel 2018-19, ovverosia quando il Covid-19 non sapevamo neanche cosa fosse.

Nella scorsa stagione (quella 2019-20) l’ANGT non si è portato a termine, ma le intenzioni erano quelle di seguire il meccanismo appena descritto. Al momento dell’emergenza mondiale, erano andate in scena tutti e quattro gli stage preliminari, e le quattro di Colonia si conoscevano già: Partizan Belgrado, Rytas Vilnius, Real Madrid e Gran Canaria. La scorsa edizione però non si è mai conclusa.

In questa stagione invece il numero di tappe è stato ridotto da quattro a tre, e di conseguenza le squadre invitate sono state 24. I meccanismi di ciascuno stage sono rimasti invariati e le sedi designate inizialmente erano: Valencia, Monaco di Baviera e Belgrado. Quella di Valencia si è giocata a dicembre, quella serba prenderà il via settimana prossima. Quella che ha creato più problemi è stata quella tedesca. La tappa bavarese si sarebbe dovuta giocare a metà gennaio, ma a causa dell’emergenza sanitaria tedesca è stata rinviata. Fortunatamente, a prendersi la briga di organizzare il tutto è stato l’Efes Istanbul, grazie al quale in questo weekend abbiamo potuto assistere a partite di basket giovanile di altissimo livello.

Infine, per quanto riguarda le Final Four ANGT 2021 a Colonia (dal 27 al 29 maggio), sembra che l’idea da parte dell’Eurolega (almeno per ora) sia quella di mettere a disposizione cinque wild card. In questo modo, queste cinque si andrebbero ad unire ai vincitori di Valencia, Istanbul e Belgrado. E le modalità per decretare il campione d’Europa ANGT 2020-21, sarebbero quelle adottate nei singoli stage. 

Accantonate le spiegazioni teoriche, passiamo alla pratica. Parliamo di quello che è successo in questi tre giorni. E per darvi un’ampia panoramica della manifestazione, nella prossima parte vado ad illustrarvi il percorso di ciascuna compagine nel corso del weekend, proponendovi anche dei talenti da osservare con un occhio di riguardo, partendo dall’ultima classificata e risalendo fino alla vincitrice dell’ANGT 2021.  

8° classificata – Tofas Bursa (Turchia)

A mio parere, il Bursa è stato la più grande delusione dell’ANGT. A livello di talento naturale, il Tofas era la terza forza del torneo (dopo Stella Azzurra e Real Madrid). Berke Buyuktuncel e Ege Demir sono due ragazzi che se raffinati potrebbero portare soddisfazioni nel medio e lungo termine anche tra i pro. Buyuktuncel, dopo Sengun, è il talento più cristallino della nuova generazione turca.

Berke è un’ala di due metri e cinque che in campo può fare un po’ di tutto, dal mettere palla per terra e giocare da ‘point forward’, al lavorare spalle a canestro contro avversari più robusti di lui fisicamente. Il suo problema nel torneo è stato definitivamente il non essere riuscito a trovare il fondo della retina con continuità: 7/25 da 2 punti e 6/27 da 3, percentuali che preoccupano, ma la shooting form e la shot selection sono buone. Tra l’altro, guardando il disegno generale, il Tofas ha tirato con il 18,6% dai 6 e 75 nell’arco delle quattro partite: questa è una delle cause primarie della debacle.

Nel parlare di Ege Demir mi vengono solo due parole in mente: strapotere fisico. Ege è uno dei prospetti più grezzi d’Europa dal punto di vista tecnico, e sinceramente non vedo molto margine di miglioramento specie per quanto riguarda il suo tocco vicino a canestro, ma se ne facciamo una questione di incisività nel proteggere il ferro, il nigeriano è secondo a pochi: ci mette pochissimo a caricare il salto e va su con una verticalità paurosa. Demir è il mio miglior difensore della competizione, e con 3,5 stoppate per partita, non potrebbe essere altrimenti.

Dopo che vi ho descritto le due punte di diamante della squadra bisogna anche accennare gli altri pezzi del puzzle: Peksari, barometro dell’attacco e playmaker creativo, e Celik, ala grande con gioco dal perimetro. Un ultimo nome interessante è quello del 2005 Can Cevikel, che nella sfida 7°-8° posto contro Brno ha mostrato una buona mano da dietro l’arco anche se, come normale essendo due anni sotto età, deve aggiungere della massa su tutto il corpo.

Il Bursa ha perso tutte le quattro partite che ha giocato: se quella contro il Real è una sconfitta normale, tra l’altro approcciata nel modo giusto, quelle contro Zalgiris (partita persa nel secondo tempo a causa di un rientro dagli spogliatoi abbastanza svogliato), ma soprattutto Fenerbahçe fanno riflettere. Il Tofas attualmente è primo nel campionato turco U20 (dove la maggior parte dei giocatori sono 2003/2004), e sinceramente non mi sarei aspettato una difficoltà così elevata nel portare a casa una vittoria, che alla fine non è arrivata.  

7° classificata – Basket Brno (Repubblica Ceca)

In Moravia da qualche anno si sta cercando di essere conosciuti anche per qualcos’altro oltre al circuito della Moto GP. Il Basket Brno è un movimento in costante crescita che attraverso una solida organizzazione, e ad uno sguardo internazionale, ha preso parte al primo ANGT della sua storia. I risultati sono stati soddisfacenti e la vittoria nella finalina per il settimo posto contro il Tofas è un buon punto di partenza per puntare ancora più in alto nei prossimi anni. La pietra angolare del roster ceco è senza dubbio il classe 2004 mancino Jakub Necas, giocatore che mi piace veramente tanto. Jakub gioca da point forward sfruttando la sua abilità nello smistare palloni con entrambe le mani (anche direttamente dal palleggio).

Quello che più mi ha colpito però, è stata la dipendenza della squadra nei suoi confronti: quando Necas non era in campo. Peccato che l’Eurolega non riporti nelle statistiche il plus/minus perché secondo sarebbe stato il primo della graduatoria a mani basse (senza tenere conto dei giocatori del Real). Per terminare questo discorso su di lui, sempre contro il Bursa è stato il protagonista di un duello dagli alti contenuti, che lo ha visto testare le proprie qualità contro un pari ruolo altrettanto futuribile come Buyuktuncel: nel primo tempo Jakub ha subito la fisicità del turco, ma poi è uscito alla distanza portando i suoi alla vittoria all’overtime.

Se Necas è Batman, allora Ondrej Hustak è il suo Robin. Ondrej è un centro vecchio stile, con sprazzi da lungo moderno ed intelligenza tattica: lavoratore in post con un tocco delicato con entrambe le mani vicino al ferro e collezionista di rimbalzi grazie ai suoi due metri e dodici. Le sue medie nella competizione sono state veramente buone: 15 punti e 9.5 rimbalzi per partita.  Attualmente il suo potenziale è da Eurolega, ma se dovesse imparare a prendersi qualche tiro dal perimetro (magari in pick-and-pop), allora un giorno, le sirene d’oltreoceano potrebbero farsi vive.

Ondrej però, non è l’unico Hustak della squadra, perché anche il fratello Adam è un pezzo importante del Brno. In un certo senso, i due gemelli sono complementari tra loro: Ondrej ha la fisicità e il gioco in post, mentre Adam con i suoi due metri e dieci, ha come arma principale quella del gioco dal perimetro. Le premesse del gemello di Ondrej sono molto buone, e nel torneo si sono viste vampate di talento improvvise che fanno ben sperare per il futuro. 

6° classificata – Fenerbahçe Beko Istanbul (Turchia)

Onestamente non me la sento di dare dei giudizi negativi su questi ragazzi che fino al giorno prima dell’inizio dell’ANGT non sapevano che ne avrebbero preso parte: una positività (o più di una, non si sa) al covid nel Promitheas Patrasso ha costretto l’Eurolega a chiamare un’altra squadra per rimpiazzare i greci. Inoltre, i turchi hanno presentato un roster composto per la maggior parte da ragazzi nati nel 2004 e nel 2005.

Le partite contro Zalgiris e Real Madrid sono state di adattamento ad un livello indubbiamente superiore rispetto a quello abituale. Contro i lituani è arrivata una sconfitta di quindici punti, risultato ingannevole se pensiamo che i giallo-blu hanno firmato un parziale di 30-19 nel quarto conclusivo. Invece contro il Real, come prevedibile, è stata una disfatta: 48-114 il risultato finale, con come unica nota positiva l’intraprendenza di Sayhan Yetkin, ala classe 2003 con prospettive interessanti.

La soddisfazione meritata è arrivata nell’ultima partita del girone, giocata contro i connazionali del Tofas ed interpretata con mentalità fin dall’inizio, subendo relativamente poco Buyuktuncel e limitando, per quanto possibile Ege Demir. Il bilancio del torneo è positivo. Non gli si poteva chiedere molto.

5° classificata – Casademont Zaragoza (Spagna)

Sono abbastanza amareggiato dal cammino degli aragonesi nella competizione: il core della squadra è rimasto pressoché invariato da quello che l’anno scorso aveva fatto una buona figura a Kaunas. In Lituania, il Zaragoza era la squadra più giovane e meno esperta del torneo, e sinceramente credevo che quell’esperienza avrebbe aumentato in loro consapevolezza e sicurezza, ma a quanto pare così non è stato. Il record di due vittorie e due sconfitte tira un po’ su il morale, ma il modo in cui sono arrivate, ovverosia faticando e dovendosi spingere fino all’overtime per battere il Fenerbahçe nella finalina per il quinto posto, non sono di buon auspicio. 

A questo gruppo manca una stella, un giocatore con qualità offensive che si possa prendere responsabilità e che possa sgravare i vari Knudsen, Arjol e Cera, dal compito di prendere l’iniziativa. Potenzialmente, questo genere di giocatore a roster c’è già e si chiama Aday Mara: centro classe 2005, alto due metri e venti (sì avete letto bene), che come intuibile, è un fattore anche contro ragazzi di due anni più grandi. L’exploit nella competizione Aday lo ha avuto all’esordio contro l’Efes, dove ha dominato contro Turk con 18 punti, 14 rimbalzi e 6 stoppate in 23 minuti. Solo 23 minuti? Sì, perché l’autonomia è ancora parecchio limitata e spesso viene utilizzato ad intervalli di quattro/cinque minuti.

Mara è l’esempio pratico della mission dell’ANGT: mostrare al grande pubblico dei possibili talenti generazionali (come Doncic, che ormai sette anni fa, questa competizione l’ha dominata). Un altro problema significativo è costituito dalla percentuale ai tiri liberi: 23.5% (4/17), le mani sono morbidissime – ha mostrato dei movimenti in area da lungo appartenente ad un livello molto alto – ma dalla lunetta occorre lavorare e tanto.

Come accennato qualche riga fa, avevo delle aspettative abbastanza alte su Gustav Knudsen, ala grande di due metri e cinque, che nel 2018-19, con la maglia del DBA Copenhagen e con due anni in meno rispetto alla maggior parte della concorrenza, segnava 15,9 punti di media per partita, facendo impallidire gli avversari e attirando a sé le attenzioni di mezza Europa. Quel giocatore guida sembra non esserci più, e le percentuali dall’arco si fanno sempre più preoccupanti. La versatilità rimane il suo cavallo di battaglia, ma si deve scuotere mentalmente per tornare quello delle scorse stagioni. Tra venerdì e domenica ha segnato 8 punti e preso 7,5 rimbalzi per partita, statistiche che non sembrano neanche orribili, ma le partite bisogna guardarle…

4° classificata – Anadolu Efes Istanbul (Turchia)

I ragazzi dell’Efes hanno ripagato i sacrifici fatti dalla società per ospitare questa manifestazione. Come nel caso del Zaragoza, anche i turchi hanno vinto due partite su quattro: le vittorie sono arrivate contro gli aragonesi e il Basket Brno, mentre le sconfitte sono arrivate per mano di due squadre qualitativamente più forti: la Stella Azzurra e lo Zalgiris. 

Il sistema di gioco dei padroni di casa si è basato sull’esuberanza delle loro tre guardie: Tolga Kay, Yigit Tekin e Ozan Yilmaz. I primi due sono dei 2004, mentre il terzo è un 2003. La loro velocità in campo aperto è stata determinante per segnare canestri facili ed aprire parziali con scioltezza irrisoria; ne sa qualcosa la Stella Azzurra che contro di loro ha rischiato di buttare alle ortiche il primo posto nel girone incassando un parziale di 21-2 nell’ultimo quarto, passando da +21 al + 2 in qualche minuto.

L’Efes però ha anche uno dei big man più promettenti della next generation turca: Koralp Turk, ala/centro di due metri e otto con delle mani molto educate e mortifero in situazione di pick-and-pop. Inoltre, grazie alle sue altissime percentuali dal midrange è un fattore nell’attacco contro la zona. A Koralp però, manca una dose di atletismo che di questi tempi è fondamentale per avere un ruolo di rilievo tra i professionisti. Vedremo.

L’ultimo talento da segnalare e è Karahan Efeoglu, ala classe 2004, in prospettiva è un 3 and D, che al giorno d’oggi è un archetipo molto richiesto ai piani alti. La mobilità difensiva è molto buona così come l’aggressività a rimbalzo. Secondo me gli manca della qualità vicino al canestro.

3° classificata – Zalgiris Kaunas (Lituania)

La pallacanestro in Lituania è una religione. Il bronzo alle Olimpiadi di Barcellona nel 1992 arrivato appena due anni dopo l’indipendenza dall’Unione Sovietica costituisce un motivo d’orgoglio per il popolo lituano che in quel successo ha trovato un riscatto politico e sociale. Gli Europei vinti nel 2003 hanno dato definitivamente voce al movimento e all’intero popolo, formato da poco meno di tre milioni di persone. È per questo motivo che io definisco la Lituania l’Uruguay del basket, perché a logica sarebbe impossibile che una nazionale con un bacino così limitato possa avere ottenuto certi risultati e narrato certi miti. E invece succede. Ad ogni manifestazione internazionale il paese baltico è sempre lì, a lottare con i giganti, e come spesso accade gli tiene testa.

I motivi di questi risultati probabilmente arrivano a trascendere la realtà e toccano il campo della mistica, ma un ruolo chiave lo gioca la mentalità determinata dei lituani. Forma mentis che lo Zalgiris ha dimostrato ampiamente di possedere in questo torneo. I verdi di Kaunas hanno giocato il torneo senza il loro leader, il classe 2004 Paulius Murauskas. E nonostante questo, sono arrivati sul podio, facendo leva sul collettivo e sul sacrificio. Lo Zalgiris è caduto solo dopo aver dato tutto contro il Real, ed è passato sopra all’Efes, il Tofas e il Fenerbahçe. 

Dominykas Butka e Liutauras Lelevicius sono stati i due singoli che si sono messi più in evidenza in questi giorni. Il primo è una guardia estremamente duttile, con un senso della partita inusuale. Il secondo invece è uno dei migliori tiratori da tre punti della sua annata: una meccanica fluidissima e molto bella da vedere, ma non sa solo tirare perché è anche un’atleta di primo livello e grazie ai 27 punti nella finale per il terzo posto, Liutauras è entrato a far parte del all-tournament best five.

2° classificata – Stella Azzurra Roma (Italia)

La Stella Azzurra non riesce a superare l’ostacolo ‘Real Madrid’: per il secondo anno di fila i sogni di vittoria stellini si infrangono in finale contro il muro madrileno. Il settore giovanile capitolino è l’unico che, nel panorama cestistico italiano, può competere a questi livelli. Se l’idea riguardante l’accessibilità a cinque wild card per l’ANGT di Colonia dovesse andare in porto, allora ci potrebbe essere una possibilità concreta di vedere gli stellini confrontarsi con le migliori compagini Under 18 d’Europa, e sarebbe un appuntamento imperdibile. 

La finale contro i blancos ha dimostrato che la Stella appartiene a questi livelli. Il primo tempo è stato dettato dai ritmi degli esterni romani che hanno messo sul parquet tutto quello che avevano per mettere in difficoltà le guardie avversarie. Spagnolo, Klavzar e Nunez hanno trovato non poche difficoltà nell’imporre le proprie qualità e lo small ball messo in campo da D’Arcangeli ha prodotto i risultati sperati. Giordano, Visintin, Maglietti ed Innocenti  – in campo contemporaneamente – hanno dato vita ad una difesa a zona molto efficace. +6 all’intervallo. 

Al rientro dagli spogliatoi, il Real ha trovato il modo per scardinare la zona sfruttando le qualità dal midrange di Eli John Ndiaye e la fisicità di Kostadinov. La Stella Azzurra non è riuscita reggere l’onda d’urto spagnolo e il parziale del terzo quarto è stato eloquente: 8-24. Dal +6 al -10 in dieci minuti. Il tentativo di rimonta di puro carattere dei romani non ha sortito gli effetti sperati e il Real, aggrappato al talento di Matteo Spagnolo, ha tenuto la testa avanti fino alla sirena finale. 77-85 il risultato finale.

Come ho già detto, la Stella Azzurra ha dato l’ennesima dimostrazione di sostenere a pieno questi ritmi e di poter ambire a risultati importanti a livello continentale nei prossimi anni. I talenti prodotti dal microcosmo romano sono stati tanti, e ce ne sono parecchi in rampa di lancio.

Nicolò Giordano e Matteo Visintin sono i cardini del team: esterni rapidi che fanno dell’imprevedibilità il loro punto di forza, ad Istanbul hanno messo a tabellino numeri sostanziosi: 16.5 punti, 2.8 rimbalzi e 2.5 assist di media per il veneto (con tanto di nomina nel miglior quintetto del torneo), 14.3 punti, 5.3 rimbalzi e 3.8 palle rubate di media per il friulano. Lucas Maglietti con le sue visioni porterà avanti l’eredità dei passatori argentini.

Questi tre esterni sono coloro che per qualità espressa si sono avvicinati di più al trio madrileno Nunez-Klavzar-Spagnolo. E, a mio parere, in finale, lo scontro diretto l’hanno vinto.

Emmanuel Innocenti sta crescendo davvero tanto, e l’esperienza che sta vivendo in Serie A2 lo sta aiutando veramente tanto. Innocenti è una delle colonne portanti della difesa allestita da D’Arcangeli: può cambiare su tutti mantenendo un’alta intensità, e inoltre in finale ha tirato con il 100% da 3 (3/3). Non male. 

L’ultimo nome che vi propongo è quello di Fabrizio Pugliatti, altro point forward (questo ruolo si sta prendendo un ruolo sempre più primario anche a livello giovanile) con un QI tecnico impressionante, che sa leggere le situazioni alla perfezione e trovare spazi liberi in continuazione. Nei quintetti con tre esterni era lui a portare la palla e a coordinare i movimenti dei compagni. 

In generale, il roster a disposizione della società capitolina per questa competizione era profondissimo: dai tre prestiti Nicolò Virginio, Benjamin Marchiaro e Ivan Onojaife, al centro di prospettiva Kevin Ndzie, passando per Kuusmaa, Bocevski e Jocys. 

1° classificata – Real Madrid (Spagna)

Per iniziare questa parte sui blancos, vorrei citare un dato impietoso che li coinvolge in prima persona e che testimonia l’onnipotenza cestistica, a livello giovanile, che questa polisportiva ha da qualche anno: contando anche i successi raccolti in questi giorni, ora sono sedici le vittorie di fila all’ANGT, ma la cosa ancora più impressionante è che queste sono arrivate con 31,3 punti di scarto per partita. Numeri surreali, che solo una società del genere può sognare di avere. Sì, avere quella possibilità economica sicuramente aiuta, ma poi tutti i talenti bisogna inserirli all’interno di un contesto di squadra perché alla fine, è di questo che tratta la pallacanestro. Ed è per questo motivo che bisogna evidenziare il lavoro fatto da Mariano de Pablos, allenatore che è riuscito a continuare la culture della cantera blanca.

Terminata questa piccola digressione, il Real è arrivato ad Istanbul senza Tristan Vukcevic: il fenomeno serbo era impegnato con la prima squadra e mentre i suoi compagni dell’Under 18 vincevano il torneo, lui era in campo contro il Betis e metteva a referto: 11 punti, 4 rimbalzi e 3 assist in 14 minuti. E nel caso in cui avesse partecipato alla spedizione madrilena in terra turca, forse non sarebbe stato neanche la stella della squadra perché di talento ce n’è veramente tanto.

Partiamo dall’MVP della manifestazione: Eli John Ndiaye, tuttofare classe 2004 che nell’ultimo periodo è migliorato esponenzialmente aumentando il proprio range di azione offensivo spingendosi fino al perimetro. Fisicamente è dirompente e può cambiare su quasi tutte le posizioni (l’unica eccezione e lo spot di 1), in attacco è una minaccia concreta dal midrange e nel pitturato.

Poi abbiamo Juan Nunez, ovverosia il prossimo artista della palla a spicchi: il suo senso per l’assist è da stropicciarsi gli occhi, così come quello per la giocata spettacolare ed imprevedibile. L’unico problema risulta essere il tiro: in Liga EBA (la quarta serie spagnola dove gioca il Real Madrid U18) tira con meno del 10% da dietro l’arco. Tuttavia, durante la partita contro lo Zalgiris ne sono arrivate due in fila tra lo stupore generale. Un po’ di madness la vogliamo anche al di qua del Pacifico, grazie.

Potrei andare avanti per ore ad elencarvi i vari: Garuba (sì è il fratello di quel Garuba), mastino difensivo ed agonista con pochi eguali, Klavzar, tiratore mortifero ed attaccante da primissimo livello, Veesaar, lungo che se mette su qualche chilo vedrà i suoi orizzonti spalancarsi. E poi c’è Matteo Spagnolo, inserito nel miglior quintetto della manifestazione e leader tecnico del gruppo. Durante la finale contro la Stella Azzurra ha faticato nel primo tempo contro la pressione degli esterni capitolini, ma poi ha preso le misure e nell’ultimo periodo ha messo due sigilli importanti sulla conquista del trofeo. Due sigilli imperiali, forse i più eleganti di tutto l’ANGT.

La finalissima contro i romani è stata prova di grande maturità dei blancos che, come detto prima, nel primo tempo hanno trovato molta difficoltà nel prendere ritmo ed avere certezze. Poi, nel secondo tempo la maggior lucidità dovuta al maggior talento complessivo ed alla freschezza dovuta alla più ampia gamma di giocatori dai quali poter attingere, ha regalato al Real la seconda tappa dell’ANGT stagionale: vinta con autorità e sicurezza. Attualmente è il settore giovanile più vigoroso del vecchio continente, i risultati parlano chiaro.  

Quintetto ideale ANGT: 

Nicola Giordano (Stella Azzurra Roma) – Matteo Spagnolo (Real Madrid) – Liutauras Lelevicius (Zalgiris Kaunas) – Jakub Necas (Brno) – Eli John Ndiaye (Real Madrid)

ANGT MVP: Eli John Ndiaye (Real Madrid)

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