Cosa lascia il segno in un’apparentemente ordinaria cronistoria sportiva? Il colpo di scena, certo. La favola della Cenerentola con i tacchetti o che palleggia in campo aperto. E che sia una squadra intera o solo un componente di quest’ultima, poco importa. Ma c’è un altro grande macro-tema che scuote come un’onda improvvisa la tavola piatta dello scorrere del tempo. E tanto Venezia quanto Sassari, che di mare se ne intendono per così, hanno deciso di cavalcarla.
Il macro-tema di cui parlo è la rivalità. Lo sport – il basket, nel nostro caso – è solo uno dei tanti ambienti in cui si può sviluppare uno scontro prolungato tra due entità. In questo la pallacanestro va a braccetto con i campi dell’economia, del credo religioso, della politica. E via discorrendo, senza avere la pretesa che questo rapporto antagonistico non oltrepassi il confine del rispetto reciproco. Fortunatamente, nella competizione che si è venuta ad instaurare negli ultimi anni tra Reyer e Dinamo, la contesa non ha mai stretto la mano alla violenza.
E a proposito di cronistoria, il panorama cestistico nostrano si è sempre contraddistinto per aver proposto, nel corso dei decenni, un’ampia gamma di rivalità da un lato all’altro del campo. Dall’immortale stracittadina bolognese tra Virtus e Fortitudo – con l’intrusione, talvolta, di Treviso – alle contese a cavallo tra gli anni 2000 e 2010, in cui un paio di guantoni era indossato sempre da Siena e l’altro se lo contendevano Roma e Milano. E poi i derby lombardi, con gli stessi meneghini, Cantù e Varese.
Ma – non me ne vogliano i tifosi di Reggio Emilia e Trento – lo scontro principe del nostro campionato è un altro. E, negli ultimi anni viaggia sulla tratta che unisce la Sardegna alla Laguna. Filosofie di gioco, protagonisti e tradizioni nettamente diverse. Stessa passione, l’ingrediente che non può mancare nella ricetta della rivalità sportiva per antonomasia.
Menzioni onorevoli sardo-venete
L’11 gennaio 2012 al PalaVerde di Treviso viene aperto per la prima volta il cassetto di questa contesa iniziata ad ancora sommersa e proseguita nel più elettrizzante dei modi. Una prestazione solida per la neopromossa orogranata, una giornata da dimenticare per la squadra allenata da Meo Sacchetti. 91-71 per la Reyer Venezia dei vari Alvin Young, Szymon Szewczyk e Keydren Clark, uno che al college riuscì a totalizzare più di 3000 punti; impresa riuscita, tra gli altri, anche a Pete Maravich e Alphonso Ford. Dall’altra parte del campo, nessun elemento con ancora indosso quei colori ai giorni nostri, eccezion fatta per Jack Devecchi. Insieme al capitano della Dinamo, c’erano anche Travis e Drake Diener, due che diranno la loro in Sardegna.
Prima di passare alle quattro partite che meglio rappresentano – a mio avviso – le svariate sfaccettature che questa rivalità ha incarnato nel corso del tempo, è tempo di qualche menzione onorevole. Un po’ di chicche da non perdersi, se si vuole fare un viaggio nel tempo sulla DeLorean orogranata e biancoblù.
Dopo il primo scontro “fuori casa” tra Venezia e Sassari, entrambe le squadre si qualificano ai playoff 2011/2012, rispettivamente da quarta e settima forza del campionato. Il percorso di Reyer e Dinamo, però, si interrompe contro quelle che sarebbero state le finaliste. Venezia perde 3-0 nel primo turno contro Milano, Sassari deve accontentarsi di un approdo in semifinale contro Siena, nel bel mezzo dell’epopea Mens Sana.
L’anno successivo sono ancora playoff per entrambe e si sfiora addirittura lo scontro ai quarti di finale: la Dinamo è seconda (e si fermerà contro la Cantù di Andrea Trinchieri e Pietro Aradori), la Reyer ottava. Ma è durante la regular season che arriva il primo showdown degno di questo nome. 81-81 al termine dell’ultimo quarto a disposizione, 92-93 dopo un supplementare grazie ad un taglio in backdoor da parte di Drake Diener. E guarda un po’, il 16 vestirà ancora i panni del protagonista in questa storia.
L’annata successiva, quella che precede l’arrivo in Sardegna dei vari David Logan, Rakim Sanders, Jerome Dyson Shane Lawal, Jeff Brooks e via dicendo, è un ottimo antipasto prima di gustarsi la portata principale, vale a dire il Triplete 2014/2015. Sassari conquista la sua prima Coppa Italia e va a uno straordinario Keith Langford di distanza dalla sua prima finale playoff. Durante la regular season, però, un’avvisaglia troppo rumorosa per non essere percepita. Il 16 marzo 2014 infatti, (indovinate un po’?) contro la Reyer Venezia, arriva uno scoppiettante 100-95.
DD16 ne firma 44 con 18/26 dal campo (!), 7 rimbalzi, 3 assist e 0 palle perse (!!). Donell Taylor, dall’altra parte, è autore di una gara in gran spolvero (28 punti, 9 rimbalzi, 3 palle recuperate e 12/19 dal campo), ma tutto è oscurato dall’ombra di ManDrake, mai in crisi durante tutto il corso della partita. Glaciale in ogni conclusione, con o senza ritmo, dall’esiguo o elevato coefficiente di difficoltà. Molti dei suoi punti, inoltre, arrivano dagli assist illuminanti del cugino.
Prima del mio personale Atto I, ci sono almeno altri tre must watch da prendere in considerazione. Nella stagione 2014/2015, quella del trionfo tricolore sassarese, tanto la gara d’andata quanto quella di ritorno hanno regalato il solito spettacolo: 90-100 Dinamo al Taliercio a pochi giorni dal Capodanno, 88-80 ed altra vittoria per Sassari nella sfida d’inizio maggio al PalaSerradimigni, nonostante il tentativo di rimonta orogranata. Alla voce protagonisti, evidenziare Hrvoje Peric e Phil Goss da una parte, Jerome Dyson e Rakim Sanders dall’altra. Per chiudere il cerchio, un’altra vittoria sarda al Taliercio, quella della stagione 2015/2016: un 70-74 a dir poco sofferto.
Tre vittorie su tre per la Dinamo da non perdersi per vivere l’evoluzione di questa rivalità, la cui pietra miliare, però, viene posta a mio parere alla penultima giornata del girone d’andata 2016/2017. Sulla panchina veneta non siede più Charlie Recalcati, ma Walter De Raffaele. E se all’inizio della sua avventura orogranata i mormorii si sprecavano, quel 3 maggio 2017 molti tifosi Reyer tacciono, ricredendosi. E iniziando ad essere fiduciosi.
Atto I: 2016/2017, Sassari-Venezia 85-89
La Dinamo di Federico Pasquini arriva da cinque vittorie consecutive, trascinata dal P&R di Stipcevic e Lawal. Gani, non Shane. La Reyer, invece, ha subito un’unica battuta d’arresto nelle ultime nove gare, contro l’Olimpia Milano. Entrambe cercano garanzie per la fase finale del campionato, con gli ospiti che arrivano in Sardegna consci di potersi conquistare il secondo posto in classifica. E cosa sovviene alla nostra mente, quando ci riferiamo alle contese tra Dinamo Sassari e Reyer Venezia? Esatto: equilibrio.
Questa partita non fa eccezione, nonostante nel corso dei 40’ il pubblico del PalaSerradimigni sia costretto ad assistere ad un pababile prologo di sconfitta: Peric fa sostanzialmente ciò che vuole allontanando il minore dei fratelli Lawal dal pitturato, Filloy ed Ejim completano il terzetto che fa venire gli incubi ai padroni di casa. Ma non sarebbe un Sassari-Venezia (o viceversa, lo sappiamo) senza un ribaltamento di fronte: l’asse croato-statunitense funziona alla grande e contribuisce ad insaporire ancor di più i popcorn preparati per il finale di partita. Finisce 85-89, e sarebbe solo una delle vittorie venete in questa rivalità. Non proprio.
Prima l’ho definita “la pietra miliare della rivalità”, e il fatto che vi siano solo quattro superstiti da quella sfida (Bramos, Tonut e Stone per Venezia, Devecchi per Sassari) rende giustizia solo in parte a quell’affermazione. Questa vittoria da parte di Venezia, che certifica il secondo posto in classifica ed i successivi playoff con Pistoia prima ed Avellino poi, è il crocevia nel tortuoso sentiero della sfida prolungata con Sassari. È un caso che l’avversaria della Dinamo in quei playoff sia stata la Trento dei vari Sutton, Craft, Hogue e Forray, sconfitta in finale dalla stessa Reyer, campione d’Italia a 74 anni dall’ultima volta?

Atto II: Quarti di Finale Coppa Italia 2019, Venezia-Sassari 88-89
Rivale chiama rivale, trofeo chiama trofeo. A poco meno di due anni di distanza dal tricolore orogranata, Sassari e Venezia si trovano di fronte al primo turno di Coppa Italia 2019. La location è insolita, perlomeno perché da queste parti non si vive spesso di sfide cestistiche blasonate. O meglio, lo si fa di anno in anno: anche l’edizione precedente, vinta da Torino, si è giocata al Nelson Mandela Forum di Firenze.
La sfida è di quelle da non perdersi, così come Milano-Virtus e Avellino-Brindisi. Il livello è alto, l’equilibrio la fa da padrone. E c’è anche da dare il benvenuto a un nuovo attore pronto a calcare il palcoscenico; alla vigilia delle Final Eight, infatti, Vincenzo Esposito ha salutato Sassari e la Dinamo. Dal Diablo si passa al Poz, che, come sottolineato da Andrea Meneghin in telecronaca, inizia a conoscere i suoi direttamente in campo. Ma non ci sono solo sorprese sul parquet: sia Valerio Mazzola che Jaime Smith hanno brillato nell’edizione precedente, uno per la vittoria con Torino e l’altro per i numeri senza senso prodotti nella due-giorni con Cantù.
Come ormai da assioma, la partita sembra partire sui binari dell’equilibrio, ma la Reyer fa in fretta a scaldarsi. Difendono ottimamente con la 3-2 proposta da De Raffaele – i dubbi sul livornese sono spariti del tutto in Laguna – e puniscono in transizione, specialmente con Austin Daye. Ma la lotta c’è e si vede, così come la componente sorpresa, quella che fa rimanere sbalorditi di fronte al secondo quarto della Reyer: Biligha fa il bello e cattivo tempo sotto canestro, mentre capitan Haynes e Michael Bramos si armano dalla lunga distanza. Sassari fa bene sostanzialmente solo a rimbalzo offensivo e Venezia ne approfitta, da squadra paziente, disponibile, vincente. A fine primo tempo è 57-41, con la Reyer che viaggia a 7/11 da 2 e 12/18 (!) da 3, con 16 punti in uscita dalla panchina e 12 assist a 2. Finita?
Sembrerebbe che la risposta sia affermativa, specie dopo aver visto ciò che accade poco dopo la metà del terzo quarto di gioco: la perfetta sintesi della gara, difesa che collabora e contropiede da metronomi. Ma c’è una cosa che scombussola l’ordinaria evoluzione delle cose nello sport, nella pallacanestro: il colpo di scena. E la rivalità tra Reyer Venezia e Dinamo Sassari ne è stracolma. Dyshawn Pierre inizia a far carburare il diesel di atletismo e arsenale offensivo di cui dispone, con gli uomini di De Raffaele che paiono immediatamente intimoriti. Ed ora la risposta alla domanda precedente è insospettabilmente incerta. Ciò che è certo, invece, è che abbiamo una partita e guess what? È fantastica, come da copione.
Sassari completa il capolavoro nel quarto ed ultimo quarto di gioco, rosicchiando lo svantaggio maturato nel corso della partita sia con l’agonismo che Gianmarco Pozzecco riesce a trasmettere osmoticamente ai suoi, sia non mollando di un centimetro in campo: alla magistrale uscita dai blocchi di Bramos, risponde Spissu con orgoglio. E poi arriva la tripla di Rashawn Thomas, il ribaltamento di fronte di De Nicolao ed una serie infinita di tiri liberi. La gara si scrolla l’equilibrio di dosso a pochissimi secondi dal termine. Pierre fa 1/2 in lunetta, ma il pallone rimane biancoblù. In uscita dal timeout, la Dinamo non perde l’occasione di colpire: il pallone arriva a Jack Cooley, che completa una prestazione strenuamente fisica contro Watt con un semigancio da urlo.
88-89, Venezia perde per la settima volta su sette in Coppa Italia. Sassari si infrangerà contro una delle tante Brindisi di Frank Vitucci. Ma la stagione non finisce mica a febbraio.

Atto III: Gara-7 Finali 2019, Venezia-Sassari 87-61
In regular season si erano già incontrate una volta (solita sfida da seguire fino all’ultimo e vittoria Reyer 83-86 in terra sarda) e si sarebbero incontrate nuovamente dopo i quarti di finale di Firenze. Un’altra vittoria orogranata, questa volta entro le mura casalinghe: 98-80, miglior prestazione realizzativa da parte degli uomini di De Raffaele in stagione, eccezion fatta per le vittorie in Champions League contro Holon (111-104) e Opava (102-81).
Una sconfitta che ha pesato, per la Dinamo? Traete le vostre conclusioni: dopo quel 10 marzo, la squadra di Pozzecco raccoglie 22 vittorie consecutive tra campionato ed Europe Cup, a oltre 98 punti realizzati di media. Fatto? Bene, ci sono altri numeri da prendere in considerazione. Dopo i 7 trionfi di mamma Siena, negli anni pari ha sempre vinto l’Olimpia Milano (2014, 2016, 2018), mentre in quelli dispari le vittorie si sono spartite equamente tra due squadre: Dinamo Sassari (2015) e Reyer Venezia (2017). Il 2019 è un anno dispari, e chi si presenta al grande ballo?
Il terzo posto di Venezia presenta le seguenti avversarie ai playoff: Trento (3-2) e Cremona (3-2). Dunque, la rivincita della finale 2017 e la squadra rivelazione del campionato, capace di conquistare un secondo posto mai raggiunto prima d’ora grazie anche e soprattutto ad un Drew Crawford in versione MVP. Sassari, invece, prima si prende la rivincita su Brindisi (3-0) e poi tritura i pronostici della vigilia contro l’Olimpia Milano (3-0). Una squadra che ha sofferto nei primi due turni contro una schiacciasassi, ma tutto si azzera alla prima palla a due della serie finale.
Come terza cartolina da incorniciare nella trattazione di questa rivalità, avrei potuto scegliere lei: l’istantanea dell’anno, la schiacciata di Tyrus McGee su un Mitchell Watt inerme negli ultimi istanti di Gara 6. 3-3 nella serie, l’apice dell’equilibrio, la sublimazione del climax della tensione fuori e dentro il campo. Ma dopo aver visto quello che personalmente definisco l’inizio di questa storia destinata a perdurare ed il suo primo grande colpo di scena a Firenze, credo sia venuto il momento di sottolineare due imposizioni convincenti, una per parte.

A 730 giorni e qualche ora dallo Scudetto 2017, in Laguna c’è la possibilità di gioire nuovamente. Sassari è più che mai ostica, ed il rendimento degli uomini di Pozzecco alla vigilia della serie finale ne è la dimostrazione lampante. Soprattutto, ha dimostrato di sapersi imporre con fermezza e dando ampio spazio al suo attacco. Nelle tre vittorie in Gara 2, 4 e 6, infatti, non sono mai scesi sotto gli 80 punti. Al tempo stesso, la Reyer è stata bravissima a limitare i sardi in Gara 1, 3 e 5, portandoli a segnare appena 70, 73 e 65 punti. Per Gara 7, il Taliercio è ancora più bollente del solito. E di solito è incandescente, specie al 22 giugno.
3.509 paia di occhi non si smuovono da ciò che avviene sul parquet, non importa se con indosso la maglia granata preparata per l’occasione o qualche parvenza di biancoblù. E quello che avviene è una gran partenza dei padroni di casa, che sia con Vidmar – chiave tattica di WDR per limitare Cooley – che con Haynes si portano al primo riposo con qualche lunghezza di vantaggio. I 4 punti diventano 9 all’intervallo, nonostante Tonut non riesca a sbloccarsi. Ma la chiave per i veneziani è sempre la stessa: intensità, in attacco e difesa.
Sassari sa che non deve mollare, ma i padroni di casa sono decisamente più in bolla per permettersi sbavature. I fantasmi di Coppa Italia sono ancora troppi vicini e bisogna scongiurare un loro ingresso ad ostacolare il cammino. Ci pensano sia Bramos, che ne firma 17 nel terzo quarto, che i ferri del Taliercio, con cui la Dinamo non smette di litigare. Il vantaggio a fine primo tempo si raddoppia all’inizio degli ultimi 10’. Sostanzialmente è una Caporetto in salsa sarda, con capitan Haynes – che a febbraio aveva sbagliato uno dei due liberi a disposizione nella decisiva staffetta finale in lunetta – che congela la partita dall’arco. 2 dita alzate al cielo, Venezia è campione d’Italia.

Atto IV: Supercoppa Italiana 2019, Sassari-Venezia 83-80
Avevo promesso un’affermazione decisa e convincente per parte, ed eccoci qui. Con un piccolo asterisco: ancora una volta, nella contesa sarà protagonista l’equilibrio. Ma si tratta pur sempre di un ritorno alla vittoria in campo italiano a 5 anni di distanza dall’ultima volta. Dopo aver vinto l’Europe Cup nel primo anno di gestione Pozzecco, la Dinamo ha la possibilità di aggiungere dell’oro in bacheca nella due-giorni organizzata a Bari. I vinti e i vincitori di Scudetto e Coppa Italia si sfidano in Final Four per alzare al cielo la Supercoppa Italiana. E quindi, Cremona-Sassari e Venezia-Brindisi. E quindi, Venezia-Sassari.
Cambiano i protagonisti, di certo non il blasone. Da Sassari hanno preso il volo in tanti (Jack Cooley, Achille Polonara, Rashawn Thomas, Scott Bamforth e non solo), ma sono atterrati svariati elementi da tenere d’occhio. Il croato Miro Bilan, gli ex Milano Jamel McLean e Curtis Jerrells, il rientrante Michele Vitali, reduce dall’esperienza ad Andorra. Venezia, invece, opta per la solita continuità: pochissimi cambi nelle rotazioni, tra cui l’inaspettato addio di Marquez Haynes. E dopo l’86-79 di Venezia su Sassari nella stessa competizione nel 2017 – poi vinta da Milano – prende il via un altro capitolo della rivalità in Supercoppa Italiana.
Nonostante la premessa iniziale sulla presenza dell’equilibrio, l’inizio di partita pare l’esatto opposto della sfida venutasi a creare ad inizio anno a Firenze. Cooley è volato in Giappone, ma i centimetri rimangono con Bilan: la mossa Vidmar, però, non sembra funzionare e Sassari si dimostra molto più reattiva degli avversari. Il croato non si ferma anche nel secondo quarto, coadiuvato dall’ottima serata al tiro dei piccoli in maglia blu; Vitali, Spissu e Jerrells, che chiamano The Shot mica per caso e infila una tripla da brividi. La Reyer non ne fa una giusta: all’intervallo è 41-24. E l’equilibrio, dov’è?
Beh, arriva. Per essere precisi, è un costante inseguimento da parte di Venezia, che a cavallo tra il terzo e quarto quarto riesce ad acciuffare una Dinamo apparentemente in fuga e priva di Spissu per falli. Alla fine, è un tap-in di McLean, che fino a quel momento aveva sofferto non poco l’arrembante grinta di Mitchell Watt, a salvare i sardi. Overtime a Bari: non siate sorpresi. I cinque minuti finali sono quanto di più ordinario ci si possa aspettare nella straordinarietà degli scontri tra Venezia e Sassari. Ci sono triple da una parte e dall’altra unite alla mano che trema in lunetta. E perché no, un finale ancora una volta a sorpresa: Stone recupera il pallone dopo un errore di Jerrells, ma scivola e regala il pallone a Pierre. Giusto perché gli sceneggiatori non si sono fatti sfuggire nulla.

Quarto atto in the books, e non è certo finita qui. Dopo quell’ultima affermazione targata Dinamo, è arrivato un 55-54 per Venezia, una pandemia ed un ritorno a battagliarsi, con una vittoria casalinga per parte in questa stagione. 99-92 è finita al Taliercio, 96-88 al PalaSerradimigni. Entrambe non sono riuscite a contraddire i pronostici della vigilia in Supercoppa Italiana e Coppa Italia, finite nella bacheca dell’Olimpia Milano più talentuosa dell’era Armani.
E abbiamo una certezza, per il periodo più avvincente della stagione italiana: Umana Reyer Venezia e Banco di Sardegna Dinamo Sassari non si incontreranno in semifinale, tanto meno in finale. Per la prima volta nella storia, un capitolo della saga si scriverà al primo turno di playoff, nei quarti di finale. Con i soliti noti, con le nuove aggiunte ed ex inediti dell’ultimo minuto. Con le stesse parole chiave: equilibrio, intensità, spettacolo. Regalatecene ancora, la rivalità è destinata a non finire.