Mi sa che tanti di voi non hanno passato una gran nottata, tra domenica 4 e lunedì 5 luglio. Ci credo, scommetto che non siete riusciti a chiudere occhio da quando la sirena dell’Aleksandar Nikolić Hall si è spenta sull’ultimo possesso azzurro. Palla in mano ad Achille Polonara, il risultato che recita “95-102” e un trionfo che sancisce il ritorno alle Olimpiadi, 17 anni dopo l’argento di Atene 2004. I nostri ragazzi guidati da Meo Sacchetti hanno confezionato una prestazione straordinaria, e sarebbe stato scorretto non lasciar spazio ad alcuni dei protagonisti azzurri nel nostro miglior quintetto tra tutti i tornei del Preolimpico.
Da Kaunas a Belgrado, da Victoria a Spalato, le sorprese non sono per nulla venute a mancare: lo dimostra la presenza di uomini inattesi alla vigilia, diventati con il passare dei giorni elementi imprescindibili per le rispettive Nazionali, e di fenomeni che non vedevamo l’ora di ammirare in campo. Andiamo a scoprirli.
Luka Doncic – Slovenia

La Zalgirio Arena è una bolgia. Tutto esaurito a Kaunas, come nelle notti magiche d’Eurolega, con lo Zalgiris a farla da padrone. Un climax di tensione inesorabile si è tinto di giallo, verde e rosso al grido di “Lietuva, Lietuva”. D’altronde, il pubblico lituano non si aspetta alcun risultato al di fuori della vittoria, visto che dall’indipendenza raggiunta nel 1990 (la prima delle Repubbliche Sovietiche a dichiararla), la Nazionale cestistica si è sempre qualificata per i Giochi Olimpici. Tutto secondo il copione.
Non proprio, perché gli sceneggiatori di questo Preolimpico ci hanno abituato a twist che vanno ben oltre il colpo di scena. E quindi bisogna caratterizzare l’antagonista perfetto, quello con cui non puoi non empatizzare (a meno che lo spettatore non sia lituano, chiaro): Luka Doncic ha l’onore e l’onere di dare tutto per portare per la prima volta la sua Slovenia a un’Olimpiade. Non c’è mai stato – e forse mai ci sarà – un cestista sloveno più impattante del ragazzino nato a Lubiana nel febbraio 1999, che ha fatto innamorare Madrid prima e Dallas poi. E ora ha la targa da “nemico pubblico numero uno” in qualche piazza lituana, da Vilnius a Kaunas.
Il suo è un Preolimpico epocale, chiuso a medie da 21.3 punti, 8 rimbalzi, 11.3 assist e 31.5 di valutazione. Gioca in ciabatte contro Angola (68-118), Polonia (112-77) e Venezuela (98-70), conduce i suoi alla partita più importante nella storia della propria Nazionale and guess what? Impone il suo ritmo anche contro gli uomini di Darius Maskoliunas. Con una facilità disarmante, firma la sua prima tripla doppia (31 punti, 11 rimbalzi e 13 assist) con questa maglia e si carica sulle spalle i 2.111.461 connazionali. In pochi mesi, la Slovenia ha dato i natali a due mostri sacri come Tadej Pogacar e Luka Doncic. Čestitke, complimenti.
Remembering last night's @TCL_Europe Player of the Game, @luka7doncic!
— FIBA (@FIBA) July 5, 2021
What a show he put up, as 🇸🇮 booked a ticket to #Toyko2020! 🔥
📊 31 PTS · 11 REB · 13 AST | 42 EFF pic.twitter.com/OzsrdzDz6p
Tomas Satoransky – Repubblica Ceca

Come anticipato in precedenza, questo Preolimpico, in tutte le sue sfaccettature, è stato l’epitome dell’imprevedibilità. E se appena una settimana fa davamo per scontato un biglietto diretto a Tokyo per il Canada dei vari RJ Barrett, Andrew Wiggins e Luguentz Dort, oggi dobbiamo ringraziare la Repubblica Ceca per aver trasformato in realtà una fantasia al limite dell’impronosticabile.
A Victoria, nel raggruppamento del Preolimpico più ricco di talento, con la Grecia di Sloukas, Calathes e Mitoglou, i padroni di casa di cui sopra, la Turchia di Osman, Korzkmaz e Sengun, l’Uruguay di Jason Granger, la Cina e la Repubblica Ceca di Jan Vesely e Tomas Satoransky, a prevalere sono stati proprio questi ultimi. E una grossa fetta di merito va all’ultimo elemento citato, in forza ai Chicago Bulls. Dopo essere stato il miglior marcatore nella sconfitta con la Turchia (15 punti e 6 assist) e nella vittoria all’ultimo respiro con l’Uruguay (19 punti), ha confezionato una prestazione for the ages nella semifinale contro il Canada, compreso il tiro sul finale con la mano di Dort in faccia.
La finale con la Grecia, ancora una volta da sfavoriti, ha sorpreso a tratti ancor più della vittoria precedente per la superiorità mostrata dalla Repubblica Ceca, in pieno controllo del match dall’inizio alla fine. Satoransky ci ha messo ancora il suo, giostrando a meraviglia un attacco collaudato e caricando emotivamente tutto il gruppo. Da leader, che ci ha creduto contro tutto e tutti.
🇨🇿 @satoransky banks it to give Czech Republic the win over Canada in OT and advance to the #FIBAOQT Final! pic.twitter.com/b6rrI4SFuu
— FIBA (@FIBA) July 3, 2021
Simone Fontecchio – Italia

Virtus Bologna, Olimpia Milano, Vanoli Cremona, Pallacanestro Reggiana. ALBA Berlino. C’è un prima e un dopo nella carriera di Simone Fontecchio. C’è un prima fatto di speranza e un talento che bussa alla porta dei grandi, c’è un dopo che equivale a responsabilità, minuti e consapevolezza di essere un giocatore pronto per i piani alti del basket europeo. C’è una crescita sotto un maestro come Aito Garcia, che in una stagione ha definitivamente trasformato il nativo di Pescara in un fuoriclasse.
E soprattutto, con l’impresa tinta di azzurro a Belgrado, c’è un Simone Fontecchio che ormai fa paura a tutti, anche in campo internazionale. In difesa si fa sempre trovare pronto sul suo uomo, protegge il ferro con doti apparentemente naturali e in attacco vanta un repertorio vastissimo: pochi fisici lo reggono, spara dall’arco con facilità e ha un’aggressività agonistica impressionante.
Ci ha portati a Tokyo con un Preolimpico da 19.7 punti e 6.3 rimbalzi, con il 53.8% dal perimetro e senza mai sbagliare un tiro libero. In finale, contro la Serbia, ne ha scritti 21 con 8 rimbalzi, oscurando in larga parte quello che è stato il dominatore della stagione in Eurolega, un certo Vasilije Micic. Bravo, Simone.
Fontecchio is a BEAST 🥶
— FIBA (@FIBA) July 4, 2021
Block on one end, then goes straight for a bucket 🇮🇹#FIBAOQT | @italbasket | @simofonte13 pic.twitter.com/47x46kEqBY
Moritz Wagner – Germania

Senza Dennis Schröder, la Germania si presentava al torneo di Spalato con due giocatori NBA a roster: Isaac Bonga e Moritz Wagner. La sensazione, però, è che Henrik Markus Rödl puntasse particolarmente su coloro che da anni navigano nelle acque del panorama cestistico europeo, da Danilo Barthel a Maodo Lo, passando per Johannes Voigtmann. Senza dimenticarsi di Joshiko Saibou, protagonista nel torneo di Amburgo contro l’Italia e mina vagante dei tedeschi.
Dopo aver superato gli ostacoli Tunisia e Russia, la Germania era chiamata ad un’impresa nella semifinale contro la Croazia. Forse in quest’occasione sarebbero serviti, gli “americani”. Nein, perché complessivamente giocano meno di 20 minuti, entrambi con 4 falli personali. Wagner, in particolare, appare spento e a brillare è Maodo Lo, regista e condottiero con 29 punti e 8 assist.
Quando il grande palcoscenico regala una finale rognosa contro il Brasile, però, arriva la svolta nel torneo del giocatore degli Orlando Magic: i verdeoro non riescono a contrastarlo e Wagner si ciba di Varejao e compagni, portandosi a casa in ferro in più di un’occasione. Il tabellino dice 28 punti, una mobilità fuori dall’ordinario per quei 211 centimetri e una prestazione che ricorda i tempi del buon Dirk in Nazionale. Nel ritorno ai Giochi Olimpici dopo 13 anni, per la Germania c’è tanto di Moritz Wagner.
Moe Wagner came off the bench to devastating effect, his 28 points in as many minutes putting Brazil to the sword ⚔️
— FIBA (@FIBA) July 4, 2021
For that, he is our @tcl_europe Player of the Game! 👏🇩🇪 #FIBAOQT pic.twitter.com/vIS4UdqyWZ
Achille Polonara – Italia

Prendete la parabola di Simone Fontecchio e applicatela a questo ragazzone che risponde alla cornetta che collega Belgrado a Tokyo, seppur con qualche piccola modifica. Nel suo passato troviamo un argento agli Europei U20 del 2011, una Supercoppa Italiana con Reggio Emilia e una Europe Cup con Sassari, ma anche tante delusioni, affermazioni in campo nazionale sfumate all’ultimo istante o chance che non prevedono l’aggettivo “seconde” al loro fianco. Poi, la chiamata di Dusko Ivanovic al Baskonia.
Un’organizzazione in pianta stabile in Eurolega, capace di plasmare tanti campioni nel corso degli anni. Una tifoseria importante, un ambiente che ti rende cittadino basco ad honorem alla prima partita con la maglia sudata dal primo all’ultimo minuto. E Polonara ne suda tante, di magliette. In Spagna vince una Liga ACB, il premio di Most Improved Player da parte dei colleghi nell’ultima stagione europea e tantissime partite da protagonista, anche contro corazzate come CSKA Mosca ed Efes. E poi il passaggio al Fenerbahce a poche ore dall’esordio in questo Preolimpico, forse ciò che gli ha dato la carica più significativa.
Sull’impresa dell’Italia c’è tanto, tantissimo di Achille Polonara, nominato MVP della competizione a Belgrado e ormai leader tecnico ed emotivo di una Nazionale che si affaccia fiduciosa al futuro. Ha viaggiato a cifre (17.3 punti, 9.3 rimbalzi) e percentuali (69.2% dal campo, 61.1% dall’arco su 6 tentativi a partita) clamorose. Ha marcato l’impronta del campione che spicca il volo verso Tokyo e verso un nuovo, affascinante lido europeo. Ha alzato il telefono, Achille chiamò.
22 PTS | 12 REB | 32 EFF@ilpupazzo33 was just spectacular tonight, and he deserved to be named @TCL_Europe Player of the Game ⭐️#FIBAOQT | @Italbasket 🇮🇹 pic.twitter.com/9aynabjInN
— FIBA (@FIBA) July 4, 2021
Sesto Uomo: Bojan Bogdanovic – Croazia

Certo, in uscita dalla nostra panchina immaginaria avrebbero potuto esserci un sacco di giocatori, magari anche con il pass per i prossimi Giochi Olimpici in mano. Qualche nome? Nico Mannion, Maodo Lo o Vlatko Cancar. Oppure qualche vinto, ma che abbia particolarmente lasciato il segno in questo Preolimpico: Francisco Cruz, Jonas Valanciunas, Nick Calathes, Bojan Bogdanovic. Ecco.
Per la Croazia vale lo stesso discorso fatto per Serbia a Belgrado e Canada a Victoria: questo torneo di Spalato, davanti al proprio pubblico, non poteva non essere vinto. Cinque anni dopo il trionfo corsaro ai danni degli Azzurri a Torino, con gli uomini di Aza Petrovic in grado di sconfiggere l’Italia di Messina e qualificarsi per Rio 2016, ai croati non è però riuscito il bis. Meritatamente, aggiungerei.
Dopo il tracollo contro il Brasile (un 94-67 psicologicamente tremendo) e una vittoria strappata per una manciata di possessi contro la Tunisia, tutti i difetti che si erano assaporati nelle sfide del Gruppo B sono venute alla luce in semifinale, dove la Germania ha lietamente banchettato sulle controfigure di Mario Hezonja e compagni. E allora perché c’è Bojan Bogdanovic in questa categoria? Rispondo con un numero: 38, i punti collezionati dal giocatore degli Utah Jazz, record assoluto (infranto quello di Nowitzi risalente al 2008) in una gara di qualificazione per le Olimpiadi. Ma non bastano, perché a Tokyo ci va la Germania. Dalla regia mi dicono che “agrodolce” in croato si dica “gorko-slatkog”: non c’è definizione migliore, per questo Bogdanovic a metà tra la gloria e la disfatta.
Bojan Bogdanovic left his heart on the floor for 🇭🇷 last night 💔
— FIBA (@FIBA) July 4, 2021
Scoring half of his team's total, @44Bojan dropped an incredible 38 points in Split.
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Miglior Allenatore: Ronen Ginzburg – Repubblica Ceca

La scelta sul miglior Coach di questa settimana con vista sul Giappone è stata particolarmente ardua. Bisognava premiare Aleksander Sekulić, subentrato dopo essere stato il vice di Rado Trifunović per quattro anni e in grado di portare per la prima volta la Slovenia alle Olimpiadi? O forse Meo Sacchetti, che ha chiuso il cerchio da Mosca a Tokyo firmando un’impresa da sogno in casa della Serbia.
Alla fine, la scelta è ricaduta su un altro vincitore, probabilmente il più inatteso. Il “non ceco” più ceco che ci si possa immaginare (forse al pari di Blake Schilb, naturalizzato e altro grande protagonista di questa cavalcata): Ronen Ginzburg, classe 1963, dapprima icona da giocatore con il Beitar Tel Aviv e in veste di allenatore ormai un’entità per il panorama cestistico di questo Paese. Dopo aver collezionato alcune esperienze sulle panchine del campionato israeliano, nel 2006 viene nominato vice del Nymburk (anche avversario della Dinamo Sassari nell’ultima BCL), diventandone primo allenatore nel 2010 e portando in bacheca svariati trofei.
Dal 2013, la Repubblica Ceca gli dà le chiavi della Nazionale e lui ripaga con un settimo posto a EuroBasket 2015, una sesta posizione (!) ai Mondiali 2019 e la prima storica qualificazione alle Olimpiadi. Se lo merita questo premio, che dite?