Milano ha tanto da offrire, non lo si scopre di certo oggi. Dal Duomo al Castello Sforzesco, da Galleria Vittorio Emanuele all’infinità di opere artistiche in svariati punti della città. Ci si muove anche abbastanza facilmente in metropolitana, che permette di esplorare quartieri della città meneghina solitamente fuori dai classici itinerari all’ombra della Madonnina. A tal proposito, prendete carta e penna su un must-watch a pochi minuti dalla stazione di Affori FN, sulla linea gialla che collega Comasina a San Donato e che passa proprio per uno dei monumenti più fotografati d’Italia: si trova in via Iseo, tutti i martedi e giovedì, ed è un luogo nato da un’idea di una delle sportive più celebrate ma al contempo ricche d’umiltà che possiamo vantare nella nostra scuderia di atleti. Atleti paralimpici, che superano i mille ostacoli che la vita pone loro davanti con l’aiuto dello sport, qualunque sia la disciplina praticata.
Pluri-vincitrice di medaglie d’oro, d’argento e di bronzo a Europei, Mondiali e Paralimpiadi nel fioretto individuale paralimpico, Bebe Vio ha trovato un’altra vittoria il 26 ottobre 2021, quando con Nike e la sua associazione benefica art4sport ONLUS – che lavora da anni per promuovere lo sport come strumento di integrazione sociale e di realizzazione personale – ha deciso di fondare e inaugurare al Centro Sportivo Iseo di Milano la Bebe Vio Academy, prima accademia italiana a favore dello sport inclusivo con l’obiettivo di coinvolgere alla pratica dello sport ragazzi con e senza disabilità fisiche. La BVA prevede un programma pluriennale di attività multi-sportive rivolto a bambini e ragazzi tra i 6 e i 18 anni, favorendo l’interazione di tanti giovani con disabilità e non grazie alla pratica di cinque diverse discipline: calcio, atletica, basket in carrozzina, sitting volley e scherma in carrozzina. Ognuna di queste ha due coach a disposizione, più una serie di volontari, tra cui alcuni studenti dell’Università Cattolica di Milano. “Fare sport integrato tutti insieme nella Bebe Vio Academy è davvero una figata! Per me è un sogno che si realizza! Vedere bambini e ragazzi con e senza disabilità praticare sport insieme con naturalezza mi rende molto felice perché credo che questo sia il primo passo per riuscire ad avere una società in cui l’integrazione e l’accettazione del diverso diventi la normalità”. Parole e musica della stessa Beatrice, che dell’integrazione e dell’accettazione ha fatto una battaglia costante, dentro e fuori dalla pedana in cui colleziona trionfi su trionfi.
Martedì 15 marzo 2022 ha rappresentato una giornata speciale alla Bebe Vio Academy, con una gradita sorpresa per i tanti ragazzi con disabilità che settimanalmente, step by step, rendono le proprie difficoltà più sostenibili abbracciando lo sport in varie forme. In Via Iseo, infatti, si sono presentati per allenarsi con i giovani della BVA tre giocatori dell’Olimpia Milano: Pippo Ricci, Davide Alviti e Paul Biligha. E tra scherma, sitting volley e pallacanestro in carrozzina, anche i tre cestisti hanno imparato molto da un’esperienza simile in quello che è uno spazio in cui gli obiettivi sono i seguenti:
- Dare accesso allo sport ai ragazzi di tutte le abilità;
- Promuovere l’integrazione attraverso lo sport;
- Far conoscere lo sport come strumento che permette di cambiare e migliorare la vita delle persone con disablità fisiche.
La Bebe Vio Academy ci sta riuscendo, parola di Pippo Ricci: “Sicuramente si è trattato di una cosa nuova e come tutte le cose nuove mi piace mettermi in gioco e provare. Ho provato anche a giocare a scherma e ho imparato che non si tratta solo di colpire l’avversario. È un qualcosa per mettersi alla prova, ognuno dando il proprio contributo: penso sia una bellissima iniziativa. È bello vedere questi ragazzi in competizione, buttarsi sul pallone; hanno fatto di tutto per vincere, con le carrozzine. Queste situazioni a volte non le vedi su un campo da basket, dove atleti normodotati non danno il 100% e non si buttano sulle palle vaganti. C’è tanto da imparare da loro. Sicuramente la connessione cervello-mani è difficile, quindi capisci che si tratta di uno sport in cui ti devi allenare molto, devi essere pronto e bravo a farlo. Per me è stata una cosa nuova, un bellissimo pomeriggio. Sicuramente è un’esperienza forte, penso che sia lodevole il fatto che la Bebe Vio Academy metta a disposizione a tutti i ragazzi la possibilità di confrontarsi, giocare e sorridere. Ho imparato l’essere aperto a cose nuove: per la prima volta mi sono seduto su una carrozzina, ho visto come posso attivare muscoli diversi. La prima ragazza che si è presentata è non vedente, mi ha toccato la testa per provare la sensazione e quindi mi sono immedesimato in lei, che non vede ma ha tutti gli altri sensi più sviluppati. Questa cosa mi ha fatto capire che magari alcune volte diamo per scontato delle cose che potremmo fare meglio; ad esempio noi cestisti con la mano debole: ci si potrebbe lavorare di più, perché come dimostrano questi ragazzi si può fare e migliorare davvero qualsiasi cosa. Vedere i ragazzi realizzati con i loro limiti ma prendendo soddisfazioni è la cosa più bella”.

E Giampaolo Ricci, tra Scudetto, Olimpiadi e partite in Eurolega, si è mai interessato al mondo del basket in carrozzina? “Ho visto parecchie volte il basket in carrozzina e la cosa che mi piace di più è l’agonismo, la competizione, lo sbattersi senza aver paura di niente; io andavo avanti e avevo paura che mi si incastrassero le mani, invece i ragazzi si scontravano senza paura. Questo penso che sia d’insegnamento anche ai ragazzi che giocano a basket che hanno paura di un contatto, che non si buttano sui palloni… l’agonismo e la voglia di competere che c’è nel basket in carrozzina alcune volte nella pallacanestro classica non c’è”.
Se Pippo non sapeva dove mettere le mani mentre si cimentava nel basket wheelchair, anche Davide Alviti ha dovuto prendere le misure con un mondo nuovo, con una grande soddisfazione sul finale: “Mi sono trovato benissimo. Sono piacevolmente sorpreso, è la mia prima esperienza a contatto diretto con la Bebe Vio Academy e con questi ragazzi: ne sono rimasto contentissimo. La cosa più difficile è iniziare a capire come girarsi, come difendere… un po’ tutto. È stato emozionante capire le regole di questa disciplina, capendole e mettendole in pratica. Mi è venuto più spontaneo il tiro, nonostante ci sia un po’ più di forza nelle braccia. Secondo me prima la tematica attorno agli sport paralimpici era un po’ messa da parte; ora, invece, anche i ragazzi con disabilità si sentono più coinvolti e vogliosi a raggiungere un ideale, un sogno che prima era più difficile realizzare. E poi non hanno paura di niente, si scontrano in continuazione: pensare che mi hanno detto che sono stati molto cauti… (ride, ndr). Quando ero a Treviso, si allenava dopo di noi una squadra in carrozzina e io mi fermavo sempre quei 5-10 minuti dopo allenamento perché era sempre interessante; ma non avevo mai provato cosa si sentisse e provasse a sedersi su una carrozzina e giocare a basket. Ora sono contento di esserci salito sopra”.

Davide, poi, si è soffermato anche sull’importanza del provare sport diversi in giovane età, parte integrante della formazione sportiva e non: “Farei assolutamente provare a mio figlio un’esperienza alla Bebe Vio Academy, perché è un progetto pluriennale e comprende più discipline, indirizzando il bambino ad altri sport. Io ho iniziato facendo calcio e piscina, al terzo anno di nuoto mio padre mi ha portato a giocare a basket: cercava di portarmi a trovare una passione, la strada giusta per me. Questo penso che sia l’importante: dobbiamo adottare un modello in cui i giovani possono provare più sport. Dobbiamo aprire la mente fin da piccoli per far sì che tutti possano raggiungere i propri sogni”.
Paul Biligha che, come Pippo Ricci, ha avuto una sfidante schermitrice che gli ha dato del filo da torcere: “Come allenatore non si allontana dal mio, era abbastanza precisa… (ride, ndr). Giocando con loro si capisce che affrontano cose che per noi sembrano insormontabili. Vedere la loro gioia è stato bellissimo. Specialmente per loro, durante gli anni fondamentali della crescita, sviluppare un carattere forte aiuta tantissimo perché gli dà la personalità, il fatto di credere nelle proprie capacità. Per me è banale fare un canestro, per loro è come sormontare una piccola montagna che associate a tante diventano conquistare un mondo: qua dentro conquistano qualcosa in ogni momento. Quando noi normodotati guardiamo sportivi con disabilità diciamo “Ma come diavolo fanno?”. E poi vedere loro far fronte a difficoltà con il sorriso, essendo positivi e andando avanti, ci rimette in questione: ci fa capire che non tutto è perso e difficile. Può far affrontare anche una sconfitta in maniera differente”.

Poi, il centro dell’Olimpia Milano si è soffermato anche sulle iniziative benefiche che il panorama cestistico italiano affronta: “Il basket penso che abbia una delle Federazioni più avanti da questo punto di vista in Italiia: noi come società abbiamo svolto iniziative con programmi come Baskin e Special Olympics. Abbiamo tante attività. La cosa bella è che adesso anche marchi come Nike stanno dimostrando la voglia di volere partecipare e di portare atleti nelle varie discipline a fare attività di questo tipo. In Italia questo discorso è ancora abbastanza giovane, se diamo uno sguardo in America sono molto più avanti. Ma negli anni lavoriamo per crescere ancora di più. Penso che i giocatori non direbbero mai no ad attività del genere, perché il sociale include e aiuta a guardare oltre quello che hai intorno, conoscendo cose che fino a quel momento non avevi mai sperimentato. Fa solo bene, a tutti”.
Insomma, Milano ha tanto da offrire, ma ai ragazzi della Bebe Vio Academy basta un pomeriggio del genere per spuntare col pennarello verde la check-list dei propri sogni. Che sia con un fioretto in mano per i ragazzi non vedenti, superando con il pallone la rete del sitting volley o andando a segnare dall’altra parte del campo in carrozzina non importa. Ciò che conta è entrare in un nuovo mondo che li possa accogliere, imparando anche noi da loro.