Damjan Rudez Giannis Antetokounmpo NBA 2015
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Damjan Rudez, oltre il basket: “Studio in Bocconi dopo la NBA”

A 3 mesi esatti da Italia-Croazia, avversarie nel girone C di Eurobasket 2022, Overtime intervista l'ex giocatore NBA Damjan Rudez

Martedì 24 maggio 2022, primo pomeriggio. Mi trovo nel cuore di Milano, nei pressi di un grosso timer collocato in mezzo a uno dei corridoi di Galleria Vittorio Emanuele II. Il numero più rilevante indicato dal timer è il 100, che di lì a poco diventerà 99. I giorni magari passano lentamente, ma le ore, i minuti e ancor più i secondi corrono inesorabili verso l’inizio dell’evento che tutti gli appassionati di international basketball stanno aspettando: Eurobasket 2022.

Sarà proprio Milano la sede di uno dei 4 gironi da 6 squadre che prenderanno parte al torneo il prossimo settembre. L’Italbasket esordirà il 2 settembre contro l’Estonia, per poi affrontare anche Grecia, Ucraina, Croazia e Gran Bretagna nei giorni seguenti, con l’obiettivo – facciamo anche obbligo, date le potenzialità degli Azzurri – di passare agli ottavi di finale e alla fase ad eliminazione diretta.

Il Sindaco meneghino Beppe Sala – coadiuvato dall’Assessora allo Sport, al Turismo e alle Politiche Giovanili Martina Riva – dà il benvenuto al Presidente della FIP Gianni Petrucci, a coach Meo Sacchetti – che verrà poi clamorosamente sollevato dall’incarico di CT la settimana seguente, in favore di Gianmarco Pozzecco – e Danilo Gallinari, a rappresentare l’Italbasket in qualità di Paese ospitante del girone C.

Poco prima dell’inizio della cerimonia, il Gallo – tra un autografo e l’altro ai fan che passano nelle vicinanze dello stand – è occupato in una conversazione con un altro ragazzone che non passa certo inosservato per la statura sopra i 200 cm. Ci metto qualche secondo a riconoscerlo, e appena ci riesco mi prende la curiosità di capire come mai anche Damjan Rudez sia presente alla cerimonia.
Al termine della conversazione con Danilo, durata almeno un quarto d’ora, mi faccio avanti e gli domando se sia presente come rappresentante della Croazia, suo paese natale.

Damjan Rudez Danilo Gallinari Milano Eurobasket 2022
Damjan Rudez parla con Danilo Gallinari prima dell’inizio dell’evento in Galleria Vittorio Emanuele II a Milano

“No, sono semplicemente passato a salutare qualche amico. Conosco Danilo da oramai 20 anni, nel 2003 partecipammo entrambi a Basketball Without Borders… E poi ci siamo ritrovati da avversari sui parquet NBA. Mi costava poco passare a salutarlo, ero già qui in zona. Sai ora sono iscritto in Bocconi! Sto studiando imprenditorialità manageriale. Mi piace molto, voglio continuare a investire su di me e quale posto migliore della Bocconi per farlo? Dista solamente 6 ore da Zagabria, dove abito. Noi croati adoriamo l’Italia, personalmente vi faccio visita spesso nel tempo libero”.

Alessandro Mamoli accende il microfono e chiama tutti a raccolta: la cerimonia ufficiale che sancisce lo scoccare del countdown, -100 giorni dall’inizio di Eurobasket, sta iniziando. Saluto Rudez stringendo con lui questo patto: “Ti faccio ancora qualche domanda quando termina la presentazione se sei libero. Andata?”. Andata.

Beyond basketball

“La prima volta che sono entrato in Bocconi è stata 4 anni fa grazie a Matteo Zuretti, Chief International Relations and Marketing per la NBPA, il Sindacato dei giocatori NBA. In offseason, assieme a Danilo, Karl-Anthony Towns e altri giocatori, ho trascorso una settimana tra i banchetti dell’università Bocconi di Milano per seguire il programma tracciato dalla International Business Academy, guidata dal Professor Dino Ruta. Lui è il mio mentore, è tra i migliori in assoluto nel suo campo, un fuoriclasse. Non so ancora di preciso cosa farò nel mio futuro professionale, ma mi piacerebbe rimanere comunque nel mondo dello sport. Il basket mi ha fatto viaggiare, conoscere persone e posti meravigliosi. Mi ha dato ben più di quello che mi sarei aspettato di raggiungere”. 

Mi sorge spontaneo chiedergli dunque spiegazioni sulla scelta, fatta la scorsa estate, di ritirarsi a soli 35 anni.

“Sono arrivato a un punto della mia carriera in cui probabilmente mi sono sentito appagato e dunque facevo fatica a trovare nuove motivazioni per continuare a giocare. Fisicamente mi sentivo bene, avrei potuto continuare a giocare per qualche anno ancora in Europa, ma è la testa a decidere. Sono sempre stato quel tipo di atleta che nel suo quotidiano arrivava in anticipo e finiva in ritardo ogni seduta di allenamento per dedicare tempo al lavoro individuale, senza che questo rappresentasse per me un extra sforzo mentale importante. Negli ultimi mesi invece ho capito di aver perso questi stimoli. Credo di aver ricevuto già molto dalla pallacanestro, dunque ho deciso di intraprendere un nuovo percorso, beneficiando proprio delle opportunità che mi sono state offerte durante la mia carriera di giocatore, come questa che mi è arrivata grazie alla NBPA”.

Riguardo al ruolo del Sindacato dei giocatori NBA e ai vari servizi che la lega offre ai suoi giocatori, Rudez ci spiega.

“La NBPA fa da cuscinetto tra gli interessi della lega e quelli dei 450 atleti che vi giocano. È di particolare sostegno per gli atleti internazionali, che una volta sbarcati in un contesto nuovo come quello statunitense possono aver bisogno di ricollocarsi all’interno del macrocosmo americano. Tutto è lussuoso, i comfort e le facilities sono di prestigio assoluto. È difficile indicare qualcosa in particolare della loro organizzazione che mi ha strabiliato… Sono al top in tutto. Il loro modello di business sportivo funziona e rende tutte le 30 franchigie competitive. In Europa ci sono strutture e possibilità economiche differenti. Mi sono trovato bene anche in Spagna, Croazia, Francia, Olanda… Ma la NBA è spaziale rispetto all’Europa, non si possono accostare”.

L’esperienza NBA

Rudez ha trascorso tre stagioni in NBA, senza lasciare un’impronta oggettivamente marcata oltreoceano tra Indiana, Minneapolis e Orlando. Sia ai Pacers che ai Magic è stato allenato da coach Frank Vogel, campione NBA con i Los Angeles Lakers nel 2020.

“È un allenatore meno serioso di quello che forse può sembrare dall’esterno. Mi è sempre piaciuto il modo che ha di rapportarsi con i giocatori: parla tanto con i suoi ragazzi e senza mai alzare la voce. Cosa a cui non ero per nulla abituato, essendo cresciuto con il metodo molto caro ai coach europei – e soprattutto slavi, in pieno stile Obradovic – che ti urlano di tutto per spronarti! Non esiste un metodo giusto e uno sbagliato, anche qua si ritorna a parlare di contesti diversi. Tuttavia sono stato contento di conoscere un allenatore che è stato capace di sorridere, di essere ‘amico’ dei giocatori e di mostrarsi ottimista anche quando le cose non vanno bene, anziché sbraitare al minimo errore. Non ero proprio abituato a questo tipo di metodo!”

Damjan Rudez Hezonja Gordon Wilcox Orlando Magic 2017
Damjan Rudez in maglia Orlando Magic con il connazionale Mario Hezonja, CJ Wilcox e Aaron Gordon [Sportske Novosti]

Oltre a coach Vogel, Rudez rivolge un pensiero anche agli ex compagni di squadra rimasti maggiormente nel cuore e una riflessione sui sacrifici che comporta essere un franchise player.

“Ho avuto la fortuna di giocare con dei vincenti come Tayshaun Prince, Luis Scola, Paul George, David West, George Hill… Tutte persone che mi hanno insegnato qualcosa durante il mio triennio americano. Con i giocatori europei come Nemanja Bjelica, Ricky Rubio e Nikola Vucevic si è sviluppato un legame più profondo, provenendo dallo stesso background. Ma anche gli All Star sono ottimi uomini spogliatoio. E soprattutto sono coloro che lavorano duramente più di tutti gli altri. Dall’esterno viene da pensare che chi è più dotato di talento possa allenarsi con meno intensità… Invece è proprio il contrario: i campioni sono i più professionali e questo ispira tutti gli altri a provare a stare al loro passo, facendo i sacrifici che fanno loro, sostenendo gli stessi carichi di lavoro… Nessuno ti regala nulla, la Grandezza non scende come manna dal cielo. Te la devi andare a prendere anche se ti chiami Lebron James o Kobe Bryant. Solo così si entra nella crème de la crème e si possono scrivere pagine di storia di questo sport”.

Proprio a proposito di stelle della National Basketball Association, in questo caso europee, incalzo Rudez sul tema della divergenza d’interessi tra le franchigie NBA e i giocatori internazionali, desiderosi di partecipare ai tornei FIBA come Eurobasket 2022.

“C’è sempre un confine sottile a demarcare questo tema. Per la mentalità che si ha in NBA, la pallacanestro migliore al mondo si gioca negli USA; sarebbe frustrante pertanto vedere un giocatore europeo farsi male oltreoceano, dal loro punto di vista… Ovvio che per noi del Vecchio Continente la Nazionale ha invece un valore sacro. Ho avuto l’onore di vestire i colori della Croazia per una dozzina d’anni e per me nulla è comparabile a giocare per il tuo Paese. Lo stesso credo lo pensino Luka Doncic, Nikola Jokic, Giannis Antetokounmpo e molte altre stelle nate e formate in Europa. La NBA attualmente non può porre veti, ma ogni stella del loro calibro sente sulle sue spalle il peso delle responsabilità anche nei confronti di chi lo paga”.

L’orgoglio croato ed Eurobasket 2022

Giocare per la propria selezione nazionale è la cosa più bella per tanti atleti, ma sembrerebbe che il senso di orgoglio di essere croati sia ancor più forte che in altri Paesi. Secondo Rudez la storia recente del suo Paese influisce in maniera decisiva.

“Aver vinto la medaglia d’argento nel basket alle Olimpiadi di Barcellona, nel 1992, a guerra balcanica in corso, ha certamente gasato tutto il neonato popolo croato, avvicinandolo ancora di più alla pallacanestro. Se oggi sentiamo un legame forte nei confronti della Nazionale è sicuramente per via della nostra storia di nazione: essendo recente, ci ha temprati. La sentiamo nostra, è dentro di noi. Inoltre, il tragico incidente che ha coinvolto Drazen Petrovic è stato un altro episodio che ci ha uniti, purtroppo nel dolore. Tutti siamo stati ispirati da Drazen. Dopo Barcellona però il basket croato non è più riuscito ad andare a medaglia: il movimento sicuramente deve fare qualcosa di più, perché il potenziale per fare bene c’è”.

Damjan Rudez Bilan Simon Stipcevic Croazia
Damjan Rudez applaude i tifosi croati insieme a Rok Stipcevic, Miro Bilan e Krunoslav Simon [Sportske Novosti]

Essendo Croazia e Italia avversarie nel girone, chiedo poi a Rudez un pronostico proprio in vista di Eurobasket 2022.

“Ci sono sempre le solite 3-4 squadre che partono un gradino sopra le altre: Francia, Spagna, Serbia, ma anche la Slovenia che è campione in carica e vorrà difendere il titolo a tutti i costi… Penso però che nessuno si aspettasse che la Slovenia andasse a vincere il trofeo cinque anni fa, per cui potranno esserci sorprese… Sarà un torneo spettacolare, come sempre. Nel girone C invece vedo l’Italia favorita per il primo posto, per due motivi: alle Olimpiadi ha fatto molto bene e giocando a Milano la prima fase potrà trarre ulteriore energia dal caloroso tifo italiano. Ti racconto che proprio ieri (lunedì 23 maggio, ndr) mi sono trovato tra la folla per i festeggiamenti dello Scudetto del Milan. Non sono un tifoso sfegatato di calcio, ma amo le emozioni che lo sport in generale regala alle persone. Mi è piaciuto viverle dal punto di vista dei fan milanisti, mentre sfilavano Ibrahimovic e compagni… Tornando a Eurobasket, naturalmente mi auguro che la Croazia riesca a fare più strada possibile nel torneo e a sorprendere l’Italia in casa sua, come successo sei anni fa a Torino. Non penso che gli Azzurri sentiranno lo stesso tipo di pressione, il fattore campo stavolta sarà un vantaggio. Riguardo alla Grecia invece, molto dipenderà da Giannis Antetokounmpo. Per lo spettacolo ovviamente ci auguriamo tutti che prenda parte all’Europeo, da leader della sua Nazionale”.

Damjan Rudez non avrà lasciato ricordi particolari alla stragrande maggioranza degli appassionati NBA e di basket europeo, ma ho voluto intervistarlo perché mi è parso sin da subito interessante scoprire ciò che circonda la carriera di un atleta del suo livello e cosa può esserci oltre la pallacanestro, quali opportunità si possono presentare una volta appese le sneakers al chiodo.

La carriera da giocatore di Rudez potrà sembrare abbastanza anonima rispetto alle aspettative iniziali o a quella di altri suoi connazionali. Eppure mi ha colpito – sin dalle prime battute scambiate con Damjan – la sua voglia di evolversi, di sviluppare altre sfere del suo potenziale professionale. Di studiare e rimettersi in gioco, con il sorriso sulle labbra, tanta umiltà e altrettanta voglia di imparare qualcosa di nuovo.

Ecco, credo di aver imparato anch’io qualcosa dall’incontro del tutto inaspettato con Damjan Rudez.
Il basket ci dà tanto, sia a coloro che ne fanno una professione sia a chi lo segue con passione. A tanti offre uno sfogo, ad alcuni salva letteralmente la vita. Ma non potrà mai essere tutto. Bisogna spaziare, sforzarsi di ampliare i propri orizzonti, perché nulla è per sempre. E come tutte le creature, anche l’essere umano con il passare degli anni è soggetto al cambiamento, a cercare stimoli nuovi e ad adattarsi alle circostanze. Com’è stato in grado di fare Damjan, che non si è accontentato di continuare a giocare per inerzia, ma sta provando ad aprire un nuovo capitolo della sua vita lavorativa. Con l’entusiasmo di chi, il lavoro più bello del mondo, deve ancora trovarlo.

Bilo je zadovoljstvo, brate.

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