Nell’ambito del programma JR. NBA abbiamo avuto la chance di intervistare Kaleb Canales, assistente agli Indiana Pacers lo scorso anno e precedentemente ai New York Knicks, ai Dallas Mavericks e ai Portland Trail Blazers, di cui è stato anche coach ad interim nella stagione 2022/23.
Vincenzo: Coach, è un grande onore per noi di Overtime avere la possibilità di intervistarla. Il programma Jr. NBA prevede – nell’area europea e mediorientale – la selezione di 10 ragazzi e ragazze che poi rappresenteranno la regione nel Global Challenge di Orlando a luglio. Mi sembra che l’aspetto sportivo sia affiancato da quello culturale, quello di una NBA che diventa sempre più globale e abbatte confini giorno dopo giorno. Se pensiamo all’Europa, è passato molto tempo da quando fecero il loro ingresso nella lega giocatori come Drazen Petrovic o Arvydas Sabonis…Le chiedo allora: quanto importante è questa dinamica culturale?
Canales: Hai citato una serie di questioni molto importanti. Negli ultimi venti, trenta, quarant’anni, la NBA ha fatto sforzi notevoli per promuovere il gioco ovunque nel mondo; persone con una grande etica del lavoro hanno sviluppato numerosi programmi come Basketball Without borders, Jr. NBA. Finiamo per vedere ogni sera quanto la NBA abbia lavorato per far crescere il gioco: abbiamo back-to-back MVP come Jokic o Giannis, o ancora Luka nell’NBA First Team. Ma tale percorso si nota in tutti i giocatori e non soltanto negli all-star, e nei giocatori e nei coach che si affacciano a questo mondo. E’ davvero un global game, e abbiamo centinaia di esempi che dimostrano come il gioco sia cresciuto in diverse regioni del mondo, in diverse realtà culturali.
Vincenzo: A proposito di Jr. NBA e dei giocatori che vi partecipano: negli occhi di questi ragazzi e di queste ragazze, brilla la luce scintillante della speranza, il sogno di essere il nuovo LeBron James o la prossima Lisa Leslie. Lavorando nel coaching staff dei Dallas Mavericks, ha avuto la possibilità di ammirare quotidianamente una leggenda come Dirk Nowitzki: cosa direbbe a uno di questi ragazzi se le domandasse “Coach, cosa devo fare in termini di impegno, attitudine, etica del lavoro, per essere il prossimo Dirk?”
Reunión de ídolos Mavericks 😍
— NBA Latam (@NBALatam) July 4, 2022
¡Dirk Nowitzki fue hasta Suecia a ver a Luka Doncic!
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Canales: Ottima domanda…ti piace Dirk? Posso dirti che ho imparato molto da lui. Ecco, a questi ragazzi direi che devono sognare, e devono sognare in grande, mantenendo un certo tipo di visione. Ma con quella visione, arrivano anche le responsabilità, e il duro lavoro. La base è essere pronti a lavorare ad altissimi livelli e farlo con costanza. Molti giocatori si impegnano duramente, poi però si tratta di farlo ogni giorno, e un giocatore come Dirk – e io ho avuto la possibilità di seguirlo per 5 anni – si è sempre allenato allo stesso livello di élite assoluta ogni singolo giorno. Riuscirci è difficile, ma lui lo ha fatto come pochi altri, e tutto comincia di lì. Il messaggio ai ragazzi e ai giocatori che si accostano a questo mondo quindi è: sognate, e sognate in grande, ma capite anche la responsabilità che ne consegue. Se volete esprimervi al meglio delle vostre possibilità, dovete anche lavorare al meglio delle vostre possibilità. E tutto questo richiede dedizione, attenzione negli allenamenti, nel capire ciò che i compagni vogliono da te, ciò che il coach vuole da te…per creare un certo equilibrio. Naturalmente, ribadisco, il messaggio è quello di sognare in grande, e spero che lo facciano: spero vogliano essere i migliori, perché i migliori giocatori del futuro emergeranno da questa generazione, anche se non sappiamo da quale luogo.
Vincenzo: La sua ultima esperienza in NBA è stata sulla panchina degli Indiana Pacers come assistant coach. Non crede che il percorso che aveva avviato assieme a coach Bjorkgren sia stato interrotto troppo precocemente e in modo brusco? Con la trade incentrata su Sabonis e Halliburton, molte cose sono cambiate per gli stessi Pacers: che futuro prevede per loro?
Canales: Sono molto grato di aver avuto l’opportunità di allenare lì e di seguire i giocatori che avevamo all’epoca. Credo che il futuro per loro sia roseo: hanno molti ragazzi giovani a loro disposizione. Arrivare fino in fondo è sempre molto difficile, basta guardare i playoff di quest’anno…tutto questo dimostra quanto questa lega sia competitiva. Ovviamente ogni squadra vive fasi diverse, ma sono convinto che in futuro sarà tutto estremamente elettrizzante, visti i talenti che stanno emergendo.
Vincenzo: Diversi muri sono stati abbattuti in questa NBA senza confini. Quando sarà abbattuto il prossimo muro e finalmente vedremo un coach europeo come capo allenatore?
Canales: Penso che non ci sia una specie di scaletta temporale, accadrà esattamente com’è successo con i giocatori. Tutto è iniziato molto lentamente, è un processo che ha avuto alti e bassi. Ci sono grandi giocatori che giocano a Madrid o Barcellona, grandi giocatori in tutto il mondo. E lo stesso vale per i coach. Comincerà tutto con un allenatore o due, e poi ci sarà l’anno in cui ne arriveranno 5 o 10, poi magari l’anno in cui ne verranno di meno. Ma credo che finché l’NBA continuerà a sviluppare programmi come quello in cui sono impegnato, le cose miglioreranno non solo per i giocatori, ma anche per i coach.
Vincenzo: Le ho chiesto come diventare il prossimo Dirk. Vi interfacciate però anche con giovani coach, o comunque con persone che sono affascinate dal ruolo di allenatore. E allora, come si può diventare il prossimo Gregg Popovich o – citando una figura che conosce meglio – il prossimo Rick Carlisle?
Canales: Non cambia molto rispetto al discorso fatto per i giocatori. Servono solide basi, studiare il gioco, apprenderlo. Parlo della mia esperienza personale: ho imparato molto del gioco attraverso i video, perché per un paio di stagioni sono stato nella video-room, e questo mi ha dato una base importante per comprendere la NBA, che sviluppa un gioco molto diverso da quello della high-school, da quello del college o da quello europeo. Certo, ci sono degli aspetti in comune, e oggi sono molto più numerosi che in passato, ma permangono delle differenze importanti. E come in ogni ambito, occorre lavorare molto su ciò che fai, e occorre farlo quotidianamente. Ripeto, si possono rilevare molte somiglianze oggi in termini di flusso del gioco, in termini di pace, ma anche differenze dalle quali si può imparare…per esempio guardando i playoff dei campionati europei, si può apprendere davvero tanto, e io ho imparato molto da quelle partite e da quegli allenatori. Il gioco si evolve, cinque anni fa era diverso e fra cinque anni sarà diverso
A familiar face for Blazers fans here at the Nike Hoop Summit: 2011-12 interim head coach Kaleb Canales is an assistant for the World team.
— Sean Highkin (@highkin) April 9, 2022
Vincenzo: Coach, lei è messicano-americano ed è di Laredo, in Texas, Stato in cui ha anche lavorato. Ecco, Laredo è uno snodo fondamentale per le carovane di migranti che cercano dall’America centrale di raggiungere gli Stati Uniti. Ancora, abbiamo visto cosa è successo con la strage di Uvalde. Cosa può fare l’NBA, e cosa potete fare voi in quanto modelli di riferimento per mantenere alta l’attenzione su questioni così delicate, come l’accesso alle armi o ancora sulla condizione di chi cerca di arrivare negli USA sperando in una vita migliore?
Canales: Passa tutto dalla consapevolezza. Parte del nostro ruolo consiste nel restituire qualcosa alle nostre comunità, e questo compito occupa un posto speciale nel mio cuore. Vogliamo dare una mano, farlo con tutto il nostro cuore, e vogliamo essere degli esempi per i bambini. Penso alla Dream station, a quella che noi chiamiamo Dream station, sulla quale – in occasione dei training camp con i ragazzi – invitiamo i partecipanti a scrivere i loro sogni e i loro obiettivi. Ed è davvero molto bello leggere che cosa scrivono, e magari confrontarlo con quello che gli altri bambini hanno scritto cinque, o dieci anni prima. E ancora, è bello vedere questi ragazzi crescere e diventare persone di successo. Cerchiamo quindi di essere a disposizione per tutti quelli che ne hanno bisogno, e di somministrare degli insegnamenti ai ragazzi attraverso il gioco che tutti noi amiamo.
Qui il video dell’intervista: