Scottie Barnes
Scottie Barnes, il futuro della franchigia (Cole Burston/The Canadian Press via AP)

Il fascino irresistibile dei Toronto Raptors

Un roster atipico, un modo peculiare di difendere e attaccare, la possibilità di esplodere da un momento all'altro. I Raptors sono una delle squadre più affascinanti della lega.

Dalla stagione 2015/16 al 2019/20 tre semifinali e una finale di Conference e il titolo del 2019. Un ciclo che non ha eguali per prestigio e successo nella storia della franchigia, che fonde strategia e visione. Mentre Masai Ujiri costruiva una squadra vincente acquisendo via trade Kawhi Leonard, Danny Green, Serge Ibaka e Marc Gasol, a Toronto si lavorava già con le idee chiarissime sullo sviluppo di altri perni della squadra come Fred VanVleet, Pascal Siakam, OG Anunoby e Chris Boucher. Uno dei migliori GM della Lega aggiungeva quattro starter che sarebbero poi risultati fondamentali per la cavalcata al titolo, e in parallelo si stava costruendo l’ossatura della squadra del futuro. Questa lungimiranza ha permesso un cambio della guardia senza passare per un Purgatorio che non è andato oltre il 27-45 del 2020/21. La linearità con cui tutto questo è avvenuto è un plauso all’operato dei Toronto Raptors, una delle squadre più affascinanti e difficili da decifrare nella Lega.

Prima della passata stagione, Masai Ujiri ha definito i suoi “una squadra non del presente ma del futuro“, frase che descrive solo a metà la dimensione attuale della squadra. Il categorico rifiuto di inserire Scottie Barnes in un qualsivoglia discorso di trade per arrivare persino a uno come Kevin Durant è un messaggio chiaro che la dice lunga sulla volontà di non voler investire ora su un biglietto della lotteria (per quanto molto allettante) per preservare la competitività sul lungo periodo e dare coerenza a una crescita che può sì subire un’accelerazione in stile-Kawhi da un momento all’altro, ma senza per questo privarsi del perno della squadra per gli anni a venire.

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Il fulcro dei Toronto Raptors – Photo by Vaughn Ridley/NBAE via Getty Images

E i risultati non fanno che supportare questa cautela. Nell’ultima stagione i Raptors hanno incrementato la percentuale di vittorie del 21.0% (da 27-45 a 48-34), il terzo dato più alto dopo i Cleveland Cavaliers (+25.9%) e i Minnesota Timberwolves (+24.2%). Queste due squadre sono l’emblema calzante della direzione che i Raptors non hanno voluto intraprendere, per ora. Entrambe hanno prontamente velocizzato i ritmi del loro processo con trade da make or break, in un roster che è persino più giovane di quello della franchigia canadese. L’impegno a massimizzare le opportunità di vittoria nel breve termine è una tendenza ricorrente, ma non in Canada. Non hanno addosso l’etichetta né di seria candidata al titolo e né di chi cercherà di accumulare sconfitte per una lottery pick (una francese in particolare). Apparentemente, sembrano una squadra da limbo. Solo in apparenza, appunto.

I Raptors si sono ovviamente iscritti alla corsa a Kevin Durant, Donovan Mitchell e Rudy Gobert, i 3 grandi nomi partiti/dati per partenti in questa off-season, ma quello che non li ha fatti cadere in tentazione è la fede a strategia e visione perfettamente condivisi da dirigenza e staff tecnico. Nel precedente ciclo, Masai Ujiri ha colto il timing perfetto per svoltare il cammino della franchigia, con l’addio di LeBron James alla Eastern Conference, ma senza le stesse condizioni la valutazione è stata diversa e ha preferito posticipare il prossimo step. I Raptors non hanno scommesso su nulla se non sulla loro identità.

La squadra più fastidiosa

Il 5 aprile 2022, con una vittoria alla Scotiabank Arena contro Atlanta, Toronto ottiene il posto ai Playoff. Sul punteggio di 29-32 in favore degli Hawks a inizio secondo quarto, Nick Nurse schiera in campo un quintetto composto da Gary Trent Jr., Pascal Siakam, Thaddeous Young, Chris Boucher e Precious Achiuwa che in 10:30 minuti costruisce un parziale di 20-10 con 7 rimbalzi offensivi e un dominio di taglia impossibile da contenere per gli avversari. Al termine della gara, Trae Young sottolinea quanto sia problematico affrontare i Raptors perché tutti quei centimetri mangiano spazio e limitano la visione di linee di passaggio all’attacco. Toronto è una squadra ben felice di essere definita ‘fastidiosa’.

Riguardo aiuti difensivi e generare palloni persi, i Raptors giocano uno sport diverso rispetto alle altre 29 squadre

Nick Nurse ha plasmato il roster aderendo alla ricerca certosina di lunghezza di braccia, mobilità di gambe e versatilità voluta dal front-office, in un mix di caratteristiche fisiche che in difesa alterano e di molto gli attacchi avversari ben oltre i semplici centimetri di altezza dei giocatori. Questo ha portato alla creazione di un sistema particolarmente aggressivo e che è emerso con prepotenza nella seconda metà della passata stagione. Nel periodo post All-Star Game i Toronto Raptors sono stati la quinta miglior difesa per efficienza (110.2 punti su 100 possessi). Questa scelta ha naturalmente qualche complicazione mascherata da Nurse fin quando possibile. La presenza di tanti giocatori del genere in campo contemporaneamente non agevola un attacco che difetta di un creator vero e proprio, ma l’esperimento dei Toronto Raptors è proseguito e prosegue senza alcuna esitazione.

Andare oltre i limiti

Soltanto Orlando Magic, Detroit Pistons e Oklahoma City Thunder hanno registrato un dato di True Shooting Percentage (percentuale al tiro che misura il differente impatto di tiri da tre punti e tiri liberi) più basso dei Toronto Raptors nell’ultima stagione NBA. Tutte squadre che hanno anche totalizzato un numero di vittorie inferiore alla metà di quello dei canadesi. Questo evidenzia alcune delle debolezze dei Raptors nell’esecuzione contro la difesa schierata e uno spacing deficitario su cui lavorare, ma proprio essere consapevoli di questo limite ha portato lo staff tecnico a dare priorità ad altre aree di gioco. I Raptors cercano di evitare la difesa schierata aumentando il numero di possessi in transizione, contropiede e di punti da rimbalzo offensivo, dove si approfitta del mancato schieramento degli avversari per cercare tiri a più alta percentuale.

Al fine di rendere chiara l’applicazione di questa filosofia è importante sottolineare questo confronto. Nella passata stagione, il trentesimo attacco per efficienza in transizione offensiva (gli Houston Rockets) ha prodotto 104.0 punti su 100 possessi, un numero superiore ai 101.1 del primo classificato per efficienza a metà campo (gli Atlanta Hawks). Considerando che quest’ultimo, fornito da Cleaning the Glass, esclude dal conteggio il garbage time (periodo finale della gara dove il vantaggio è irrecuperabile e spesso le riserve sostituiscono i titolari) si può comunque dedurre come ricercare punti rapidi possa essere generatore di efficienza.

Di conseguenza, i Toronto Raptors dovranno crescere nella ricerca di soluzioni a metà campo e migliorare le abilità di esecuzione, perché alla fine dei conti è proprio qui che si determina il successo nelle fasi più decisive della stagione. Inoltre, la squadra di Nurse non devia i canoni moderni soltanto nell’assemblamento del roster, ma anche in quelle che sono le principali fonti di gioco. Nell’ultima stagione, il numero di tentativi da tre punti dei Toronto Raptors ha rappresentato il 37.5% del totale dal campo (23° dato), mentre quello dal midrange il 14.9% (5° dato), in generale attaccando con poca costanza il ferro (26.8% dei tiri dal campo in restricted area, 19° dato) e quindi limitando la raccolta di punti dalla linea del tiro libero (24° dato per FT Rate). La seconda sfida sarà proprio quella di allineare la distribuzione geografica dei tiri, con più giocatori abili da dietro l’arco dei tre punti e più azioni di screening. Tutto ciò che ha rappresentato la forza dell’identità di squadra verrà mantenuto, e dovrà seguire questa maturazione collettiva a livello offensivo.

Poche squadre al di sotto del livello dei Raptors a metà campo nella stagione 2021/22

La medaglia offensiva dei Toronto Raptors

Quando si possiede una lacuna nella creazione organizzata di gioco offensivo prolungata all’interno dei 48 minuti, la via più semplice per produrre punti è quella di attaccare mismatch favorevoli il più possibile. Per i Toronto Raptors, le situazioni a metà campo hanno rappresentato il 75.5% del totale, il secondo dato più basso nella passata stagione, ma che rappresenta una porzione decisamente importante da cui hanno tratto 91.3 punti su 100 possessi (26° dato). L’attacco non è noto per continuo movimento di giocatori e pallone: nessuno ha segnato meno punti creati da assist dei canadesi nel 2021/22 (57.3). A metà campo, viene sfruttato il post up con lato libero, isolamenti in fascia centrale (2° per possessi a partita, 9.6) e in lievissima parte il pick-and-roll (27° dato in frequenza, 13.8%). Viste le difficoltà, quantomeno l’obiettivo è entrare nel pitturato (2° dato per paint touches, 26.0), dove l’attesa percentuale realizzativa aumenta, i giocatori sono più propensi a contendere un rimbalzo offensivo e si può attirare l’aiuto per generare un tiro da tre punti con spazio.

Come mostra il video, quando un giocatore ha i piedi in area attraverso ricezione o dal palleggio, trova almeno un compagno già vicino a canestro, talvolta seguito da altri che si fiondano per un’eventuale extra possesso. Questa pressione costringe la difesa avversaria a fare altrettanto e qui viene fuori il problema dello spacing. I centimetri a favore dei Raptors danno spesso un vantaggio, ma questa congestione in pochi metri può anche essere un danno. Nella penultima clip, Siakam attacca il mismatch a favore in isolamento, mentre Barnes e Banton riempiono l’area ma posizionandosi entrambi sul lato forte, compromettendo gli spazi necessari per quella linea di passaggio ricercata. Mentre nella successiva, Siakam non allarga quanto necessario il campo sul lato debole per allontanare Adebayo dal post up di Anunoby, per cui i Raptors avevano ricercato un accoppiamento favorevole contro la guardia.

Questa forsennata attività vicino a canestro testimonia come i Toronto Raptors credono nel primo dei tre principi cardine del loro attacco: i putback points (quando un giocatore cattura il rimbalzo offensivo e segna un canestro da sotto). Su 100 tiri dal campo sbagliati, la squadra di Nick Nurse segna punti da rimbalzo nel 23.9% dei casi (2° dato più alto), registrando il 32.5% di OREB% lucrando ben 16.5 punti a partita (2° dato). Dagli accoppiamenti favorevoli in termini di centimetri, se non cavalcati con il pallone nelle mani, il vantaggio viene mantenuto e trasportato fin sotto canestro. Coloro che stazionano nel dunker spot sono i primi a prendere posizione mentre il tiro viene rilasciato, e il solo gesto di contestare il rimbalzo alla difesa avversaria può, quantomeno inizialmente, limitare l’entrata rapida nell’azione e quindi i punti subiti in transizione.

It’s gotta be the defense

La combinazione di adattabilità nell’accettare cambi difensivi e una pressione senza freni hanno portato i Toronto Raptors ad avere il dato più alto nella Lega per TOV% avversaria (16.2%). Questa è la minaccia più grande per chi li affronta: un quintetto energico e prestante che altera tiri e passaggi. Soltanto i Miami Heat concedono meno tiri dal campo agli avversari, e per i Raptors il 61.7% viene contestato, a cui si aggiunge il miglior dato per deflections (17.6) e il secondo per palle vaganti recuperate (6.3). Il primo compito è quello di limitare i punti in area avversari. La mobilità di piedi deve permettere di eseguire multipli scivolamenti verso il canestro e di raggiungere il perimetro con un closeout che non venga facilmente battuto. L’attività di aiuto e recupero a tutto campo è la costante per ogni difensore dei Toronto Raptors. Quando ben connessi, la velocità con cui coprono poco spazio e si fanno trovare su ogni linea di penetrazione o passaggio è notevole.

La raccolta di clip vuole esibire proprio la versatilità di sistema, perché più che mai questo livello non si raggiunge con individualità staccate l’una dall’altra. Dalla già citata gara contro gli Atlanta Hawks si vedono i Toronto Raptors difendere uno Spain pick-and-roll e una Chicago Action. Quest’ultimo gioco (un pindown screen che porta a un dribble handoff) tende a generare almeno una situazione a favore se eseguito velocemente tra bloccante, giocatore in uscita e il lungo rollante dopo il consegnato, ma impressiona l’abilità dei difensori coinvolti nel cambiare ogni marcatura e negare ogni possibile vantaggio. Nella gara contro i Phoenix Suns (quarta clip), dai principi della box and one (togliere in ogni modo la palla dalle mani di Devin Booker), lo “show” di Birch è talmente esplosivo che porta Booker fino alla linea di fondo. Allo stesso modo, dalla successiva azione mostrata, i Toronto Raptors vogliono mettere in trappola il palleggiatore del pick-and-roll avversario quando questo viene condotto sulla linea laterale. Facendo ice, questo viene spinto verso l’aiuto del lungo che, sfruttando la lunghezza di braccia, limita la visione e rallenta l’uscita del passaggio, con successivo arrivo dal lato debole. In linea di principio, ogni giocatore guarda ben attentamente le spalle dei compagni.

Dall’abitudine difensiva a collassare nel pitturato i Toronto Raptors sacrificano quindi la possibilità di concedere triple aperte agli avversari. In qualche modo, a loro non interessa, perché sfrutteranno comunque la rapidità dei loro atleti fuori dal comune per contestare il tiro mentre mantengono presenza numerica sotto canestro per ottenere il rimbalzo e dare vita a situazioni di transizione. Quando il primo uomo è battuto dal palleggio o il raddoppio sul pick-and-roll è spezzato con un passaggio anticipato, arriva SEMPRE almeno un difensore in aiuto, anche rischiando che ci sia un tiratore libero sul lato debole. Nella passata stagione, per la difesa dei Toronto Raptors, aver concesso all’avversario un tiro dalla zona comprendente la restricted area e il pitturato valeva 1.46 punti, al cospetto di 1.17 per una tripla dagli angoli. Perciò, essere stata la squadra che più ne ha permesse non deve essere stata una decisione sofferta.

Il motore dei Toronto Raptors

Segnare un canestro veloce è sempre una sorta di gratificazione dopo una buona difesa di squadra. I Toronto Raptors ne traggono notevole energia, e la qualità dei tiri da loro generata in transizione è stata seconda soltanto a quella dei Golden State Warriors nell’ultima stagione. Correre dopo una palla rubata o un rimbalzo difensivo richiede inoltre volontà collettiva, accettazione nella propria identità e soprattutto un livello di ordine nell’effettiva realizzazione. Nei due aspetti generatori di transizione, i Toronto Raptors hanno registrato il secondo dato più alto per punti da palloni persi (19.8) e il terzo per punti da contropiede (15.8).

Uno dei concetti del gioco in transizione è quello di mantenere il campo aperto con tiratori sia sul lato forte che su quello debole, che all’occorrenza possano tagliare a canestro quando, in superiorità numerica, la palla in fascia centrale vede arrivare il difensore avversario. In altro modo, lo spazio in area diventa strumentale ad attaccare mismatch favorevoli (Trent Jr. su Herro) o a ricercarli immediatamente con la presa di posizione spalle a canestro (Barnes vs Hawks). Inoltre, l’attitudine difensiva dei Toronto Raptors è un aiuto alla successiva corsa verso la metà campo avversaria, perché la tendenza a portare lunghi così dinamici sul perimetro fa sì che, dopo il tiro sbagliato, questi siano già orientati a partire subito lasciandosi l’avversario alle spalle. Da sottolineare la parallela forza nel far correre il pallone in solitaria con un passaggio a tutto campo.

I Toronto Raptors sono sopravvissuti così

Tutto ciò ha portato un offensive rating nella media (15°, 112.1 punti su 100 possessi) a superare il 51% di possibilità di fare i Playoff precedente previsto all’inizio della stagione. I Toronto Raptors hanno fondato il loro attacco più sulla quantità che sulla qualità di tiri. A metà campo non spaventavano per efficacia nel convertire, ma semplicemente hanno preso più conclusioni. Nella passata stagione, in rapporto su 100 possessi, tentavano 93.6 tiri a gara contro una media della Lega di 88.7. Ciò nonostante, ora servirà un deciso salto in avanti in quel dato di True Shooting Percentage che abbiamo presentato all’inizio di questo pezzo. Il roster già possiede attaccanti a un differente stato di sviluppo, e le aggiunte sono orientate a proseguire nel rafforzamento della propria identità e allo stesso tempo aggiungere componenti tecniche carenti.

Otto Porter Jr., Juancho Hernangomez e Christian Koloko (via Draft) rientrano perfettamente nella categoria di taglia in primis e ovviano a un’altra mancanza emersa lo scorso anno, ovvero la profondità della panchina. Nick Nurse è stato proibitivo con i suoi titolari: tra i primi 25 giocatori nella passata stagione per minuti a partita, ben 5 sono suoi, con una derivante tenuta fisica instabile e con limitata possibilità di gestire le energie. Ora potrà guardarsi alle spalle con più fiducia e allo stesso tempo dotarsi di più tiratori da dietro l’arco, con il duplice beneficio di dare più spazio per operare ai primi attaccanti, e avere un immediato impatto sull’offensive rating di squadra.

Generare triple più aperte, con più frequenza ed efficacia è il primo imperativo offensivo

La gerarchia offensiva è un’ulteriore domanda che circonda l’avvenire dei Toronto Raptors: in più giocatori meritano tocchi per creare tiri. Di nuovo va sottolineata la crescita collettiva del sistema, che nel 2021/22 ha assistito il 54.3% dei canestri dal campo, il dato più basso nella Lega. L’Usage Rate è stato ben distribuito, con sei giocatori entro il range del 18% e 25%. Nello specifico, nessuna personalità dominante, ma dovranno delinearsi dei confini entro i quali ognuno possa essere efficiente in rapporto al volume di tiri.

Il tesoro di Scottie

Dagli anni 2000 a oggi, prima di Scottie Barnes, soltanto Blake Griffin, Ben Simmons e Luka Doncic hanno registrato almeno 15 punti, 7 rimbalzi e 3 assist al primo anno. Un pacchetto offensivo non multilivello quanto quello di Cade Cunningham, un’impronta difensiva non profonda quanto quella di Evan Mobley, ma la diversità su ogni fronte è ciò che lo ha consacrato come Rookie of the Year 2022.

Tra 272 giocatori con almeno 1000 minuti giocati nell’ultima stagione, Scottie Barnes ha avuto il più alto punteggio in versatilità difensiva (95.3). Il suo playing time è equamente suddiviso tra i cinque ruoli che ha difeso quando in campo: 17.4% contro point guard, 19.0% contro shooting guard, 21.7% contro shooting forward, 20.1% contro power forward e 21.9% contro centri. Dall’altro lato, con un ruolo offensivo non imponente (18.7% Usage), l’attività da tuttofare lo ha già uno dei più intriganti prospetti dell’NBA del futuro.

Operando principalmente nel pitturato grazie al suo atletismo (60.3% dei FGA entro i 3 metri dal canestro), Scottie ha prodotto in post up, da tagliante senza palla, in short roll o split action e nei primi secondi dell’azione attaccando un mismatch a favore. Di questo arsenale sarà interessante monitorare quali diventeranno i tratti distintivi del suo gioco. Al primo anno, è estremamente di buon grado accettare un impatto così diversificato con il pallone nelle mani per poco tempo. Perciò, si attende con più pazienza lo sviluppo nel tiro da tre punti, dove ha chiuso con il 29.0% in catch-and-shoot (2.1 3PA), e nel gioco da bloccante per sfruttare in avvicinamento a canestro le doti da passatore.

Con la maggioranza di giocatori lunghi in campo contemporaneamente, il reparto guardie dei Toronto Raptors è ristretto. Inoltre, se la si pone sul tema del livello di gioco, oltre Fred VanVleet la conta è ridotta. Perciò, è fondamentale il potenziamento di point forwards e Scottie è la risposta. In gare senza la point guard titolare, il giovane rookie ha mantenuto medie in linea con quelle stagionali, ma con il numero di assist che è salito di 1.2 a partita. Barnes vede e sente il gioco in maniera davvero completa rapportata all’età: composto sia quando dal palleggio dirige il pick-and-roll che quando riceve in movimento e libero di divertirsi in campo aperto. Dal momento che i Toronto Raptors cercheranno un flusso offensivo più animato, le sue mani saranno una fonte principale di assist per mettere in ritmo chiunque. Anche in questo caso, il tema della versatilità apre a tante possibili soluzioni.

Siakam e VanVleet: anima dei Toronto Raptors

La traiettoria di Pascal Siakam non ha mancato alcuna tappa. Comprimario nella vittoria del titolo NBA nel 2019 con premio di Most Improved Player, All-Star e All-NBA 2nd Team nel 2020, e All-NBA 3rd Team nell’ultima stagione. Di pari passo sono arrivate aggiunte al suo gioco, l’ultima delle quali è stata la capacità di servire i compagni (career-high 5.3 assist a partita). La grafica mostra proprio come Siakam sia più lucido e tecnicamente pronto per adeguare il timing e la realizzazione del passaggio a seconda di ciò che accade attorno a lui. Dalla stagione 2020/21 ha registrato un miglioramento in assist potenziali su 100 passaggi, creazione di passaggi di qualità e versatilità nei passaggi, generati da una varietà di situazioni.

Pascal Siakam dovrà necessariamente ripartire da questi aspetti di evoluzione offensiva

È lecito guardare a Siakam come il go-to-guy dei Toronto Raptors. La progressiva crescita nel tiro da tre punti (da 29.7% nel 2020/21 su 4.4 3PA a 34.4% su 3.2 3PA) ha contribuito a trovare la miglior stagione nelle ultime tre per Effective Field Goal Percentage (52.5%). Siakam è un incredibile attaccante nel pitturato, letale contro il mismatch e con capacità di finire con entrambe le mani grazie all’uso della spin move, che impedisce all’avversario di capire da che lato concluderà. In certe situazioni, i compagni effettuano dei tagli senza ricezione soltanto per dargli maggior spazio per arrivare alla sua comfort zone, dove nel tempo ha acquisito anche più malizia nell’ottenere tiri liberi. Il punto separatore per il suo prossimo step, da cui dipenderà molta della credibilità offensiva dei Raptors, sarà mettere questa forza gravitazionale al servizio del sistema, e reciprocamente adattare appunto il sistema al suo basket. Creare una partnership con Scottie Barnes può essere il primo modo di generare vantaggio per l’attacco, perché entrambi possono giocare da palleggiatori nel pick-and-roll, da bloccanti tanto quanto concludere o passare dal pitturato.

Quando invece è Fred VanVleet a dirigere le operazioni offensive, la porzione di tempo dedicata a farlo ricevere o mettere nelle migliori condizioni richiede molto movimento senza palla. Trattandosi dell’unico ‘piccolo’ di squadra, attaccare da fermo non produce il vantaggio necessario. Al contrario, situazioni di catch and drive, essere aggressivo non appena c’è il cambio del lungo avversario e una rapida uscita dai blocchi gli permettono di accelerare in penetrazione per cercare uno scarico. Nell’ultima stagione, tra giocatori con 10.0+penetrazioni di media, soltanto Chris Paul e Tyrese Haliburton hanno registrato una AST% più alta di Fred VanVleet (14.0%, pari di Dejounte Murray). L’incremento di spacing e opzioni sul perimetro potrà ancor più aiutare la sua attività offensiva. VanVleet rimane contemporaneamente la prima opzione tanto da passatore quanto da scorer per la squadra. Ben 9.9 dei 16.9 tentativi dal campo arrivano da dietro l’arco, ma quando ha tempo e spazio per preparare il tiro rimane uno dei più efficaci nella Lega. Tra point guard e shooting guard (1000+min) classificati ‘primary ball handler’ e ‘shot creator’, Fred VanVleet è terzo per catch-and-shoot shot making e quindicesimo in 3PT pull-up shot making. La sua silenziosa leadership sarà la guida per questo giovane gruppo, e l’intatta tenuta fisica a lungo termine sarà una altrettanto seria condizionante.

I comprimari di livello

Seppur sia lodevole e distaccante l’impegno difensivo dei Toronto Raptors, nella serie di Playoff persa contro i Philadelphia 76ers è emersa la problematica derivante dalla mancata presenza di un vero e proprio centro. Tra le opzioni a disposizione, Precious Achiuwa è per distacco quello che ha bruciato più rapidamente le tappe e con maggiori margini di crescita. Un lungo dai connotati moderni, più vicino al ruolo di 4 che di 5 ma dotato di fisicità per reggere il confronto e di mobilità laterale per accettare cambi contro le guardie. In attacco, uno stretch big in via di definizione. Sempre più a suo agio nel tirare dal perimetro e mettere palla per terra: le prime tre clip esaltano proprio questo aspetto. Dallo stesso gioco di pick-and-pop apre il campo e conclude in tre differenti maniere: tiro da tre punti in catch-and-shoot, attacco del closeout dal palleggio e floater a centro area, infine una finta a cui segue un’esplosiva penetrazione conclusa con una certa ferocia. A ciò seguono tre difese contro Joel Embiid, LeBron James e James Harden a sottolineare la sua versatilità. Per l’attuale e la stagione 2023/24 ci sono due Team Option sul suo contratto (la prima già accettata a un onestissimo valore di 2.8 milioni).

Nello starting five dei Toronto Raptors, Gary Trent Jr. ha immediatamente circoscritto il suo territorio. Un 3&D a uno stato di avanzamento, perché possiede una creativa capacità di costruirsi i propri tiri dal palleggio, con cui ha trovato ben 10 gare da almeno 30 punti in stagione (2° dietro Siakam) e 15 da almeno 5 canestri da 3 punti (15° nella Lega). Essere in grado di operare sia con che senza palla è una caratteristica ricercata perché non costringe l’attacco a stazionare nelle mani di un singolo giocatore, ma quando il pallone è nelle mani di un compagno la presenza di Trent Jr. è una minaccia dietro l’arco. In situazioni di gioco rotto, dove l’ancora di salvataggio è il talento in 1vs1, il suo trattamento di palla unito a una buona dose di sfacciataggine non lo frenano in alcun modo. Questa dimensione pare perfetta perché si bilancia il quantitativo di possessi in cui è protagonista mantenendolo comunque in ritmo. Quindi, per Gary Trent Jr. la sfida sarà nella continuità: nel 2021/22 è stato uno dei 9 giocatori ad aver registrato almeno 18 punti con il 38% da tre punti (7.0+3PA).

Infine, OG Anunoby, il giocatore più limitato dagli infortuni (43 gare nel 2020/21, 48 nel 2021/22). Questo lascia delle risposte in sospeso sul suo conto ma pochi dubbi sui suoi progressi. Con più reattività nel decision making si distacca il più possibile da situazioni che causano una diminuzione dell’efficacia. Nell’ultima stagione, Anunoby ha tirato con il 39.6% in catch-and-shoot da 3P (5.0 3PA) e con il 49.1% dal campo in tiri dopo 1-2 palleggi. Questa percentuale passa al 33.5% se i palleggi diventano 3-6. Sicuramente sta cercando di acquisire più sicurezza in questo genere di conclusioni, in quanto il volume è in aumento, e lui potrebbe essere uno di quei giocatori che vorrebbe vedere crescere il suo Usage. Anunoby è uno dei prodotti dello sviluppo interno iniziato proprio durante il precedente ciclo dei Toronto Raptors, che ora si augurano di vedere premiato il loro investimento. Se la squadra è ben assemblata e orientata, OG può fornire un preciso impatto all around e costante nel rendimento, senza eccessivamente monitorare le medie realizzative. Andrew Wiggins insegna: c’è sempre da dimostrare.

I Toronto Raptors tra presente e futuro

Una squadra non del presente ma del futuro”. Le parole di Masai Ujiri trovano ancora posto nella realtà, perché i Toronto Raptors hanno ancora diversi aspetti da potenziare e affinare. Ciò che desta imprevedibilità è concepire quando questo futuro diventerà quello che si auspica essere un nuovo ciclo di contesa ai più alti livelli nella Lega. Al momento, Scottie Barnes e Chris Boucher sono gli unici giocatori sotto contratto per il 2024. Diversi giocatori saranno presumibilmente meritevoli di un’estensione (VanVleet, Siakam, Trent Jr., Achiuwa). Allo stesso tempo, i Raptors possiedono ancora una marea di prime scelte future di proprietà e contratti potenzialmente scambiabili. Operare sotto il tetto della Luxury Tax sarà una sfida, ma con il prossimo aumento del salary cap (da 123.6 milioni a 134 milioni nel 2023/24) anticipare i rinnovi alle regole attuali può in qualche modo liberare spazio per il futuro.

L’enorme spazio salariale che si prospetta impone decisioni in questo presente, in cui i Toronto avrebbe potuto aggiungere una superstar salvo rinunciarci per il sacrificio di Barnes a cui si è detti di no. Il rischio è quello di rimanere intrappolati in questo limbo temporale dove non hanno corso il rischio di andare all-in. Il fascino sta proprio nella bellezza del distaccarsi dal modus operandi comune, pur sempre strizzando l’occhio alla possibilità di accelerare improvvisamente il loro Process. Identità e visione sono due pilastri che elevano un sistema più della somma delle sue singole parti, e la condivisa esistenza di questi rende più chiara la direzione da intraprendere. Quella dei Toronto Raptors porta con sé numerose domande, pur fornendo già alcune risposte. Il futuro non è adesso, ma potrebbe non tardare ad arrivare.

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