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Brook Lopez e Giannis Antetokounmpo - Mandatory Credit: Benny Sieu-USA TODAY Sports

La reinvenzione difensiva dei Milwaukee Bucks

La limitata possibilità di cambiare il roster in estate ha richiesto ai Milwaukee Bucks un aggiornamento dall'interno, a partire dalla difesa.

Non si finisce letteralmente mai di imparare, migliorare e allenare, anche su una delle più delicate e ambite panchine NBA. La vittoria del titolo del 2021, l’uscita alle semifinali di Conference nel 2022 e l’attuale rincorsa per un altro trionfo in Wisconsin potrebbero avere un unico filo conduttore, che parte dalla metà campo difensiva. Quello della continua ricerca da parte di coach Mike Budenholzer di strategie per contenere l’efficacia del pick-and-roll avversario. I Milwaukee Bucks hanno incassato lo scorso anno la lezione della serie contro i Boston Celtics e apportato una modifica tattica riavvolgendo le pagine del proprio playbook difensivo. E quindi, la squadra del giocatore più dominante della lega sta cercando di ottimizzare una già superba macchina (quando al completo) per (ri)portarla a nuovo livello di eccellenza dove gli errori del passato finiscono con l’essere stimolo e molla per limitare al massimo i passi falsi.

Nell’attuale era della NBA, il pick-and-roll ha visto un’incredibile ascesa del suo utilizzo. I giocatori più creativi e di talento trovano in questo genere di azione una voluminosa fonte di punti per loro e per i compagni, trasformando un gioco prettamente a due in una situazione che coinvolge tutti i giocatori in campo. Di conseguenza, le scelte difensive hanno dovuto ampliarsi e adattarsi attorno a tre fondamentali verità. La prima è che non esistono maniere più o meno esatte di applicare a monte uno e un solo tipo di difesa. In seguito, esistendo molteplici sbocchi del pick-and-roll, ogni squadra deve decidere quali evitare e per quali in qualche modo accettare, concedere. Per ultimo, dotarsi di diversi schemi difensivi da attuare secondo alcune variabili di contesto (giocatori a disposizione, avversari) è una dinamica chiave per impattarne l’efficienza. Il percorso dei Milwaukee Bucks sotto la guida di Mike Budenholzer rispecchia esattamente questo ultimo scenario.

Il presente dei Milwaukee Bucks all’insegna del drop

Mentre nel basket moderno la media dei tentativi da tre punti sale a ritmi senza precedenti, i Milwaukee Bucks da sempre concentrano i propri sforzi sull’ostruire ogni tiro o passaggio nei pressi del ferro, trovandosi invece a proprio agio nel concedere un considerevole volume di triple agli avversari. L’implementazione pressoché sistematica del drop coverage, per cui il difensore del bloccante rimane molto indietro al livello del blocco mentre il difensore sulla palla cerca passare al di sopra di esso, appare un concetto quasi primitivo.

Questo perché espone alle principali minacce della moderna connotazione offensiva della NBA: il tiro da tre punti in pull-up, il pick-and-pop e l’offerta di una linea di penetrazione inizialmente più pulita per i palleggiatori. D’altro canto, i vantaggi di questo set difensivo sono la barricata che protegge la zona del pitturato e della restricted area, gli spazi di maggior valore in campo, e il tentativo di indurre l’attaccante a tiri meno efficienti dal palleggio, soprattutto dal midrange. Inoltre, il “drop” ha una struttura chiara e delle semplici regole da seguire.

A questo input di base sono poi seguiti progressivi adattamenti, aumentando le situazioni di switching (cambio difensivo tra difensore del palleggiatore e del bloccante), hedging (l’uomo del bloccante esce in pressione sul palleggiatore per uno o due passi) e blitzing (variante più aggressiva, raddoppio con marcatore diretto), pur mantenendo le priorità difensive. La storica serie contro i Phoenix Suns, che ha consegnato a Milwaukee il titolo l’NBA 2 anni fa, è la pagina del playbook difensivo che Mike Budenholzer ha rivisitato in toto in vista di questa stagione. Il cambiamento è dettato proprio da ciò che i Milwaukee Bucks hanno deciso di concedere maggiormente e da come hanno rimodulato la scala di priorità in termini di tiri da evitare. Prima del via di questa stagione, la caduta contro i Boston Celtics di pochi mesi fa è stata contraddistinta da una rigidità di schemi unita a un sacrificio difensivo importante che, con altre condizionanti che hanno giocato a sfavore (l’assenza di Middleton su tutte), hanno sancito l’uscita anzitempo dei campioni in carica.

Il deficit emerso contro i Boston Celtics

Nella scorsa stagione, i Milwaukee Bucks sono passati dal quattordicesimo dato in stagione regolare per Defensive Rating (111.1 punti) al primo nei Playoff (102.7 punti). Nonostante questo importante salto in avanti, la chiara filosofia difensiva è andata a sbattere contro i 55 tentativi da tre punti in Gara 7 concessi ai Boston Celtics nelle semifinali della Eastern Conference. Al fine di rendere ancor più lampante la proporzione sul totale dei tiri dal campo, questo 62.5% (i Celtics hanno registrato 88 Field goals attempted) è bstato en superiore al 48.9% degli Houston Rockets nella famosa Gara 7 delle Finali di Conference contro i Golden State Warriors (allora furono 44 tiri da 3 su 90 FGA). La serie ha visto la squadra di Ime Udoka lucrare ben 110 canestri da dietro l’arco contro i 57 dei Milwaukee Bucks. Dei 292 tentativi totali dei Celtics nella serie (41.7 a partita) ben 247 sono stati open (107) e wide open (140).

Impiegando il drop coverage, i Milwaukee Bucks hanno quindi voluto limitare i tentativi al ferro e indirizzare palesemente gli avversari verso il midrange. Ad ogni modo, è importante sottolineare come questo schema sia generalmente utilizzato da tante squadre, seppur con meno frequenza nei Playoff. Gli stessi Boston Celtics, nel corso delle NBA Finals, si sono esposti al rischio del tiro da tre punti dal palleggio contro Curry, concedendo un enorme e per certi versi inspiegabile vantaggio al miglior giocatore nella storia in questo fondamentale. Ciò che ha compromesso il successo dei Milwaukee Bucks è stato per l’eccesso di questa scelta e la spasmodica e prioritaria protezione del ferro dovuta a un’alta frequenza nell’impiego del difensore ‘tagger’, ossia il terzo uomo coinvolto per ostacolare la linea di passaggio per il rollante. Spesso proveniente da uno dei due angoli, lo scivolamento di questo giocatore aiuta a proteggere l’area, ma apre a linee di passaggio per tiri da dietro l’arco non contestati, particolarmente dal tagger spot.

Il “muro” in area dei Milwaukee Bucks

I Milwaukee Bucks hanno così permesso ai Celtics di prendere un numero spropositato di tiri da tre punti, presumibilmente anche oltre le aspettative e il game plan di Udoka. Una situazione ‘make or miss’, tanto da aver ritoccato ben due volte nel corso della serie il maggior numero di triple segnate nella storia della franchigia in una gara di Playoff (20 in gara 2, 22 in gara 7).

La prima situazione è quella fisiologica conseguente al drop coverage: il tiro dal palleggio in situazione di pick-and-roll. Le clip mostrano la costante posizione del lungo difensore coinvolto ben settato nel pitturato, mentre il giocatore accoppiato al palleggiatore cerca di passare sotto (Connaughton), sopra (Holiday) al blocco, o in situazioni di flat screen (blocco piatto che agevola la scelta della direzione per il palleggiatore) in transizione (Theis per Smart). Anche quando il blocco è per un tiratore, il lungo non esce “alto” ma resta in copertura di un eventuale taglio a ricciolo. Vien da se che il pick-and-pop si trasforma così in un automatico generatore di vantaggio per spazio di esecuzione. Nella clip di Gara 1, non appena Horford riceve il passaggio ci sono 5 giocatori di Milwaukee all’interno del pitturato. Mentre nella successiva, l’ingresso di Smart in area non si traduce in un cambio difensivo, ma Connaughton e Lopez lo seguono senza considerare lo stesso Horford, che una volta in visione ha tutto il tempo di prendere la mira (39.4% 3P nella serie su 5.5 tentativi a partita) e sparare.

Quanto al midrange, seppur non sia una zona di campo frequentemente ricercata, i Boston Celtics hanno colto l’opportunità con discrezione al fine di evitare la predisposizione e il talento dei Milwaukee Bucks nel proteggere il ferro. Se in Gara 1 l’incidenza percentuale di punti dal midrange era stata pari a 0.0, dalla successiva al termine della serie è stata del 9.2% (con un picco in Gara 2 del 11.0%!). Nella prima clip, l’angolo vuoto toglie il possibile tag dal gioco del pick-and-roll, che viene attaccato da Jaylen Brown con un arresto e tiro. Le tre successive azioni non vedono Robert Williams III in campo, perciò i bloccanti coinvolti non hanno la tendenza a rollare verso il canestro. Dal momento che il lungo dei Milwaukee Bucks previene l’ingresso in area, Tatum e Brown sono a loro agio nel prendere questo genere di conclusioni.

Il confine tra drop, tag e overhelp

I Milwaukee Bucks hanno chiaramente vinto la battaglia nel pitturato, concedendo soltanto 33.4 punti a partita. Dal momento che i Celtics si avvicinavano al confine con il drop di Lopez, il recupero del difensore del palleggiatore unito al resto dei giocatori coinvolti che si chiudono verso il rollante sono stati in grado di generare live ball turnovers (palloni persi in cui c’è il diretto cambio di possesso) rapidamente convertiti. Entrare con troppa profondità nel raggio di azione di Lopez, fulcro della difesa in drop coverage dei Milwaukee Bucks, significa confrontarsi con la sua taglia, forza e wingspan che ostruisce passaggi e tiri.

Nelle situazioni di pick-and-roll in cui i Milwaukee Bucks non hanno applicato il drop coverage, i difensori negli angoli sono quindi diventati i deputati a staccarsi dagli angoli per distogliere l’attenzione del palleggiatore dal passaggio per il roll. La prevenzione nel non lasciare scoperto il pitturato ha talvolta oltrepassato un limite fisico, costringendo a closeout sul perimetro troppo lunghi e scatenando delle rotazioni difensive ben stimolate dall’attacco dei Celtics. Nella prima clip, Connaughton è già decisamente staccato dal suo assegnamento, Tatum rompe il gioco con uno skip pass ad aprire la difesa con Lopez che si fionda a copertura del pitturato. La successiva clip è ancor più emblematica del problema di applicare con costanza il tagging contro uno spacing così ampio. Nella quarta clip (Gara 6), al canestro subito si vede Antetokounmpo rivolgersi (presumibilmente) a Grayson Allen (tagger) a collassare dall’angolo nel pitturato. I Boston Celtics hanno poi cercato di complicare ulteriormente la vita a Milwaukee, aggiungendo un bloccante al gioco, in cui il primo va in pop sul perimetro e il secondo in roll, o con una Spain Action.

La fortuna dei Bucks era ai massimi storici quando invece il difensore in aiuto dall’angolo era Giannis Antetokounmpo. La sua lunghezza e rapidità nel coprire spazio in minor tempo riduce i tempi di lettura dell’attaccante, mentre la sua incredibile verticalità facilita la contestazione del tiro. Nell’alternanza di differenti approcci al pick-and-roll, i Milwaukee Bucks hanno cercato di limitare i possessi in cui a Giannis era richiesto uno sforzo difensivo sulla palla, in quanto la magnitudo del carico offensivo era talmente importante da dover preservarne le energie il più possibile. Ci sono state situazioni in cui i Bucks hanno accettato switching e con buoni risultati (clip finali). Nella partita a scacchi, i Boston Celtics hanno risposto sfruttando la poca mobilità di Lopez quando non in drop coverage, utilizzando Horford da centro con lo short roll e rompendo l’aiuto del tagger. Con il trascorrere della serie, sono aumentati i possessi in cui veniva “scelto” Portis come bersaglio. I suoi show non perfetti sono risultati facilmente aggirabili dal palleggiatore, seppur il suo utilizzo da 4 ha permesso di applicare dei blitz che la presenza di Lopez non permette usualmente.

La disponibilità dei Milwaukee Bucks a concedere tiri da tre punti ha spesso portato a situazioni di overhelp, ossia eccedere nell’aiuto con più di un difensore in aggiunta a quello sul palleggiatore. Oltre alle situazioni di tagging già mostrate, lo stesso principio era amplificato quando gli avversari attaccavano il canestro in penetrazione. I drive-and-kick hanno attratto come una calamita l’intero assetto difensivo dei Milwaukee Bucks. I Celtics hanno registrato 51.1 penetrazioni a partita nella serie (46.4 di media nel resto dei Playoff), con 23.7 passaggi effettuati, un numero superiore ai tiri dal campo tentati (18.6). Restare fedeli al piano iniziale è lecito, come la scelta di sfidare giocatori ‘good but non great’ al tiro da tre punti (Smart, Williams, White, Horford), che però non hanno mai esitato a continuare a tirare anche dopo multipli errori. Era proprio l’approccio difensivo dei Miliwaukee Bucks a renderli automaticamente dei buoni tiri da prendere.

Il post Milwaukee Bucks – Boston Celtics

L’assenza di Khris Middleton ha pesato sulla presenza di self shot creator e per i compagni. Jrue Holiday, unito al costante assegnamento difensivo più complicato, ha dovuto addossarsi un peso offensivo importante che ha compromesso lucidità ed efficienza (26.0% Usage, 0.95 punti per tiro). In offseason, i Milwaukee Bucks sono stati la squadra che meno in assoluto ha modificato l’assetto del roster. A fianco delle firme di Bobby Portis, Wesley Matthews, Jevon Carter e Serge Ibaka con l’aggiunta via draft di MarJon Beauchamp con la scelta numero 24, l’unica reale mossa di mercato è stata la sostituzione di Donte DiVincenzo con Joe Ingles. Se il ritorno a pieno regime di Middleton (17 gare giocate in stagione) sarà a sua volta considerato una conquista, un cambiamento doveva arrivare dall’interno. Perciò, è diventato necessario ripensare l’utilizzo dei giocatori in campo modellando alcuni approcci difensivi. La protezione del pitturato rimane sempre il must tattico, ma il cambiamento riguarda ciò che accade intorno a queste situazioni.

Mike Budenholzer ha deciso di non richiedere più quel sacrificio difensivo che generava delle rotazioni lunghe e problematiche da sostenere una volta che l’attacco avversario sfruttava i tempi di uscita dalle mani del palleggiatore. I giocatori dal lato debole, principalmente dagli angoli e in giochi di pick-and-roll e penetrazioni, ora tendono a rimanere a contatto visivo e tattile con i loro attaccanti, limitando i rischi da tagging e overhelp di concedere scarichi per i tiratori. Secondo questa concezione, i Milwaukee Bucks hanno variato i risultati di uscita accettabili dal pick-and-roll. L’imperativo è renderlo sempre più un gioco esclusivamente a due giocatori, palleggiatore e bloccante. Di conseguenza, le chiavi per garantire efficacia di questa scelta sono la capacità delle guardie di passare attraverso i blocchi e l’abilità di Brook Lopez e Giannis Antetokounmpo a scoraggiare, contestare e stoppare tiri. Dopo 58 gare in stagione (41-17), i primi risultati sono visibili.

Back at the top

Questo nuovo orientamento dovrà superare il test del tempo, e la buona tenuta in regular season non garantisce il medesimo risultato nei Playoff. In più, come già indicato, la strategia difensiva del pick-and-roll deve prevedere multiple possibilità. A oggi, i Milwaukee Bucks hanno il terzo miglior dato di efficienza difensiva a metà campo, con 95.2 punti su 100 possessi, in netto miglioramento dal ventiduesimo posto (97.5) della passata stagione. Al principio, con un centro come Brook Lopez, il drop coverage rimane la principale iniziativa per vincere la sfida in area (4° per Rim FG% avversario, 63.4%).

L’obiettivo è limitare le opzioni a disposizione del palleggiatore, al contrario del precedente stile per cui gli aiuti dal lato debole aprivano linee di passaggio. Nel 2021/22, la squadra di Mike Budenholzer era ultima nella Lega per numero di triple a partita concesse agli avversari su 100 possessi (40.6), oggi invece si posiziona all’ottavo posto (32.8). La frequenza è passata dal 41.8% (29° dato) al 33.4% (5° dato). Inoltre, di particolare rilevanza è il dato dei tentativi da tre punti dagli angoli, le più classiche derivanti dall’approccio dei Bucks nonché quelle riconosciute come più efficaci. Dalle 8.9 a partita (19° dato, 9,6% di frequenza) della passata stagione alle 6.5 attuali (2°, 6.8% di frequenza, 1°). L’aspetto più incisivo maturato da questa differente strategia riguarda la qualità attesa dei tiri da tre punti concessi: nella stagione 2021/22, i Milwaukee Bucks concedevano in media 16.4 open 3PA e 20.3 wide open 3PA. Attualmente, i primi sono passati a 13.1, mentre i secondi a 16.4. Inoltre, la squadra di Budenholzer registra il primo numero di assist concessi a partita più basso su 100 possessi (22.4), un altro aspetto dove la differenza è rimarchevole (24° dato nel 2021/22, 25.6 assist).

In questo modo, muta la distribuzione geografica dei tiri avversari conseguentemente alle scelte difensive applicate. Tutto ciò non altera l’efficacia, in quanto i Milwaukee Bucks registrano il 51.4% EFG concessa, miglior dato nella Lega. Al contrario, inalterati rimangono alcuni tentativi dal campo a cui il drop coverage espone, ossia i tiri da tre punti dal palleggio e il midrange. In riferimento a quest’ultimo, nel 2021/22 la squadra di Mike Budenholzer era decima per frequenza di tentativi degli avversari da questa zona di campo. La riduzione di aiuti dal lato debole toglie la possibilità di scarico sul perimetro; perciò, qualora il palleggiatore non trovi il rollante o una linea di penetrazione, per mantenere il vantaggio ha nel tiro dalla media distanza l’unica possibilità, a meno di ricreare una seconda situazione di gioco. In questa stagione, la frequenza avversaria dei Milwaukee Bucks dal midrange è salita al 36.3% (28° dato).

Nella serie di clip proposte, emergono le direttive difensive imposte da questo nuovo approccio. Il lungo ben sotto al livello del blocco, il difensore del palleggiatore che passa sopra o sotto il blocco, sia in situazioni di pick-and-roll che di uscita per il tiratore. Le minacce derivano anche dal pick-and-pop, tanto da due quanto da tre punti a punire l’esitazione di Lopez a evadere dal pitturato. Si intravede il nuovo modo di operare, con gli altri tre difensori più “passivi” ma concentrati sul proprio attaccante, i cui aiuti aggressivi avrebbero quindi liberato gli angoli per un possibile tiro da tre punti. La responsabilità verte maggiormente sul difensore sulla palla, con la licenza concessa a Brook Lopez se il drop non è troppo profondo da poter contestare il tiro dal midrange. Come nell’ultima clip, dove il centro dei Bucks è costretto a salire alto in quanto il blocco è oltre la linea dei tre punti. Qui, la creatività di Mitchell annulla sia l’efficacia del drop che il recupero del difensore, con un’esitazione di tiro e immediato passaggio schiacciato per il roll.

La riorganizzazione difensiva contro blocchi e 1vs1

I Milwaukee Bucks hanno quindi deciso di lasciare Brook Lopez (o Antetokounmpo quando impiegato da centro) solo nell’isola del pitturato, mentre le guardie devono adoperarsi per correre dietro al palleggiatore. Le seguenti clip mettono in risalto l’aspetto della nota ‘ball screen navigation’, il nuovo focus dei Bucks. In ogni zona di campo dove venga giocato il pick-and-roll, la difesa intende forzare il tiro dal midrange (short o long), scoraggiando l’entrata in area. Per far ciò, viene richiesta stabilità e forza per impedire al blocco di ostacolare la corsa e rapidità per recuperare una volta aggirato. Ancor più quando, come nella prima clip, Evan Mobley cambia più volte l’angolo di blocco. Attorno, l’attenzione dei difensori non direttamente coinvolti resta sul proprio marcatore, specialmente se situato negli angoli, costringendo il palleggiatore a vedersela da solo, con il bloccante come unico possibile sostegno. In stagione, Jrue Holiday e Jevon Carter sono primo e ottavo giocatore maggiormente coinvolti come difensori nel pick-and-roll (7.1 e 5.3 possessi a partita), concedendo 0.89 e 0.92 punti per possesso, oltre che Carter è secondo per On-Ball Defense, mentre Holiday è quinto in Matchup Difficulty (valori di stima relativo alla difficoltà di un giocatore come assegnamento difensivo in 1vs1).

In questa concezione come più possibile gioco a due difensivo e la limitazione di azioni di tagging e overhelp, la collaborazione inizia quando il palleggiatore arriva nella zona di competenza di Brook Lopez. Qui viene velocemente raggiunto dalla dimensione del centro dei Milwaukee Bucks nell’area di sua maggior dimestichezza. Nella prima clip, nonostante la vicinanza spaziale, Portis non eccede nell’aiuto ma chiude lo scarico in angolo fidandosi del suo lungo (no overhelp). Mentre nella terza, lo stesso Portis nel momento in cui Mitchell penetra centralmente, non si dirige verso di lui ma si allontana verso il possibile passaggio per un tiro da tre punti. Sull’altro lato, Nwora non contesta il passaggio sul rollante (no tagging), lasciando il gioco 2vs2 con Antetokounmpo come difensore del ferro. Un’ulteriore minaccia di questo posizionamento è il lob per il rollante. Nell’ultima clip, i Mavericks hanno intelligentemente utilizzato un doppio blocco sulla palla per rallentare il recupero di Holiday su Doncic (i Bucks non vogliono cambiare Allen). Questo ha portato il giocatore dei Mavericks a prendere più velocità verso l’area, senza aiuto dal lato debole l’istinto nel passaggio ha superato la protezione di Lopez.

Questi principi si espandono a situazioni di 1 contro 1, con riguardo alla precedente abitudine di vedere multipli giocatori sul portatore di palla pur di proteggere il pitturato. Ci sono delle singole azioni di aiuto e recupero, con lo scopo di spaventare ma preservando maggiormente le opzioni a disposizione del palleggiatore. Nel momento in cui il lungo ha tempo e spazio per aiutare, si attiva per contestare il tiro. In stagione, i Milwaukee Bucks sono la quarta miglior squadra per Defended FG% a 3 metri dal canestro (-2.7% rispetto alla percentuale attesa). In determinati frangenti di gioco, la presenza di certi giocatori da affrontare porta a differenti scelte da applicare. Le ultime tre clip vedono i Philadelphia 76ers realizzare lo stesso set per tre possessi consecutivi (doppio blocco sulla palla per mettere Embiid in isolamento dal gomito). I Milwaukee Bucks restano fedeli al piano: lungo in drop, difensore sulla palla a navigare i blocchi e il resto dei giocatori con il proprio assegnamento. I primi due possessi non vedono alcun aiuto, con Embiid che segna due canestri. Mentre nell’ultimo, e decisivo, c’è un aiuto (lecito e accettabile) con due giocatori. Il distacco di Allen libera spazio per un lay up, ma qualora fosse arrivato solo da Antetokoumpo, avrebbe forzato un passaggio a Tucker che non è una minaccia da quella zona di campo.

La nuova versione di Brook Lopez

La firma di Brook Lopez, con l’arrivo di Mike Budenholzer nel 2018, è stata la decisione presa dal front office per sposare a pieno il cambiamento tattico. Un’acquisizione a basso rischio che l’ex allenatore degli Hawks ha messo al centro del suo approccio difensivo. Dopo l’avventura ai Los Angeles Lakers, Lopez appariva l’ennesima vittima della rivoluzione del gioco, che ha visto lunghi più statici e con certe predisposizioni tecniche sparire dalla scena. L’ampliamento del range di tiro e la filosofia del nuovo allenatore lo hanno visto tornare al centro delle operazioni di una squadra con ambizioni da titolo, fino a diventarne un perno insostituibile. Oggi, Brook Lopez è l’àncora della difesa dei Milwaukee Bucks, sempre pronto a contestare tiri in quanto il drop gli permette di mantenere sempre gli occhi di fronte all’azione.

Tra centri con 1000 o più minuti in stagione, Lopez registra la quarta più alta BLK% (3.9%, 2.4 stoppate a partita, career-high), con il decimo dato più basso di FOUL% (quanti falli difensivi il giocatore commette per possesso, 2.9%). I 15.2 tiri da due punti contestati a partita sono il dato migliore nella Lega, ben 5.9 in più di Ivica Zubac secondo. Negli immediati pressi del ferro (<1.8 metri dal canestro), Brook Lopez ha finora difeso 460 tiri, il terzo dato più alto nella Lega. Questi vengono alterati con efficacia, registrando -11.3 di DIFF% con la FG% attesa, l’ottavo dato tra giocatori con 250 o più tentativi difesi. Quando tutto accade nelle sue vicinanze, possiede quella rapidità di piedi in un ristretto spazio per muoversi verso il tiratore come pochi sanno fare nella lega. La taglia permette inoltre di essere subito verticale senza dover richiedere un incredibile atletismo.

La mancata sistematica applicazione del drop coverage, anche con Lopez in campo, espone alla sua non agile mobilità laterale nel compiere scivolamenti dall’arco dei tre punti o dalla lunetta sino al ferro. Nelle prime due clip, opera al livello del blocco, e di nuovo la creatività dei Mavericks forza con il doppio ballscreen sulla palla un cambio che allontana Lopez dall’area e genera rotazioni difensive sfruttate dall’attacco. Altre situazioni, come il pick-and-roll giocato alto ben oltre la linea dei tre punti, permette al palleggiatore di avere più spazio per attaccare in solitaria e con più velocità il drop. Quando non è in campo, si gode di maggior versatilità, incrementando le possibilità di aumentare i giri del motore difensivo, con giocatori che possono compiere recuperi in aiuto più lunghi. Nell’ultima clip, per contrastare la caccia al matchup favorevole, più facilità di movimento in campo significa poter applicare uno scram switch lontano dalla palla con Jrue Holiday.

La precedente esperienza dei Milwaukee Bucks

Mike Budenholzer non ha necessitato di un’intera offseason per ripensare parte della strategia difensiva. Nelle NBA Finals 2021, a partire da Gara 3 i Milwaukee Bucks hanno applicato per la prima volta i principi esposti finora su Devin Booker. Le istruzioni prevedevano appunto che i giocatori non attivi nell’azione restassero attaccati ai tiratori dei Phoenix Suns, lasciando Jrue Holiday e PJ Tucker a resistere contro i blocchi e accettare la piena responsabilità difensiva dell’uno contro uno. Per quanto Booker abbia messo a segno delle grandi prestazioni singole in Gara 4 (42 punti) e Gara 5 (40 punti), i suoi assist potenziali totali sono passati da 28 nei primi due episodi della serie a 22 nei quattro successivi. Lo stesso dato rapportato alla squadra ha seguito la medesima parabola discendente nel susseguirsi della serie (97 in Gara 1 e 2, 149 da Gara 3 a 6). Devin Booker ha messo così in mostra delle doti da scorer incredibili, ma è così venuta meno l’abilità da creator per i compagni, soprattutto quelli meno propensi ad agire dal palleggio come Bridges, Crowder, Johnson.

I Milwaukee Bucks hanno iniziato la stagione con 9 vittorie nelle prime 9 gare, record nella storia della franchigia. La continuità del roster (il più ‘anziano’ nella Lega, 29.47 anni di età) facilita la messa in campo di una squadra con ideali già definiti nonostante complicazioni dovute ad assenze (Middleton 17 gare totali, Giannis e Holiday 11 gare saltate). Pur precocemente e non essendoci risposte giuste o sbagliate nell’approccio da intraprendere, la precisa scelta su cosa concedere e cosa evitare negli attacchi avversari è il cambiamento tattico e difensivo su cui la squadra ha puntato tutte le sue fiches. Una sfida rappresentata dall’adattamento dell’approccio in direzione ancora più congeniale ai giocatori a disposizione. Presto per dire se basterà, ma sufficiente per affermare che nemmeno raggiunta l’eccellenza ci si ferma in questo sport, provando ad evolversi in risposta a ogni possibile passo falso.

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