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No war (FIBA World Cup Qualifiers)

È già passato un anno

Nel giorno dell'invasione russa, la nazionale ucraina giocava una partita di qualificazione al Mondiale 2023. Un anno dopo, lo scenario è lo stesso.

Il 24 febbraio 2022 è stato un giorno strano. Non credo di esagerare nel dire che sia stato il più strano della mia vita. Sono nato a Zaporizhzhya, e ho sentito l’annuncio dell’inizio della guerra mentre in treno raggiungevo Kyiv da lì. Il mio Paese era stato invaso, l’Ucraina era stata invasa, e io non avevo la benché minima idea di cosa mi sarebbe potuto succedere nel giro di qualche ora, minuto, secondo. Non sapevo se la nostra capitale sarebbe stata integra nel momento del mio arrivo.

Se sono qui a raccontarlo, significa che fortunatamente in quell’occasione non sono stato ferito. Sono arrivato, ho preso tutto il necessario e ho raggiunto alcuni amici per passare le prime ore in un rifugio sotterraneo, dove ho passato tre settimane. Con il passare del tempo questa condizione è diventata abitudinaria, ma all’inizio si pensava solo ad una cosa: sopravvivere. Non sapevi cosa ti sarebbe potuto accadere, nei supermercati trovare scaffali con qualche scorta era diventata l’eccezione alla regola.

Poi è arrivato il momento di riflettere. Di pensarci su, di elaborare. Di rendere certa l’incertezza del domani, ma anche dell’oggi. Pensavi dando il braccio a tre emozioni principali: paura, frustrazione e rabbia. La paura dell’ignoto, non per te stesso. La paura che qualcuno dei tuoi cari, magari in una regione particolarmente colpita dai russi, non ce l’avrebbe fatta, non avrebbe resistito. La frustrazione di sapere che, prima o poi, l’invasione sarebbe avvenuta, perché i report dei servizi segreti americani e britannici ci avevano avvertito. Non potevamo fare nulla a riguardo, ed è stato tremendamente frustrante. E poi la rabbia, quella che ti ribolle nelle vene quando missili e razzi piovono dal cielo nella tua città, che è sempre stata tranquilla.

Quel 24 febbraio è stato strano, chiusi nel bunker. Eravamo tutti seduti nel rifugio attorno alle quattro o cinque di pomeriggio, ma poi le sirene hanno smesso di cantare e siamo potuti uscire. Ho visto la partita, e non mi sarei mai aspettato di poter guardare una partita di pallacanestro, tifando per il mio Paese, mentre nel contempo erano in gioco sia la nostra qualificazione al Mondiale 2023 che fondamentalmente le nostre vite. La nazionale dell’Ucraina era in Spagna, si era svegliata leggendo le notifiche dell’invasione da parte della Russia e qualche ora dopo sarebbe dovuta scendere in campo. E l’ha fatto, lottando.

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Quella serata (FIBA World Cup Qualifiers)

Ero sorpreso da me stesso. Voglio dire, stavo guardando una partita di pallacanestro e la mia attenzione era rivolta a quello: non è surreale? Ricordo, però, che del risultato o del gioco espresso dai nostri non mi importava nella maniera più assoluta. Volevo un loro messaggio, una spinta, un urlo. Mi hanno accontentato appena mi sono sintonizzato, vedendo il nostro capitano Artem Pustovyj con la scritta “NO WAR” dipinta in viso. Marca l’ha ripreso come prima pagina, il giorno dopo.

C’erano cartelli, striscioni, bandiere a supporto dell’Ucraina. Córdoba si era tinta dei colori del cielo e del frumento, quel blu ed oro che ci rappresenta. I nostri giocatori e lo staff tecnico non sono riusciti a trattenere le lacrime mentre risuonava l’inno nazionale, che a migliaia di chilometri di distanza cantavamo nei bunker e nelle metropolitane. E io ero curioso di vedere la loro reazione, come ne sarebbero stati impattati emotivamente e psicologicamente.

Che sia stata una delle partite più importanti nella storia sportiva – e non solo cestistica – dell’Ucraina, non c’è alcun dubbio. Ovviamente la Spagna era più preparata e concentrata, ma in fondo non importa. Era importante esserci, lottare per dimostrare che eravamo vivi. Che l’Ucraina era viva. Quella sera ho vissuto una sensazione strana, estraniante rispetto al contesto in cui mi trovavo. Scrivevo i miei pensieri su Twitter, alcune persone mi hanno ascoltato in un podcast su quella partita. Mentre i missili russi ci cadevano in testa. In 20 o 30 anni, quando questa assurda situazione sarà ormai finita da un pezzo, ricorderemo Spagna-Ucraina come una pietra fondante nella storia del mio Paese.

Da lì in poi, per citare il sindaco di Kyiv, la situazione è sempre rimasta “difficile ma controllata”. Può sicuramente essere migliore, ma anche peggiore. Abbiamo tutto quello che ci serve per sopravvivere. Abbiamo cibo, elettricità, abbiamo dei tetti sopra le nostre teste. Ma non abbiamo la libertà di poter definire l’Ucraina uno Stato libero, senza una guerra in corso. Molte regioni sono state e sono ancora occupate dai russi, in quella che a loro piace definire l’operazione speciale. Ci sono tensioni, pericoli, e insicurezze in tante aree del nostro Paese. Ma gli esseri umani sono creature che si adattano, e abbiamo imparato a farlo anche noi.

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Issuf Sanon è il futuro del basket ucraino (FIBA World Cup Qualifiers)

Hanno imparato ad adattarsi tutti gli ucraini, compresi coloro che ci rappresentano giocando a pallacanestro. È vero, non abbiamo sfruttato tutte le occasioni possibili per qualificarci alla Coppa del Mondo 2023, ma i nostri ragazzi sono arrivati vicinissimi ad uno storico quarto di finale ad EuroBasket 2022, battendo anche l’Italia a Milano.

La pallacanestro non è di certo lo sport più seguito in Ucraina, calcio e boxe sono anni luce avanti in termini di seguito. Ma so di certo che quando Sviatoslav Mykhailiuk, Artem Pustovyj, Issuf Sanon e tutti gli altri sono scesi in campo per rappresentarci, in molti si sono sentiti orgogliosi di loro, proprio come successo nello spareggio contro la Scozia per qualificarci al Mondiale di calcio ad Hampden Park.

La crescita di squadre come Prometey, Budivelnyk e Dnipro sta portando la pallacanestro a un seguito mai avuto prima in Ucraina, e questo è sicuramente un bene. Ma è la Nazionale che ci rende tutti uniti, e il loro percorso ad EuroBasket ha segnato uno spartiacque importante tra la prima e la seconda fase della guerra, iniziata con i bombardamenti di ottobre a diverse infrastrutture ucraine.

I mesi sono passati, e ora abbiamo un’altra possibilità contro l’Italia per provare a credere nella Coppa del Mondo. Sarà tostissima, perché so che Livorno è una città che ama la pallacanestro e ci saranno migliaia di tifosi pronti a sostenere gli Azzurri. Ma per noi è una partita speciale, non solo per l’aspetto sportivo. In queste ore, nel 2022, tutto è cambiato, e il fatto che l’Ucraina giochi proprio oggi non può essere una coincidenza. Possiamo riscrivere la storia, con un lieto fine.

Stasera giochiamo, e tra poche ore sarà già passato un anno. Un anno dal giorno più strano della mia vita, dal treno da cui pensavo di non scendere, dall’inizio di una guerra insensata, che non ci lascia liberi. Liberi di essere noi stessi, di continuare le nostre giornate in Ucraina, senza incertezze di alcun tipo. Liberi di vivere.

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L’anguria è uno dei simboli della liberazione dell’Ucraina (FIBA World Cup Qualifiers)

Scritto e tradotto in collaborazione con Cesare Milanti.

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